di Fabio Colangelo
Nel mio primo pezzo su tennisitaliano.it, volevo trovare qualcosa di veramente originale e sconvolgente. E dopo lunghi studi e ricerche credo proprio di aver trovato ciò che faceva al caso mio! Il vero segreto della vittoria di Roger Federer agli Australian Open. Come ha fatto questo immenso campione a ripetersi ancora una volta e a ritrovare un livello di gioco che, nonostante le vittorie, non esprimeva da molto tempo? Semplice… il giorno prima di esordire si è allenato con il mio amico Marco Crugnola! Ovviamente, purtroppo per Marco, ci sono stati tanti altri fattori che hanno permesso allo svizzero di compiere questa ennesima impresa, ma credo sia curioso e interessante raccontare l’esperienza di un giocatore pressoché sconosciuto al grande pubblico al cospetto del più grande di tutti i tempi.
“HO ALLENATO FEDERER”
Crugnola, per chi non lo conoscesse, è a mio avviso uno dei giocatori italiani più talentuosi, numero 227 dell’ultimo ranking Atp, in attesa di un ingresso nei Top 100, dove non sfigurerebbe di certo. Marco, dopo essere stato sconfitto al primo turno delle qualificazioni dal coreano Im, doveva attendere ancora una settimana a Melbourne prima di imbarcarsi per Honolulu (brutta la vita, vero?!) dove avrebbe disputato il torneo successivo. Parlando con lui via Skype, gli chiesi se era riuscito a organizzare un allenamento con qualche top player. Mi rispose che per lui era già diventata un’impresa accedere al circolo finite le qualificazioni (il pass “qualifier” infatti diventa carta straccia nel momento in cui inizia il tabellone principale), e che comunque tutti i giocatori ai quali aveva chiesto erano già impegnati per tutti gli allenamenti programmati nei giorni successivi.
Risentendolo quando ormai era già negli Stati Uniti, mi ha raccontato che non solo era riuscito a ottenere un pass giornaliero per entrare al circolo fino alla data della sua partenza (anche se comunque non poteva accedere a lounge, spogliatoi, palestra e non poteva prenotare campi d’allenamento), ma che grazie all’intervento del mitico Giorgio Di Palermo (ex tour manager dell’Atp), era riuscito ad allenarsi addirittura con il Migliore.
ARRIVANO IN 500…
La mia prima domanda è stata ovviamente come sia potuto riuscire a trovare “un buco” nell’agenda di Federer. Con mia grande sorpresa ho appreso che nonostante tutti i giocatori pensino che allenarsi con Federer o Nadal sia praticamente impossibile, i migliori giocatori sono spesso alla ricerca di sparring partner: in pochi hanno “il coraggio” di proporsi per un allenamento, pensando che l’agenda dei big abbia una lista d’attesa lunga chilometri. Ed è cosi allora che lunedì alle 13 aveva in programma il suo allenamento con Federer, che doveva preparare l’esordio del giorno successivo contro Andreev. Il campo era il numero 17, ovviamente uno dei campi d’allenamento principali di Melbourne Park, e Marco ha realizzato che il suo sparring era in arrivo quando una folla di 4-500 persone si stava avvicinando rumorosamente al campo. Crugnola mi ha confessato di essere rimasto leggermente intimidito da questa situazione, poiché non aveva mai visto per un semplice allenamento tanta gente, tanta passione. E poi di come Federer abbia affrontato la situazione con semplicità e professionalità disarmanti. L’ingresso in campo deve essere stato uno dei momenti più divertenti, con l’italiano seduto sulla sedia ad aspettare solo soletto (il suo allenatore era rientrato in Italia dopo la sconfitta), e l’elvetico con tre guardie del corpo, il capitano di Coppa Davis, il preparatore atletico e il fisioterapista a precederlo in campo.
“HEY, MI RICORDO DI TE…”
Roger come previsto è stato molto gentile e cordiale, e dopo aver firmato qualche autografo (firmati anche da Marco visto che “ti alleni con lui e quindi sei sicuramente un futuro campione”), ha iniziato il suo riscaldamento fisico che a suo avviso è stato il momento dell’allenamento al quale lo svizzero ha dedicato la maggiore attenzione. I primi palleggi purtroppo non sono stati semplicissimi per il nostro eroe che oltre alla normale tensione, ha dovuto fare i conti col fortissimo vento di quei giorni. “Nei primi 10 minuti non ho mai tirato dentro il campo!”, sono state le sue parole. Per fortuna anche Federer sembrava accusare parecchio il vento, e soprattutto nei primi minuti c’era solo una grande ricerca di scioltezza del braccio, mentre il movimento dei piedi era pressoché inesistente (so che può sembrare strano ma è proprio cosi) e quindi un lavoro supplementare nel cercare sui prati le palle steccate dai due giocatori per lo staff dello svizzero. In una delle prime pause, Marco ha anche scoperto che il campione sapeva chi lui fosse. “Mi ricordo di te e del tuo match con Wawrinka al primo turno a Madrid. Vincevi 2-0 e poi ti sei un po’ spento” (risultato finale per Wawrinka 6-2 6-0, n.d.r.). Mi viene ancora da ridere pensando alla faccia che può avere fatto Marco sentendo quelle parole. L’allenamento è continuato tranquillo, sempre disturbato dal forte vento, con Marco che si è pure tolto lo sfizio di chiudere tre pari i game finali. La sensazione ovviamente era che Federer non dedicasse troppa attenzione alla vittoria del punto ma cercasse più che altro la scioltezza. “Coi piedi a un certo punto ha iniziato ad andare a mille, ma spesso tirava veramente a caso. Anche se il break sul 3 a 2 per me si vedeva che voleva farmelo!”.
CHE RISCHIO…
Il giorno successivo, come detto c’era l’esordio contro Andreev e ovviamente Crugnola ha seguito l’incontro con maggior interesse del solito per vedere quanto aveva giovato a Federer l’allenamento con lui. Beh, avrei voluto trovarmi con lui quando Andreev ha servito per condurre due set a uno e ha fallito i tre set point. “Sarei diventato lo zimbello di tutto il circuito! Dopo 22 semifinali di fila in tornei dello slam, si allena con me e perde al primo turno, cosa che non gli accadeva da 7 anni! Neanche per un mio match ho mai sudato cosi tanto!”.
Ci crediamo Marco… Ma come nelle storie più belle tutto è bene quel che finisce bene, e ora il mio augurio è quello di vederti con Federer dall’altra parte della rete per un match vero.
© 2010 “Il Tennis Italiano” – Tutti i diritti riservati