Salita al numero 22 WTA, Daria Gavrilova si è fatta amare dagli australiani per la spontaneità e uno spirito combattivo che ricorda Lleyton Hewitt. Ha preso tutte le abitudini del posto, compreso l'apprezzamento per il cibo nazionale. Adesso punta alle top-10: e pensare che il suo primo maestro l'aveva scartata…

C'è una ragione per cui Daria Gavrilova è tra le giocatrici più teatrali del tour: da ragazzina voleva fare l'attrice. Da quando ha preso la cittadinanza australiana, a dicembre viene spesso raggiunta dai media per parlare dell'imminente avvio di stagione. Lo scorso novembre, hanno addirittura organizzato un allenamento a uso e consumo dei fotografi. Tante apparizioni permettono di scoprire dettagli inediti: “Quando avevo 12 anni sognavo di diventare una star di Hollywood, ma oggi non ho più questa ambizione – ha detto Dasha – non riesco a ricordare le battute, quindi avrei grosse difficoltà nel fare l'attrice”. Visto che “battute” si può tradurre con “lines”, i giornalisti hanno avuto gioco facile nel dire che le “lines” le colpisce sul campo da tennis, nonostante un temperamento focoso che a volte può essere un'arma a doppio taglio. “A volte mi concentro un po' troppo sugli aspetti negativi e non su quello che dovrei fare”. Nonostante questo limite, ha vissuto una buona stagione in cui ha vinto il suo primo titolo WTA, a New Haven. Ha raccolto altre due finali, chiudendo al numero 22. Un ottimo traguardo, da numero 2 australiana alle spalle di Ashleigh Barty. A Melbourne sarà testa di serie e da lei ci si aspetta molto. Mentre Samantha Stosur, miglior giocatrice australiana degli ultimi quindici anni, ha sempre faticato nello Slam di casa, lei adora le pressioni. “Amo giocare in casa e sentire il sostegno della folla. Io ricambio, quindi c'è un vero coinvolgimento. Ho bisogno di una spinta: a volte mi annoio durante un allenamento perché non c'è nessuno a osservarmi. Personalmente non mi concentro sul controllo delle emozioni: qualsiasi cosa accada, lascio andare i miei sentimenti. Sono sempre stata così, conosco le mie forze e le mie debolezze”.

IL PIATTO NAZIONALE AUSTRALIANO
La vedremo in campo a Brisbane, a Sydney e poi a Melbourne. Con il suo nuovo ranking, la Gavrilova affronterà spesso giocatrici che ammirava in TV da ragazzino. “Ormai ci sono abituata, ma all'inizio è stato molto affascinante. Camminando per lo spogliatoio le fissavo, sembravo una fan”. La storia di “Dasha” è ben nota: è nata e cresciuta a Mosca, ma ormai si sente australiana a tutti gli effetti. Ostenta il suo amore per l'Australia dipingendosi le unghie con smalto giallo e verde. Inoltre va matta per la Vegemite, considerato il piatto nazionale australiano (è una crema salata di estratto di lievito, molto difficile da trovare altrove, sebbene sia brevettato dalla multinazionale Kraft: dei 22 milioni di vasetti prodotti ogni anno, soltanto il 2% viene esportato). “Molti ridono per questa cosa, si domandano come possa piacermi visto che non sono cresciuta qui – sorride Dasha – la verità è che l'ho provato nel modo giusto, con un pezzo di pane e burro, mentre agli europei viene servito con un cucchiaio. Per esempio, mio padre lo ha provato: glielo diede la mamma di Laura Robson disse che era la peggior cosa mai mangiata!”. Non c'è piaggeria nel suo comportamento. Le fa piacere farsi apprezzare, e magari amare, dagli australiani. È fatta così: istintiva, con un naturale senso dello spettacolo. Atteggiamenti che vengono dal cuore e non dalla testa, o dal suggerimento di un manager. Anzi, il suo atteggiamento grintoso ha stimolato un paragone con Lleyton Hewitt, emblema della grinta australiana. “Ne sono felice, mi è sempre piaciuto. Quando ero bambina, ricordo di aver pianto dopo una sua sconfitta. Avevo scommesso con mio padre che avrebbe vinto. Ero arrabbiata perché avevo perso, ma soprattutto per Lleyton”.

LA SVISTA DEL PRIMO MAESTRO
Per sua fortuna, sul campo da tennis le capita spesso di vincere. Quest'anno ha impostato obiettivi importanti. Ad esempio, l'ingresso tra le top-10. Sarebbe una gran bella soddisfazione verso chi l'aveva scartata da piccola. Lei ha iniziato a giocare a 6 anni, dopodiché suo padre le cercò un allenatore. Il primo che fu contattato li allontanò. “Non ricordo bene come andò, forse non volevo fare quello che mi dicevano. Inoltre ero un po' paffuta e questo allenatore aveva già buoni giocatori”. Dieci anni dopo, Daria Gavrilova era la migliore junior al mondo. In quel periodo ha incontrato il suo omologo al maschile, Luke Saville. È iniziata una love story che va avanti ancora oggi e che l'ha avvicinata all'Australia. I due si vedono appena possono, cercando di far coincidere i propri impegni. “Raramente ci alleniamo insieme perché lui è molto forte, ma parliamo molto di tennis e ci diamo una mano. Anche lui vive le mie stesse emozioni, quindi sappiamo quando è il momento di aiutarci oppure lasciar perdere e far sbollire la rabbia”. La carriera di Dasha è ancora piuttosto lunga, ma le hanno chiesto quali ambizioni ha per il post-tennis. Niente Broadway: "Mi piacerebbe aprire un bar o qualcosa del genere: potrei socializzare con le persone, preparare un caffè di primo mattino e dire: Ehi ragazzi, buona giornata”. Se continua così, non le mancheranno le risorse.