Buenos Aires resta stregata per i tennisti argentini, la l'albiceleste si consola vincendo a casa del “nemico”: Diego Schwartzman si prene Rio de Janeiro, entra tra i top-20 ATP e dimostra che si possono fare grandi cose nonostante sia il più piccolo tennista del tour. Talento e intelligenza compensano misure da peso piuma.

170 centimetri di intelligenza. Era così anche Jaime Yzaga, il più piccolo giocatore a raggiungere la seconda settimana di uno Slam prima che arrivasse Diego Schwartzman. La comunanza tra i due è ancora più ricca dopo il successo dell'argentino al Rio Open, secondo titolo in carriera, il più importante. Il nuovo ranking ATP lo vede in 18esima posizione, stesso best ranking del peruviano. Ma non è detto che il “Peque” possa salire ancora più in alto, specie dopo un torneo vissuto da dominatore, sublimato dal 6-2 6-3 rifilato a Fernando Verdasco in finale. E pensare che era partito male, subendo un break in avvio contro un ispirato spagnolo, ben deciso a spingere duro con il dritto. Il controbreak immediato, tuttavia, consegnava una partita diversa. La sapiente tattica di Schwartzman ha mandato in confusione Verdasco, incapace di trovare le contromisure. Un secco 6-2 era l'ovvia conseguenza. Nel secondo set c'era più partita, con Verdasco capace di costruirsi cinque palle break. Tuttavia, una tenace fase difensiva e una millimetrica precisione hanno consentito a Schwartman di restare a galla. Quando è andato a servire sul 5-3, non ha mostrato segni di tensione e ha potuto inginocchiarsi sulla terra battuta del Jockey Club dopo appena 83 minuti, sigillati da una risposta sbagliata di Verdasco. “A inizio settimana non avrei mai pensato di lasciare Rio con il trofeo in mano – ha detto Schwartzman, che ha raccolto il trofeo dalle mani di Gustavo Kuerten – per me è stata una settimana fantastica. Tutto perfetto: ogni match, ogni singolo set, ho giocato il mio miglior tennis. Sto provando a godermi il momento, ma tra poche ore prendo un aereo!”. La prossima destinazione si chiama Acapulco: curiosamente, al primo turno sfiderà proprio Fernando Verdasco. “Oggi era importante mettere molte palle in campo, provando a restare concentrato su ogni punto. Penso che alla fine del secondo set Fernando fosse un po' stanco: per me è stato importante, perché avevo ancora molta energia”.

NIENTE PIÙ INSULTI ALLA BOMBONERA
Con questo successo, ha portato il suo bilancio nelle finali ATP a 2 vittorie e 2 sconfitte. Al titolo a Istanbul dello scorso maggio si aggiungono le due finali consecutive perse ad Anversa. Verdasco ha ammesso la superiorità atletica del suo avversario: “Anche quando servivo bene, recuperava e giocava meglio di me. Le sue gambe erano più fresche delle mie e alla fine ha meritato di vincere”. Vista la grande rivalità tra Brasile e Argentina, il successo di un albiceleste a Rio fa scalpore. Schwartzman lo sa, e lo ha sottolineato durante la premiazione: “Per voi non deve essere facile vedere un argentino vincere qui, però grazie a tutti per essere venuti nel corso della settimana”. Con un pizzico di commozione, ha dedicato il successo a sua zia, vittima di un problema di salute. D'altra parte, la famiglia ha rivestito un ruolo fondamentale nella sua crescita, avvenuta tra mille ristrettezze economiche. Non sorprende che Diego abbia sentito il bisogno di ricordare il momento difficile di una parente. “Credo che nessuno sappia dove sia il suo limite – dice Schwartzman – tuttavia credo di poter migliorare in un mucchio di cose”. Qualche settimana fa aveva detto che gli sarebbe piaciuto arrivare tra i top-20 ATP. Adesso che l'obiettivo è raggiunto, chissà che non possa salire ancora. “Per farlo bisogna giocare bene nei grandi tornei, ed è molto difficile. Ci sono giocatori che li frequentano da anni e in pochi hanno saputo batterli”. Intanto lui ha già raccolto successi di prestigio, in tornei importanti, contro gente come Marin Cilic e Dominic Thiem. Oltre a tutto questo, è arrivata la popolarità. Con sé, mille responsabilità. Per esempio, da grande tifoso del Boca Juniors “non posso più tirare un insulto quando vado alla Bombonera! A volte la gente pensa che siamo persone diverse soltanto perché colpiamo bene la pallina. In realtà non c'è nessuna differenza, anche se dovrò imparare a dire di no, ogni tanto”. È il prezzo della notorietà, arricchita dal fatto di essere un esempio per tutti i normodotati. Nel power tennis di oggi, degli omoni di due metri e dei servizi a 220 km/h, c'è spazio anche per il Peque Diego Schwartzman. Ed è una gran bella notizia.

ATP 500 RIO DE JANEIRO – Finale
Diego Schwartzman (ARG) b. Fernando Verdasco (SPA) 6-2 6-3