Le vicissitudini finanziarie di Boris Becker sono emerse in tutta la sua fragranza sei mesi fa, quando un tribunale londinese ne ha decretato la bancarotta per il mancato pagamento di un debito con una banca privata. Da lì in poi, il suo nome è emerso spesso tra accuse, dinieghi e mezze ammissioni. L'ultima novità riguarda lo smarrimento di diversi trofei, tra cui quelli di cinque dei suoi sei Slam. Nel tentativo di recuperare più denaro possibile, Boris ha progettato di venderli per pagare i suoi creditori. Il problema è che non li trova più. Volendo credere a Mark Ford, uno dei tre curatori fallimentari che si stanno occupando del caso, il caso Becker sarebbe molto complesso. “Stiamo perseguendo linee di indagine in vari paesi: Germania, Svizzera, Spagna, Guernsey, Stati Uniti, Australia – per il recupero di trofei e altri beni – e Jersey. Si tratta di una bancarotta internazionale. Abbiamo parlato con una ventina di ex consiglieri di Becker e scritto a una dozzina di banche”. Il tedesco, che qualche giorno fa è stato intervistato da Fabio Fazio nella trasmissione “Che tempo che fa”, non saprebbe dove sono finiti i suoi trofei. “Lui sostiene di averne donato solo uno a sua madre. È un problema di difficile risoluzione perché non esistono documenti. Tutti i trofei, le medaglie e gli oggetti di valore dovranno essere consegnati a me in modo che possano essere venduti e versare il ricavato ai creditori”. Ford ha spiegato che il suo ruolo non tiene conto dell'interesse pubblico, ma deve soltanto avere una visione commerciale, vendendo i beni per tutelare l'interesse dei creditori. L'unico trofeo ancora nelle mani di Boris è quello dello Us Open 1989, mentre sono andati perdute le tre coppe di Wimbledon e le due dell'Australian Open.
QUELL'ASTA BENEFICA
Per recuperarli, Becker ha rivolto un appello pubblico. “Una serie di trofei della carriera del signor Boris Becker non sono disponibili perché lui non è in grado di ricordare dove si trovino – dice un comunicato congiunto dell'ex campione tedesco e dei suoi curatori fallimentari – sembra che diverse istituzioni tennistiche (All England Club, DTB, USTA, Tennis Australia e Hall of Fame) non detengano i trofei mancanti. Per questo, il signor Becker e i suoi curatori fallimentari rivolgono un appello congiunto al pubblico per avere qualsiasi informazione che permetta di localizzare i trofei mancanti”. In 15 anni di carriera, il tedesco ha vinto 64 tornei (49 in singolare). Pare che all'appello manchino 14 trofei. In particolare, sarebbe importante recuperare quelli di Wimbledon, la cui vendita gli consentirebbe di incassare un milione di euro, ottima cifra per alleggerire il rapporto con i debitori. Secondo le informazioni raccolte da Bild, Becker pensava che i trofei fossero custoditi da Wimbledon o dalla federtennis tedesca (DTB). Ricordava male. In una recente intervista, parlando del fallimento decretato lo scorso giugno, Becker non ha discusso il merito della questione “ma non siamo d'accordo sull'interesse che devo versare”. A suo dire, le sue società non sono coinvolte nella procedura d'insolvenza e ha sottolineato che è falso sostenere che sia al verde. Circa un mese fa, tuttavia, aveva fatto una brutta figura in occasione di un''asta benefica. Boris aveva messo a disposizione la racchetta con cui aveva giocato la sua ultima partita (contro Pat Rafter a Wimbledon 1999). Il collezionista aveva pagato ben 10.000 euro, ma gli era stato consegnato un altro attrezzo. Christian Moser, legale di Boris, non ha potuto negare l'evidenza e ha rimediato consegnando la racchetta originale all'acquirente. Qualcuno aveva polemizzato perché Boris non aveva ancora versato i soldi incassati all'ente benefico, unico beneficiario del'asta. Una telenovela che sembra non avere fine.