ROLAND GARROS – Tre ore e mezzo non sono bastate a decretare il vincitore dello splendido incontro tra Murray e Kohlschreiber, bloccati dal buio sul 7-7 al quinto. Ma lo spettacolo è stato di primo piano.
Di Cosimo Mongelli – 1 giugno 2014
Un vero peccato che lo spettacolo si sia interrotto. E un peccato che nel 2014 non ci sia ancora un impianto di illuminazione in un torneo come il Roland Garros. Eppure c'è del buono, nell'interruzione (sul 7 pari al quinto) dell'incontro tra Andy Murray e Philipp Kohlschreiber. C'è del buono perché, almeno per questa sera, non meritava d'esserci un vincitore. I nostalgici e i romantici dell'estetica, del tocco sublime, delle discese a rete sono stati tutti accontentati. Cinque set, tre ore e mezza di gioco, nemmeno un istante di monotonia. E se da una parte, per il tanto talentuoso quanto incompiuto tedesco (reduce dalla vittoria di Dusserdolf e imbattuto da sei incontri) i numeri da circo sono all'ordine del giorno, dall'altra anche lo scozzese (ancora ben lungi dall'essere ai suoi livelli) sciorina con piacere le più svariate soluzioni di gioco, ricorrendo spesso alle soluzioni più spettacolari. L'incontro si mette subito bene per Andy, che al terzo game ottiene il break. Ma la sensazione che lo scozzese non sia entrato totalmente in partita è palpabile. E Philipp fa giusto in tempo ad accorgersene per recuperare il break perduto al sesto gioco e ottenerne un ulteriore, decisivo, all'ottavo, per poi chiudere il set, non senza qualche patema d'animo, al nono.
QUESTO MURRAY NON SEMBRA DA CORSA
Ma sembra la trama un film già visto. E infatti, nel secondo e terzo set, il comando passa decisamente nelle mani di Murray. Aiutato da un gran servizio, infila doppio 6-3 senza colpo ferire. Inizia il quarto set e già s'odono i titoli di coda. Il pubblico sugli spalti si prepara per la cena e Murray, in cuor suo, è consolato di avere qualche ora in più a disposizione per trovare la forma ottimale. Ma all'improvviso, l' inconscienza: va avanti 3 a 1, restituisce generosamente il break ma subito lo riprende. L'avversario, non proprio incline al riacciuffare le partite perse, sembra non crederci per nulla. Ma lo scozzese vuole complicarsi la vita a tutti i costi e mette in mostra il peggio del suo repertorio, monologhi compresi. Philipp ringrazia, si rincuora e comincia di nuovo a dipingere. E tra una pennellata e l'altra eccoci giunti al quinto set. E a farla da padrona continua ad essere l'incoscienza. Quattro break nei primi sei giochi. Murray inizia ad accusare un dolore alla coscia destra, inseguendo l'ennesima palla corta del tedesco. Si va avanti tra alti e bassi fino al 6 pari. Dove prima Murray salva da fenomeno una sanguinosa palla break e si porta sul 7 a 6. Poi è il tedesco a non tremare, con il suo avversario per due volte a due punti dal mach e a chiudere il sipario, almeno per stasera, sul 7-7. Sensazioni? Comunque vada, è chiaro che Murray non sia ancora in grado di poter competere per una vittoria finale, anche se il tabellone gli è amico. Su Kohlschreiber, e i giocatori come lui, si sono scritti sin troppi trattati di psicologia. Di come spesso un talento indicibile serva poco o a nulla se non accompagnato da una testa pensante. Altro incontro sospeso per oscurità quello fra il convalescente Richard Gasquet e l'indomito Nando Verdasco. Lo spagnolo che stava letteralmente facendo a pezzi l'inerme francese, a cui la notte consigliera forse non basterà per recuperare due set di svantaggio.
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