La sconfitta a Indian Wells non ha lasciato strascichi né conseguenze negative per Roger Federer. Non potrebbe essere altrimenti, visto il suo straordinario inizio di stagione. A ben vedere, una conseguenza c'è stata: ha dormito poco. Dopo le quasi 3 ore contro Juan Martin Del Potro, si è concesso appena cinque ore di sonno. Lunedì mattina, all'alba, era già nel piccolo aeroporto regionale di Thermal, a due passi da Indian Wells. Ma non doveva recarsi a Miami (dove oggi inaugurerà la difesa del titolo contro Thanasi Kokkinakis): mentre la moglie Mirka Vavrinec e i quattro figli sono andati direttamente in Florida, lui si è concesso una giornata a Chicago, dove ha partecipato alla presentazione-lancio della Laver Cup. Il gruppo era composto da quattro persone: oltre a Roger, c'erano Severin Luthi, il manager Tony Godsick e un suo socio, Alessandro Sant'Albano. Lo svizzero non poteva mancare: è stato lui, insieme a Godsick, a creare l'evento che l'anno scorso ha avuto un incredibile successo di pubblico e un grande riscontro mediatico. Il viaggio era pianificato da tempo: anche se non è stato il massimo del comfort, l'impegno era obbligato. E poi c'è abituato: “Non avesse una vita così frenetica, Roger non sarebbe Roger” ha detto Godsick in una dichiarazione raccolta da Cristopher Clarey per il New York Times. Il rapporto professionale tra Godsick e Federer risale al 2005: prima sotto l'ala protettrice di IMG, poi nel 2013 hanno creato una compagnia in proprio: Team8. Abbiamo visto conflitti d'interesse peggiori, ma si riscontra qualcosa del genere anche nel loro mondo: Godsick è sposato con Mary Joe Fernandez, ex top-5 WTA, ex capitana della Fed Cup americana, nonché madrina dei figli di Federer. Occasionalmente, svolge anche la professione di giornalista per ESPN o Tennis Channel. Difficile pensare a valutazioni totalmente imparziali, ma tant'è.
LA LAVER CUP PENSA AL FUTURO
Per Federer, la Laver Cup è un impegno che va al di là delle 3-4 esibizioni in campo. “È un evento che mi è molto caro, per il quale trovo sempre un po' di energia extra”. Il jet privato è partito alle 7 del mattino, comprensivo di una colazione in comune e di uno spazio di 45 minuti, in cui Federer si è spostato su una cabina riservata per effettuare un supplemento di dormita. “Si sarebbe comunque svegliato presto a causa dei figli, i quali si stanno ancora adattando dal fuso orario europeo – dice Godsick – con Miami in arrivo, abbiamo dovuto massimizzare gli impegni perché non ha molto tempo libero. Il viaggio a Chicago prevede una deviazione di quattro ore: c'è di peggio, ma non è semplice”. Dopo tre ore di volo, Federer ha messo piede per la prima volta a Chicago, laddove si è sviluppata la leggenda di Michael Jordan. Appassionato di NBA sin da piccolo, aveva il poster del numero 23 in camera. Vent'anni fa, i “tori” di Chicago vincevano il loro ultimo anello NBA. Federer ha fatto un sopralluogo nello United Center, il tempio di Bulls (dove la Laver Cup si giocherà dal 21 al 23 settembre). Il pranzo si è consumato in una pizzeria, a uso e consumo dei fotografi, insieme a Rod Laver, John McEnroe e Nick Kyrgios. Il giovane australiano ha un palmares distante anni luce da quello delle altre tre leggende, ma si è calato meglio di altri nello spirito giocoso-agonistico della competizione. È stato tra i migliori nel team “Mondo” che lo scorso anno, per poco, non costringeva l'Europa al doppio di spareggio. In un match con una buona intensità agonistica, ha perso 11-9 al super tie-break proprio contro Federer. Anche per questo, John McEnroe ha detto che Nick farà “sicuramente” parte anche della prossima edizione. “È stata la settimana più divertente della mia carriera” ha detto Kyrgios, che negli Slam non è mai andato oltre i quarti di finale. La figura di Kyrgios, così come quella delle nuove stelle del circuito, sarà fondamentale per la sopravvivenza della Laver Cup. Tennis Australia e Team8 hanno dimostrato che l'evento si può fare, ma un conto è organizzarlo una volta, un conto è garantirne la sostenibilità economica e agonistica. In un calendario già pieno, un evento non ufficiale “è vulnerabile all'irrilevanza” scrive Clarey. Finché Federer è ancora in attività, non dovrebbero esserci problemi.
LA STESSA PASSIONE DI SEMPRE
Lo United Center può ospitare fino a 23.500 spettatori e c'è un solo obiettivo: sold out in tutte le tre giornate. Le istituzioni locali hanno fatto il loro dovere, a partire dal sindaco di Chicago Rahm Emanuel. Chicago è una città importante ma è orfana di tennis da troppo tempo. Nella conferenza stampa ci sono state le apparizioni di Scottie Pippen (compagno di squadra di Jordan negli anni d'oro dei Chicago Bulls; allo United Center c'è una statua anche per lui) e di Bastian Schweinsteiger, appena diventato papà di un bambino insieme ad Ana Ivanovic. Il tedesco gioca nella Major League Soccer con i Chicago Fire. Nonostante abbia giocato, da protagonista, negli impianti più prestigiosi, Federer si è detto impressionato dalla bellezza dello United Center. “Credo che sarà qualcosa di epico” ha detto, consapevole del fatto che qualche collega potrebbe disertare l'appuntamento. “Credo che la domanda sul campo di partecipazione sarà sempre aperta, ma mi auguro che non ci siano troppe rinunce. Spero che presentando una piattaforma così straordinaria, e facendo parte di qualcosa di unico, a partire da una squadra, non vorranno perderlo”. Non ci saranno punti ATP in palio, ma i montepremi sono decisamente sostanziosi. Per la squadra vincitrice, ovvio, ma anche per i perdenti. Per ridurre al minimo il rischio di forfait, Team8 ha organizzato una flotta di jet privati da/per l'Europa in modo da convincere i migliori europei (la quasi totalità dei top-10) a partecipare. Ma all'evento mancano ancora sei mesi: nel frattempo, Federer è diventato il più anziano numero 1 dell'Era Open. Sembra aver gettato le basi per restarci ancora un po'. “Sono pronto ad essere sempre sorpreso da lui” ha detto Luthi. Secondo il diretto interessato, il segreto è avere la stessa motivazione in qualsiasi situazione. “Se vai a Rotterdam, devi avere il fuoco dentro. Se non hai la motivazione necessaria a 36 anni, tanto vale non farlo. È semplice”. Esauriti gli impegni, è tornato all'aeroporto di Midway. “Siamo partiti all'alba, a Indian Wells era bel tempo e qui c'era freddo, un'atmosfera totalmente diversa. Questa è la bellezza del viaggio”. Il viaggio è iniziato più di 20 anni e fa e, per adesso, non conosce data e luogo del suo arrivo. Oggi, contro il baby Thanasi Kokkinakis (che aveva due anni quando Roger ha giocato la sua prima partita nel circuito) ci sarà la tappa numero 1401. Mica male, eh?