L’INTERVISTA. Le amare riflessioni di Gianluca "Giallo" Naso, n. 180 ATP: “Appena esci dai grandi tornei ci sono tante spese e guadagni ridicoli. Dovrebbe cambiare qualcosa"
Gianluca Naso al vittorioso challenger di San Benedetto.
Il successo gli ha fruttato 4.300 euro lordi
Dall’inviato a Genova, Riccardo Bisti – 7 settembre 2012
Lo incontriamo sui tavolini all’aperto di Valletta Cambiaso, in attesa di giocare un doppio. Da queste parti, Gianluca Naso si sente a casa. Per anni si è allenato ad Arma di Taggia, insieme a Fabio Fognini e sotto la guida di coach Caperchi. A Genova ha sempre giocato bene, con due finali (le uniche in carriera prima della vittoria a San Benedetto del Tronto) e i quarti dell’anno scorso. Quest'anno ha perso negli ottavi, lottando alla pari con Albert Montanes. Il legame con la Liguria si rafforzerà: in autunno giocherà il Campionato di Serie A1 con i colori del Park Tennis Club, matricola terribile che sembra già pronta per lo scudetto. Naso sta vivendo un buon momento, il migliore in carriera. Il ranking ATP lo vede al numero 183, ma salirà ancora. Dopo tanta sofferenza e una classifica che due anni fa era franata oltre il numero 500, il siciliano sente di poter fare ancora cose importanti. “Gli obiettivi li ho, ma non mi piace parlarne. Tutte le volte che ho fissato un traguardo sono sempre successe cose strane. Adesso ho trovato un gran feeling con il mio allenatore, Fabio Rizzo. Ce l’avevamo anche prima, ma i risultati non arrivavano. Adesso le cose vanno bene, ed è più facile lottare”. La chiacchierata con Gianluca, ragazzone col fisico da rugbista e gli occhi buoni dell’entroterra siciliano, doveva essere tranquilla, banale. Un punto della situazione su una carriera che forse sta svoltando. Ma poi tocchi l’argomento “soldi” e si apre un pozzo senza fondo. Gli aspetti economici e gestionali del tennis, almeno nel circuito minore, non vanno bene. Gianluca è un ragazzo intelligente, dalle idee chiare, e rivendica i diritti di chi è il 180esimo più bravo al mondo a fare il suo mestiere. Non chiede favori, elemosina, privilegi. Nelle sue parole non c’è rabbia, astio, rancore. Soltanto la consapevolezza di una situazione che non va bene. “Ma il tennis va così, è in mano ai primi 10 del mondo. Sono loro che creano spettacolo, interesse e portano migliaia di spettatori. Però…”.
Il pozzo si apre quando gli chiediamo quanto è difficile andare avanti nel mondo challenger, dove i costi sono uguali (se non superiori: vedi i buoni pasto non sempre gratuiti) ai tornei ATP, ma i montepremi sono nettamente inferiori. Gianluca, capita di doversi travestire da ragioniere e fare i conti a fine anno? “Io sono stato molto fortunato. Fino ai 21 anni di età la Federazione mi ha aiutato tantissimo. Da allora è subentrato Max Giusti, grande appassionato di tennis (e prossimo Consigliere Federale, ndr) che è diventato il mio sponsor e mi ha dato una mano sia a livello economico che mentale. Anche lui ha una grande pressione prima dei suoi spettacoli, e mi ha spiegato come gestire certe situazioni. Senza questi due aiuti – più quello della famiglia, perché mio padre ha investito molto su di me – oggi non farei questa intervista”. E alza lo sguardo verso il prato di Valletta Cambiaso, i camerieri, il buffet, le persone vestite bene, un ambiento tutto sommato agiato. Il problema dei tennisti come lui sono le spese. “I soldi che si spendono sono una cosa incredibile. Non ho problemi a parlare di cifre: per affrontare una stagione fatta bene (per “fatta bene” intendo con il coach accanto in almeno il 60% delle settimane) ci vogliono 40.000 euro. Nel tennis va così: guadagni solo se vinci. Ma capitano i momenti in cui non vinci granchè. E allora a fine settimana sei in passivo di centinaia e centinaia di euro, se non migliaia”. Molti pensano che giocare in Italia sia sbagliato, perché i tornei hanno un livello medio molto alto e si alimenterebbe una mentalità chiusa, provinciale. Quante volte abbiamo sentito dire che i nostri giocatori preferiscono il challenger sotto casa piuttosto che le qualificazioni di un Masters 1000? Tantissime. Eppure…”Come fai ad andare all’estero se finisci spesso in passivo? Come fai a stare 4 settimane in Sudamerica e spendere 6-7.000 euro come se niente fosse? Il tutto con prize money ridicoli, perché nei tornei con montepremi fino a 50.000 dollari non si guadagna niente. Senza parlare dei futures, dove è ancora peggio”.
Secondo “Giallo”, come lo chiamano gli amici, il momento di crisi (meno tornei, più giocatori e quindi più concorrenza) non è l’unico problema. “L’ATP non aiuta e secondo me dovrebbe cambiare alcune cose, non dico a livello di prize money, ma almeno di regolamento. Faccio un esempio: non è possibile che al torneo di Barletta, 30.000 euro di montepremi, ci siano dieci top 100. Il numero 200 ATP deve battere un tennista di altissimo livello per prendere 6 punti ATP e 500 euro…è allucinante, anche perché capita che i più forti prendano un sottobanco per per giocare questi tornei. Quest’anno a Barletta c’erano otto giocatori provenienti dal Masters 1000 di Miami. A mio parere, l’ATP dovrebbe impedire a chi gioca i Masters 1000 di iscriversi ai challenger. Per come stanno le cose, i tornei non sono invogliati ad aumentare il montepremi. Mi spiegate perché un torneo da 30.000 euro dovrebbe aumentare a 75-100.000 per avere grossomodo lo stesso parco giocatori? Con i soldi risparmiati può sistemare il circolo, fare altri lavori. Secondo me l’ATP dovrebbe concentrarsi sui tornei più piccoli, sia i challenger che gli ATP minori”. Per i tornei ancora più piccoli, avrebbe già pronta la soluzione: “Abolirei il montepremi dai Futures ma garantirei l’ospitalità. Tanto si guadagna pochissimo e la differenza non si sentirebbe. Azzerare le spese di alloggio non sarebbe male. Il vero guadagno, in quei tornei, sono i punti ATP”. Ma tanti giocatori non arrivano nemmeno a giocarli. "A Catania, dove mi alleno, ci sono diversi ragazzi che giocano bene, ma non hanno i soldi per intraprendere l'attività. Il tennis è uno sport per pochi".
C’è una cosa che a Naso non va giù. Pur essendo il 180esimo più bravo a fare il suo mestiere, è costretto a fare rinunce assurde. “Faccio un altro esempio: vado in Australia a giocare le qualificazioni dell’Australian Open, uno dei quattro tornei più importanti del mondo. Mi pago il viaggio, l’albergo, e magari perdo al primo turno. Torno a casa e sono clamorosamente in passivo perché il prize money non è sufficiente ad andare in pari. Il problema è che i prize money sono suddivisi tra i vari turni in maniera sbagliatissima. Per questo sono d’accordo con la battaglia dei giocatori per aumentare i premi di chi perde ai primi turni. Ci sono esempi clamorosi: prendi il torneo di Acapulco: chi perde all’ultimo turno delle qualificazioni prende 1.500 dollari, mentre gli sconfitti al primo turno del main draw ne intascano 10.000. Non c’è proporzione”. Naso non perde di vista la realtà. Vede quel che gli succede accanto, capisce il momento di crisi. Non pretende la luna, ma la giusta retribuzione per un lavoro faticoso e qualificato. “Questo è un argomento importante, non è uno scherzo. Si tratta dei nostri guadagni. In qualsiasi altro sport, il numero 180 del mondo è un privilegiato. Se giocassi a calcio sarei titolare in grandi squadre, invece non posso permettermi di portarmi il mio allenatore in Australia perché se le cose andassero male finirei col rimetterci dei soldi. Non esiste, non succede in nessun altro sport. Inoltre gli Slam non hanno scuse, perché non soffrono alcuna crisi”.
Come detto, a fine stagione Naso giocherà la Serie A1 con il Park Genova. “Io e Fognini siamo i nuovi acquisti, quindi non potremo giocare contemporaneamente: lui giocherà un match nel girone più gli eventuali play-off, io le altre cinque partite del girone. La Serie A è importante per i motivi che ho appena elencato: permette di programmare qualche trasferta, giocare fuori dall’Italia o addirittura dall’Europa. Non nascondo che è fondamentale dal punto di vista economico, ma è anche una bella manifestazione e mi fa piacere giocarla a Genova, dove ho tanti amici e ho un ottimo rapporto con il presidente Iguera. E’ anche un divertimento e un motivo di orgoglio”. Per dare impulso alla sua carriera, Naso ha effettuato qualche cambiamento. Prima della vittoria a San Benedetto del Tronto ha cambiato qualcosa a livello tecnico: “Sfrutto in modo diverso il servizio e ho fatto qualche aggiustamento tattico. La svolta, tuttavia, è arrivata in inverno con una preparazione fisica tutta nuova. Mi sono allenato con i rugbisti e ho copiato un po’ del loro lavoro. Non essendo tanto elastico ho bisogno di forza nelle gambe. Le cose funzionano e ho fatto un piccolo passo in avanti”. In attesa di farne uno ancora più grande, senza perdere di vista i diritti di ogni tennista.
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