Perdendo contro il connazionale Dodig, Ivan Ljubicic ha detto addio al tennis. E' stato uno dei giocatori più intelligenti degli ultimi anni, capace di salire al numero 3 ATP.
La commozione di Ivan Ljubicic
TennisBest – 15 aprile 2012
Il campo centrale del Monte Carlo Country Club ha celebrato l'addio al tennis di Ivan Ljubicic, sconfitto al primo turno 6-0 6-2 dal connazionale Ivan Dodig. Peccato sia stato programmato la domenica, quando ancora non è prevista la produzione tv, con pochi giornalisti presenti e un'atmosfera generale piuttosto mesta. Un campione (e una persona) di questo livello, meritava più attenzione. Ecco le dichiarazione più interessanti rilasciate dopo la conferenza stampa:
"Beh, dopo il primo set ho cominciato a pensare non fosse stata una buona idea lasciare il tennis oggi! Però, dopo 20 anni di carriera e grandi soddisfazioni, è venuto il momento di fare qualcos'altro".
"Non ho ancora deciso cosa fare: in tanti mi hanno avvicinato proponendomi nuovi progetti, ma devo valutarli. Non ho fretta. Però mi piacerebbe restare nel mondo del tennis".
"Mi mancheranno soprattutto le vittorie, le sensazioni che provi dopo il match point. Quello che invece non mi mancherà affatto, è preparare le valigie due volte alla settimana".
"Il tennis è molto cambiato nel corso degli anni. Ora sono tutti molto preparati fisicamente e senza nessuna debolezza tecnica. Dieci anni fa invece, anche i top players avevano dei difetti e potevi puntare su quelli. Adesso dal punto di vista fisico e tecnico sono tutti straordinari; la differenza sta nella mente".
"Anche il lavoro del coach è cambiato. Ora è più mentale e meno tecnico. Piatti mi ha seguito tutta la vita: ho sempre avuto bisogno di qualcuno di fianco che mi conoscesse molto bene. E se pensavamo fosse utile una seconda opinione, aggiungevamo una figura al team. Come è accaduto con Nikki Pilic e Wojtek Fibak".
"Ho giocato il mio miglior tennis alla fine del 2005 e all'inizio del 2006. Quell'Australian Open è stata l'unica occasione in cui ho creduto di poter vincere uno Slam".
"I successi a cui sono più legato? La medaglia olimpica ad Atene, la Coppa Davis vinta nel 2005, il successo a Indian Wells nel 2010 ed essere arrivato al numero tre del ranking mondiale"
"Cosa mi ha insegnato il tennis? L'altro giorno stavo facendo giocare mio figlio che, appena non gli riusciva un colpo, mi diceva: 'Basta, non voglio giocarci più'. E invece il tennis ti abitua a essere costante, a provare, provare e ancora provare. Ecco, il tennis mi ha insegnato la perseveranza".
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