Da settembre i tornei pro torneranno in Cina, appena 16 mesi dopo l’indignazione per il caso Peng. L’ingresso di Cvc ha convinto l’associazione a rinunciare al boicottaggio

La Wta ha annunciato che da settembre riprenderanno i tornei professionistici in Cina, senza aver risolto il caso Peng. E’ una bella o una brutta notizia? Comunque la si veda, ipocrita chi pensa oggi che sarebbe finita in un modo diverso. La Wta “tiene famiglia” e lo sposalizio del denaro sacrificando un caso umano non proprio secondario è l’ultimo capitolo di una crisi profonda. Morale, prima che finanziaria.

Bisogna capirsi: la rettitudine (in questo caso difendere la posizione della giocatrice) ha una scadenza? La risposta è nel comunicato: “Dopo 16 mesi di sospensione delle competizioni in Cina e continui sforzi per risolvere il problema, non sono apparsi segni di cambiamento. Poiché non riusciremo mai (noi, Wta,ndr) a raggiungere i nostri obiettivi, non possiamo permettere che siano le nostre giocatrici e i nostri tornei a pagare il prezzo più alto”. Bene, adesso lo sappiamo. La visione morale e la difesa dei diritti durano 16 mesi.

Il boicottaggio era stato deciso a fine 2021 per sostenere l’ex giocatrice, scomparsa per alcuni giorni dopo l’accusa lanciata a un alto dirigente cinese di averla costretta ad avere rapporti sessuali. Scelta giusta e coraggiosa, anche se rinunciare ai 10 tornei giocati nel 2019 in Cina e ai 14 milioni dollari del Masters di fine anno non era stato un boccone facile da digerire. I soldi, quei soldi, bisognava riprenderli sul mercato da qualche altra parte, ma nessuno nella task force di quasi 300 addetti al marketing nel pianeta Wta è stato capace di farlo. (Cosa ci stanno a fare, c’è da chiedersi). Fino al marzo scorso, quando è stato sottoscritto un accordo da 150 milioni di dollari con il fondo inglese Cvc Capital Partners per la cessione del 20% della filiale commerciale Wta Ventures. Oggetto del contratto? Espandere le attività parallele della Wta quali diritti televisivi, sponsorizzazioni, giochi, licenze e Nft. Un po’ fumoso, ma diamolo per buono. Primo mercato di riferimento? La Cina,of course. Senza quel mercato, hanno pensato i sottoscrittori, non si sarebbero mai raggiunti gli obiettivi previsti. Quindi fine del boicottaggio, via i bei discorsi di principio. Per non parlare della solidarietà. Ma Peng non è (era) una giocatrice anche lei? Le colleghe dove sono? Sanno almeno dove si trova la loro compagna, qualcosa di vero al di là dei comunicati stampa delle autorità cinesi?

La Wta doveva riformarsi ma per farlo ha scelto la strada più facile e probabilmente la più sbagliata. Non ci sono solo soldi che entrano. Potrebbero essere molti di più quelli persi per il probabile crollo di immagine di un’organizzazione che fatica ad orientarsi.