Un tumore aveva colpito entrambe le sorelle Klemenschits. Daniela non ce l’ha fatta, Sandra si è salvata.
 
Lassù, da qualche parte in mezzo alle stelle, un fiore è sceso sul campo centrale di Bad Gastein. Sandra e Daniela Klemenschits erano due gemelle austriache, nate a Vienna il 13 novembre 1982 e appassionate di tennis. In singolare non combinavano granchè, allora pensarono bene di dedicarsi al doppio. Uno per tutti, tutti per uno. C'era l’esempio dei gemelli Bryan a spronarle. Si sarebbero accontentate di vincere anche solo un decimo dei gemelloni. Se la cavavano, per carità. Nel 2005 hanno raggiunto la finale al torneo WTA di Istanbul, e nel circuito ITF hanno raccolto ben 20 vittorie su 51 finali. Sembrava una storia come tante, curiosa, simpatica, quasi folcloristica. Fino al gennaio 2007, quando il destino ha deciso di accanirsi contro due ragazze bionde di 24 anni. A volte c’è da domandarsi perchè succedano certe cose. Sono i momenti in cui vacilla anche chi crede che tutto abbia una spiegazione. Tumore agli addominali, per entrambe. Una malattia gravissima, incurabile. Pochi mesi di vita. “Quando ce l’hanno detto, siamo rimaste scioccate” racconta Sandra, unica superstite. Eppure non hanno mollato. Hanno provato a crederci, a curarsi, a trovare un motivo per sorridere. Solo che le cure erano costosissime. E allora la comunità del tennis si strinse attorno a loro. ATP, WTA, Federer, Nadal, Henin, Mauresmo, Hingis, Safin, Ivanovic, Sharapova, Hantuchova e Graf risposero all’appello e, tra una donazione e l’altra, raccolsero 70.000 dollari. Sono bastati per Sandra, ma non per Daniela. Il 9 aprile 2008, dopo 15 mesi di agonia, Daniela Klemenschits è andata a giocare a tennis da un’altra parte. “Dopo la morte di Daniela, ho deciso che avrei smesso. Ma poi la direttrice del torneo di Bad Gastein, Sandra Reichel, mi offrì una wild card”. Proprio lei, la stessa Reichel che ha portato via il torneo WTA di Barcellona per spostarlo a Norimberga. In Spagna qualcuno l’ha presa male. Le hanno anche mandato qualche accidente. Ma se la favola si è compiuta, è merito anche suo.
 
Il 21 luglio 2013, a cinque anni dalla morte della sorella gemella, Sandra ha vinto il suo primo titolo WTA. Ed è andata come nelle fiabe, dove i pezzi del puzzle si mettono magicamente insieme. Il successo è arrivato proprio a Bad Gastein. In coppia con la slovena Andreja Klepac, ha battuto 6-1 6-4 il duo greco-tedesco composto da Eleni Danilidou e Kristina Barrois. Lacrime mischiate a sorrisi, il ponte ideale per collegarsi con il cielo, dove Daniela avrà sicuramente trovato il modo per vedere la partita. “Al momento del matchpoint, pensavo soltanto a Daniela”. Sandra voleva chiudere in bellezza, con un colpo vincente. Invece è finita con un doppio fallo. Ma sono dettagli. Finalmente si è chiuso un cerchio, anche se il dolore per il distacco non andrà mai via. “Cinque anni fa è stata molto dura riprendere a giocare, perchè Daniela era stata la mia compagna per 15 anni. Ma per me significò molto: voleva dire che c’era qualcuno pronto ad aiutarmi anche quando le cose andavano male”. Questo successo ha mille significati. Oltre all’ovvia dedica per la sorella  scomparsa, ha fatto altrettanto per il padre della compagna, anche lui recentemente scomparso a causa di un tumore.

Si dice che quando muore un gemello, muore una parte di se stessi. E’ certamente il caso della Klemenschits, che ha voluto chiamare “K-Twins” il suo sito internet, in cui ha promosso con passione il prossimo evento benefico in memoria di Daniela. Si è tenuto lo scorso 9 novembre e l'hanno chiamato “Together we’re Stronger” (insieme siamo più forti). L’evento è stato ospitato dal GM Spors Resorts di Anif, minuscolo paese nei pressi di Salisburgo, dove è morta Daniela. “Fu proprio lei ad auspicare un evento del genere. Voleva aiutare tutti i bambini ammalati di cancro. Se puoi aiutare, devi farlo – continua Sandra –. Non sai mai cosa ti riserva il domani. Per questo bisognerebbe essere felici della propria vita e godersi ogni giorno come se fosse l’ultimo”. Già che c’è, la Klemenschits prova a onorare la sorella continuando a giocare e, possibilmente, a vincere. Le lacrime sono state asciugate durante un volo che l’ha portata a Baku, in Azerbaijan, dove è poi giunta in semifinale. “Obiettivi? Mi piacerebbe entrare tra le prime 50 nella classifica di specialità e fare bene negli Slam” dice Sandra. L’obiettivo di classifica dovrebbe essere raggiunto, poichè ha chiuso l'anno al numero 61. Tuttavia, una tragedia del genere segna per tutta la vita. E fa capire quali sono le priorità, anche perchè ogni 2-3 mesi deve tornare a Vienna per effettuare dei controlli. Il tumore è stato vinto, ma è sempre bene tenerlo sotto controllo. Anche per questo, Sandra Klemenschits può anche vincere Wimbledon, ma dirà sempre che "La vittoria più bella è restare sana. E’ una vittoria senza prize-money, ma è la più bella. Perchè non ha prezzo”.

Articolo pubblicato il 24 luglio 2013