Nel 2005, la nostra rivista aveva individuato dieci giocatori che avrebbero dovuto ricoprire di gloria il nostro tennis. Descrizioni roboanti, pronostici incontenibili. Come sono andate le cose? Dipende dai punti di vista: due trionfi compensano un numero ben più maggiore di fallimenti? C'è una morale: non ha senso prevedere il futuro di un ragazzino di 15 anni.

Fenomeno Junior. Era lo strillo di copertina de “Il Tennis Italiano” del settembre 2005, quando il principio di “Next Gen” era ancora ben lontano. Chris Kermode dirigeva il torneo del Queen's e forse non immaginava che una decina d'anni dopo sarebbe arrivato a guidare l'ATP. Il desiderio di azzeccare i nomi dei futuri campioni, tuttavia, c'è sempre stato. E nel 2005 si puntava su Donald Young, il cui baby-volto troneggiava in prima pagina, mostrando le lenti colorate che davano l'illusione che avesse due occhi azzurrissimi. Anche il desiderio di diventare un fenomeno è rimasto un'illusione. Per carità, è diventato un buon professionista ma lontanissimo da quello che sperava, sognava, desiderava. In un periodo di ottimismo in virtù dell'ingresso tra i top-100 ATP di un giovane Andreas Seppi, un articolo intitolato “Little Italy” presentava dodici promesse azzurre che, a leggere tra le righe, avrebbero potuto diventare grandi giocatori. Non è andata esattamente così, almeno non per tutti. Ed è curioso che accanto ai nomi di Fabio Fognini e Sara Errani ci siano quelli di giocatori che non sono entrati neanche tra i primi 1.000 o comunque rimasti a distanza dal professionismo propriamente detto. È interessante segnalare chi erano i ragazzi su cui si puntava forte all'epoca, quando il Centro FIT di Tirrenia era stato appena aperto. Lasciando perdere Gianluigi Quinzi e Matteo Donati, che all'epoca avevano rispettivamente 9 e 10 anni, e ancora oggi sono piuttosto giovani anche se ben lontani dai traguardi che avevano fatto sognare, vediamo cosa hanno combinato gli altri. Dovendo sintetizzare il bilancio, diremmo che ci sono state due scommesse vinte (Errani e Fognini), due vinte a metà (Bolelli e Fabbiano), due più o meno perse (Arnaboldi e Naso) e quattro sostanzialmente perdute.

MARCO SPERONELLO (Best Ranking ATP: 1028)
Renzo Furlan lo considerava uno dei più interessanti in virtù di un gran talento e una struttura fisica promettente (è alto più di 190 centimetri), ma già allora si diceva che fosse un “tipino” da prendere con le molle. Classe 1991, era in grado di vincere senza particolari allenamenti e/o impegno, perché a quell'età può bastare il talento. Al momento di misurarsi con i professionisti, il veneto di Montebelluna si è incagliato. Non si è mai schiodato dal mondo dei tornei Futures e ha raccolto un best ranking al numero 1.028 ATP, nel 2012. Ci ha provato fino ai 23 anni, poi ha capito che non era più il caso di provarci e spendere un mucchio di soldi per inseguire un treno ormai passato. Curiosamente, la sua ultima partita è stata con Lorenzo Sonego, il cui percorso è stato diametralmente opposto: non era nessuno da ragazzino, poi è diventato top-100, traguardo non ancora raggiunto dagli stessi Quinzi e Donati. Oggi Speronello fa il coach a Treviso e durante l'estate si diletta con i tornei Open, vincendoli spesso. Lo hanno tesserato per il Tennis Comunali di Vicenza e in queste settimane sta giocando il Campionato di Serie A2.

ROXANA VAIDEANU (Best Ranking WTA: 415)
L'avevano chiamata “la rumena de Roma” e ci poteva stare, visto che la sua storia era davvero particolare. Se Gheorghe Hagi era considerato il “Maradona dei Carpazi”, lei avrebbe potuto esserne la Seles, anche in virtù di una vaga somiglianza in alcuni scatti dell'epoca. Quando si resero conto che in Romania non aveva avversarie (anche se poi sarebbero emerse Cirstea e Begu, entrambe coetanee), i suoi genitori si trasferirono in Italia quando aveva 9 anni. Vittoria alla Lambertenghi, semifinale all'Avvenire, stesso risultato al Bonfiglio, si pensava che sarebbe arrivata rapidamente in alto, anche in virtù di un DNA – quello rumeno – che l'avrebbe tenuta alla larga dalle tipiche debolezze italiche. Invece non è mai entrata neanche tra le top-400 e ha giocato la sua ultima partita a 22 anni. Ai tempi, aveva avuto una liason con Alessandro Giannessi. Oggi sembra che il tennis non faccia più parte della sua vita, mentre raccoglie centinaia di “like” con le fotografie che posa su Facebook. Dalla Romania, dove ha scelto di tornare.ASTRID BESSER (Best Ranking WTA: 356)
Si narra che una volta, da bambina, sia andata al Foro Italico a caccia di autografi. Dopo il giro, sarebbe tornata dalla madre con il taccuino vuoto perché non aveva trovato giocatrici degne di attenzione. Non sappiamo se l'aneddoto sia inventato, ma rende l'idea dell'ambizione e della fiducia nei propri mezzi della ragazza nata a Quarrata, a due passi da Prato, da padre tedesco (Elke) e mamma venezuelana (Yoant). Da junior è stata numero 49, curiosamente lo stesso ranking della Vaideanu, e anche la sua carriera è stata particolarmente breve: ha giocato l'ultimo match a 20 anni, accettando di arrendersi a una serie di problemi fisici che non la lasciavano in pace. Ma non doveva essere facile giocare nell'inferno dei tornei ITF mentre Dominika Cibulkova e Agnieszka Radwanska entravano tra le top-10 e facevano faville nel tour. Da ragazzina, le aveva battute entrambe con il suo tennis “quadrumane”. Picchiava duro, quasi a occhi chiusi, ma nel mazzo vincente non c'era la sua carta. Vivaddio, il tennis non è l'unica ragione di felicità: oggi Astrid ha 29 anni, risiede in Germania dove fa la maestra e, soprattutto, è diventata mamma. Le foto trasmettono l'idea di serenità. A volte la si può ottenere anche con un paio di zeri in meno sul conto corrente.CORINNA DENTONI (Best Ranking WTA: 132)
“Avessi continuato a lavorare con la Dentoni, l'avrei portata tra le top-20”. Parola di Laura Golarsa, ormai qualche anno fa. Impossibile entrare nel merito di delicate questioni tecniche e un rapporto che non si è concluso benissimo, ma la storia racconta che la graziosa toscana non sia è entrata tra le top-100 WTA. Ci si domanda se avrebbe potuto fare qualcosa di più. Probabilmente sì, se non altro perché nei momenti migliori riusciva a qualificarsi per i tornei del Grande Slam. Non avremo mai la controprova, ma c'è chi sostiene che la sua avvenenza sia stata un freno per la carriera tennistica. In effetti, già nel 2005 un'allora 16enne Dentoni veniva descritta così: “Due gambe lunghissime su un fisico che sarebbe a suo agio anche sulla passerella di una sfilata di moda”. Le ha aperto qualche porticina in attività extratennistiche, ma per qualche anno ha continuato a svolgere attività internazionale. Soggetta a qualche infortunio di troppo, ha cessato lo scorso anno e dal 2018 si dedica esclusivamente all'attività nazionale, in cui è molto competitiva. Da parecchi anni, il suo nome tornava alla ribalta in autunno col campionato di Serie A1, con il Tennis Club Prato. Il ciclo si è esaurito lo scorso anno e in queste settimane sta giocando la A2 con Siena. Il suo rovescio lungolinea prometteva qualcosa di più, specie quando da ragazzina è stata numero 13 ITF e vinceva l'Avvenire. Ma molte promesse sono rimaste tali.GIANLUCA NASO (Best Ranking ATP: 175)
Nel 2004, Naso e Fognini fecero da sparring partner al team di Coppa Davis. Qualcuno disse che, dovendo prenderne uno dei due, avrebbe puntato sul siciliano. Pronostico talmente sbagliato che ci convince a proteggere l'anonimato di chi lo disse, ma rimane i grande rispetto per un “ragazzo d'oro” come lo aveva definito il suo ex coach Leonardo Caperchi. Cresciuto in Sicilia, figlio di un ex prima categoria, “Giallo” trovò accoglienza a casa di Fabio Fognini, con il quale è cresciuto insieme proprio sotto la guida di Caperchi. Nel 2005, il coach che oggi insegna a Boca Raton disse che era iniziato un programma triennale che lo avrebbe portato tra i top-100 nel 2008, con tanto di partecipazione alle Olimpiadi di Pechino. Non è andata così ed è un peccato, perché Naso era piacevole da veder giocare e vanta un primato un po' sfortunato: probabilmente è il giocatore ad aver battuto più top-100… senza esserci mai entrato. Si è ritirato un paio d'anni fa, senza rimpianti. Oggi è papà di due splendidi bambini, è tornato a vivere in Sicilia ed è rimasto nell'ambiente come maestro. Ed è ancora competitivo: domenica scorsa, in Serie A1 con il suo club di Messina, si è tolto lo sfizio di battere Uladzimir Ignatik, top-200 ATP. Come qualità umane avrebbe meritato i top-20 ATP, ma non sempre le cose vanno come ci auguriamo.ANDREA ARNABOLDI (Best Ranking ATP: 153)
È ancora in attività e dunque può scalare questa classifica al contrario, però – vedendolo giocare – sale un po' di amarezza se incrociamo la bellezza del suo tennis, i risultati da junior, quelli da professionista e i tanti sacrifici che continua a fare, senza mai arrendersi. Non è mai entrato tra i top-150, pur avendo dimostrato in più occasioni di valere di più. “Arna” ha girovagato spesso, anche all'estero, in cerca del coach giusto, poi lo ha trovato in Fabrizio Albani. Ragazzo intelligente, di poche parole, forse soffre un “telaio” un po' leggero rispetto alla media dei suoi avversari. Quest'anno si è tolto la soddisfazione di raggiungere la sua prima finale in un Challenger (a Portorose) dopo aver giocato una montagna di semifinali. A quasi 31 anni, traguardi troppo ambiziosi sembrano preclusi, ma un posticino tra i top-100 non è un miraggio. Sarebbe una soddisfazione enorme, non solo simbolica, che darebbe un senso ad anni e anni di sacrifici, in cui i momenti difficili sono stati almeno quanto quelli belli.THOMAS FABBIANO (Best Ranking ATP: 70)
Bisogna chiarire un equivoco: Tommy può essere contento della sua carriera? Noi diciamo di sì, perché ha saputo superare tempeste emotive mica male ed è entrato nel Sacro Graal dei top-100 ATP (peraltro riconquistati proprio questa settimana), però aveva vissuto una carriera junior che faceva sperare qualcosa in più. Al numero 70 come best ranking tra i professionisti, si contrappone la sesta posizione colta tra i ragazzini, quando sfiorava la finale allo Us Open (battuto al fotofinish da Jerzy Janowicz). A quell'età, tuttavia, servono altre qualità per emergere, e Fabbiano le aveva tutte. Gli sono tornate utili anche da professionista, quando è stato travolto da fisici molto più prestanti del suo. Ma ha saputo tenere duro, non si è mai accontentato e ha sempre cercato una via per migliorarsi. I risultati sono arrivati, soprattutto nei Challenger, ma anche nel circuito maggiore. Un terzo turno allo Us Open può valere una carriera, anche perché c'era chi prometteva come e più di lui e ha già smesso. L'intelligenza e la rapidità sono la base con cui ha costruito un tennis completo, esaltato da una programmazione intelligente. Dovesse entrare tra i top-50, avrebbe ottenuto davvero tutto quello che gli si poteva chiedere.SIMONE BOLELLI (Best Ranking ATP: 36)
Oh, ha vinto uno Slam in doppio. Ha giocato una finale ATP. Ha vinto 12 Challenger. È punto fermo del team di Coppa Davis. Si è potuto permettere una casa a Monte Carlo. Insomma, Simone non si discute. Permangono un paio di dubbi su dove sarebbe potuto arrivare senza una disgustosa vicenda extratennistica risalente a dieci anni fa e senza alcuni brutti infortuni che gli hanno spezzettato la carriera con due lunghi stop. La sua miglior classifica dovrebbe arrivare a compiere 10 anni, poiché quest'anno non è riuscito a dare la spinta decisiva per centrare i top-100 ATP. Purtroppo non bastano un paio di finali Challenger o una grande partita contro Rafael Nadal a Parigi per tornare su certe posizioni. Ha iniziato la stagione al numero 171, è arrivato al massimo al 129, oggi è 146. Per la prima volta, ci si domanda se sarà in grado di riprendersi qualcosa di bello in singolare, lui che ha perso i top-100 nel maggio 2016. Non si sa mai, anche se il tempo inizia ad essere impietoso. Speriamo.FABIO FOGNINI (Best Ranking ATP: 13)
Semplicemente, il miglior tennista italiano degli ultimi 40 anni. Serve altro? Forse è il caso di ricordare quello che diceva Caperchi nel 2005: “Entro il 2006 Fabio entrerà tra i primi 200 e, al più tardi tra tre anni nei top-100”. Gli archivi dicono che è entrato tra i top-200 il 29 gennaio 2007 e tra i primi cento il 12 novembre dello stesso anno. Magari su Naso aveva sbagliato, ma su Fognini aveva capito tutto.
SARA ERRANI (Best Ranking WTA: 5)
Basta una foto.