Perché il tennis migliori la nostra salute dobbiamo essere nella condizione di trarne beneficio. Ecco perché sarebbe bene cominciare l’anno con una valutazione del peso corporeo…

di Laura Gogioso – foto Getty Images

 

A breve sarà tempo di rinnovare la nostra tessera agonistica ed è il momento, se ancora non l’abbiamo fatto, di fare il punto sul nostro stato di salute. Il nostro è uno sport che deve il suo successo al fatto che si può giocare a ogni età, ma non dobbiamo dimenticare che non è uno sport “tranquillo”: sappiamo che pretende un grosso impegno cardiovascolare, dovuto ai regimi di alta intensità richiesti dalle situazioni di gioco.

 

Tutto ciò comporta l’esigenza di una monitorizzazione almeno su base annuale: la visita presso il centro di medicina sportiva ci permette di ottenere l’indispensabile certificato di idoneità analizzando le nostre capacità sotto sforzo e valutando se il nostro motore è pronto per la nuova stagione. Per completare il tagliando è utile approfondire l’indagine e indagare un po’ più a fondo: se vogliamo che fare sport migliori la nostra salute, dobbiamo metterci nelle migliori condizioni fisiche possibili per essere in grado di trarre dall’attività tutti i benefici.

 

In pratica si tratta di fare un check up nutrizionale, il cui punto di partenza è rappresentato dalla valutazione critica del peso corporeo. Molto banalmente possiamo farci un’idea del nostro attuale stato, inserendo i valori di peso e altezza nella formula che determina il BMI (peso, in kg, fratto altezza, in metri, al quadrato). Se poi misuriamo anche la circonferenza di vita e fianchi e le mettiamo in relazione (circonferenza della vita fratto circonferenza dei fianchi), otteniamo un indice di rischio metabolico, il WHR.

 

Tuttavia, per lo sportivo diventa importante non fermarsi a un’indagine di questo genere, ma valutare la percentuale di grasso corporeo e compararla con quella valutata più idonea alla disciplina praticata. Per il tennis si ritiene che tale percentuale sia per gli uomini compresa tra il 7 e il 13% e per le donne fra il 17 e il 26%. Il rispetto di tali percentuali rappresenta un obbligo per gli atleti di livello, ma anche per i semplici amatori rientrare in tali parametri o per lo meno avvicinarcisi, permette di ottenere notevoli vantaggi: in ottica prevenzione infortuni, il più ovvio è un minor carico sul sistema osteo-articolare, ma anche l’apparato cardiovascolare risente positivamente di una riduzione del grasso corporeo, situazione che avvantaggia il lavoro cardiaco alleggerendolo.

 

Passando alle componenti prestative, velocità, destrezza, resistenza, equilibrio e capacità di salto giovano sensibilmente di un indice di adiposità ottimale, tutte qualità che sono indispensabili per un tennista e che spesso fanno la differenza fra la vittoria e la sconfitta. Una valutazione critica e strumentale della composizione corporea, quale quella effettuata nell’ambulatorio di nutrizione, permette inoltre di conoscere l’idratazione e la distribuzione extra e intracellulare dei fluidi corporei.

Si tratta di parametri altrettanto fondamentali: basti sapere che una riduzione dello stato di idratazione solo del 2% è in grado di ridurre la prestazione e che una cattiva idratazione è correlata con una maggiore probabilità di infortunio.