Raramente si era visto un ATP 500 senza top-20 e con un cut-off così basso. Il calendario del 2016 ha dato il colpo di grazia a un torneo con prestigio e tradizione ultrasecolari. Nel 2007 l’ATP gli ha tolto lo status di Masters 1000 e ha rischiato la bancarotta per la causa legale intentata dai tedeschi, che però hanno avuto torto sia in primo che in secondo grado. Non era stata violata alcuna norma antitrust. E oggi Amburgo piange.

Neanche un top-20 in tabellone. Il numero 160 ammesso di diritto. Non è un torneo challenger, ma il prestigioso torneo di Amburgo. Uno dei più antichi, con un tradizione ultrasecolare. Eppure una serie di concomitanze lo hanno ridotto ai minimi termini, obbligando le TV a trasmettere Almagro-Satral e Monteiro-M. Zverev, match che da altre parti sarebbero finiti nel dimenticatoio. Stiamo parlando di un evento nato nel 1892, quando esisteva ancora l’Impero Germanico (si sarebbe sfaldato al termine della Prima Guerra Mondiale, quando la Germania sarebbe diventata una Repubblica Federale). Si giocò presso l’Unlehorst Railway Club e le prime edizioni furono riservate solo a tedeschi e austriaci. Con il nuovo secolo l’hanno aperto a tutti, spostato al Rothenbaum Club, e l’hanno rapidamente reso il più importante torneo di Germania. L’albo d’oro è incredibile, soprattutto nel secondo dopoguerra. L’hanno vinto Rod Laver, Roy Emerson, Nicola Pietrangeli, Tony Roche, Ivan Lendl…nella geopolitica del tour ha spesso cambiato status, ma fino al 2008 nessuno ne ha messo in dubbio l’importanza: prima Grand Prix Tennis Tour, poi Grand Prix Super Series, infine Super 9 (e successive denominazioni). Oddio, qualcuno aveva pensato che portasse sfortuna visto che chi lo vinceva non riusciva a confermarsi altrove. Pensiamo ad Andrei Medvedev, o ad alcuni vincitori a sorpresa come Roberto Carretero o Albert Portas. Però giocavano sempre i migliori, e non è un caso che il più titolato dell’Era Open sia Roger Federer con i suoi quattro titoli. Nel 2007 e nel 2008 abbiamo avuto in finale il superclasico del tennis moderno: Federer contro Nadal, con una vittoria per parte. Ma il destino era già segnato. Nonostante la bellezza del Campo Centrale (uno dei primi a dotarsi di un tendone, in modo da consentire il gioco anche in caso di pioggia) e l’importante supporto della federtennis del Qatar (proprietaria del 24% del torneo), l’ATP ha scelto – unilateralmente – di fare spazio a Shanghai, spostare il nuovo Madrid nella settimana di Amburgo e declassare il torneo tedesco, oltre a spostarlo in luglio. Una botta tremenda dopo 115 anni di storia e un potere politico non indifferente: basti pensare che nel 2000 aveva avuto il privilegio di scambiarsi la data con Roma, prendendosi quella più vantaggiosa a ridosso del Roland Garros.


Niente da fare. I soldi provenienti dalla Cina erano troppo allettanti per l’ATP, allora diretta dal sudafricano Etienne De Villiers. Nel rispetto dei propri regolamenti, l’Associazione Giocatori votò il nuovo progetto e declassò Amburgo. I tedeschi la presero malissimo e nell’aprile 2007 intentarono una maxi-causa congiunta (federazione tedesca e federazione del Qatar) chiedendo di mantenere lo status e chiedendo un maxi risarcimento di decine di milioni di dollari, cifra superiore all’intero patrimonio dell’ATP. Non se ne parlò molto, ma in caso di sconfitta legale per l’ATP avrebbe addirittura potuto essere bancarotta. Gli appellanti accusavano l’ATP di aver violato le norme antitrust, ma il processo di primo grado (svoltosi a Wilmington, nel Delaware), durato due settimane, respinse le accuse e certificò la legittimità delle decisioni ATP. “Rimaniamo convinti del fatto che l’ATP abbia degradato illegalmente il nostro torneo – diceva Georg von Waldenfels, presidente della federtennis tedesca – noi abbiamo tutto il diritto di appellarci. Lo status di Masters 1000 non ha limiti di tempo e, finché ci atteniamo alle norme ATP, deve essere rinnovato di anno in anno”. Era il 2008 ed effettivamente Amburgo non si è arresa, proponendo appello. La loro tesi sosteneva che l’ATP monopolizzasse i servizi ai giocatori e che la ristrutturazione del calendario fosse frutto di una collisione. De Villiers rispose con vigore: “La giuria ha riconosciuto il nostro fondamentale diritto di impostare e modificare il calendario ATP. Se vogliamo sfruttare appieno il potenziale del nostro sport, i cambiamenti sono necessari”.

 
I MOTIVI DEL DECLASSAMENTO
Il progetto iniziale prevedeva addirittura un doppio declassamento: oltre Amburgo, sarebbe stato ridimensionato anche Monte Carlo. L’opposizione dei giocatori, tuttavia, salvò il torneo del Principato che però perse lo status di “obbligatorio”. Il tribunale del Delaware, composto da otto persone, stabilì i propri principi al termine di una Camera di Consiglio di 9 ore. Non bastò ad Amburgo e all’inedito duo Germania-Qatar, i quali sostenevano che l’ATP avesse manomesso alcune testimonianze chiave. Ci sono voluti due anni per arrivare alla sentenza definitiva, emessa il 25 giugno 2010 dal Tribunale di Philadelphia: stavolta il collegio era di tre persone, presieduto da Anthony Scirica. In una sentenza di 45 pagine, Scirica scrisse che ogni torneo ha l’interesse ad avere tutti i migliori nelle proprie fila, ma i tedeschi non erano stati capaci di dimostrare nessuna cospirazione per monopolizzare il mercato dei top-players a danno di Amburgo. “Non c’è stato nulla di scorretto, poiché l’ATP non aveva alcun interesse diretto nei confronti di un torneo piuttosto che di un altro quando ci furono le votazioni”. Nemmeno Charlie Pasarell, rappresentante del Board ATP che all’epoca aveva interessi con il torneo di Indian Wells. Lapidario il commento di Bradley Ruskin, l’avvocato che ha rappresentato l’ATP in fase processuale. “Abbiamo avuto la certezza che un organo di governo dello sport può prendere le sue decisioni, naturalmente in linea con le leggi antitrust”. Nelle ultime edizioni, il torneo diretto da Michael Stich si è salvato un paio di volte grazie alle partecipazioni di Roger Federer e Rafael Nadal (vincitore lo scorso anno su Fognini), ma non sempre è andata bene, con successi di giocatori non di primissimo piano come Andrey Golubev o Leonardo Mayer. Più in generale, Amburgo ha perso fascino. Quest’anno, poi, ha subìto un pugno in faccia con il nuovo calendario: non solo l’hanno piazzato subito dopo Wimbledon, ma deve prendersi la concorrenza di altri due tornei ATP, dei quarti di finale di Coppa Davis e di vari match dei Gruppi Zonali, sempre di Davis. Il risultato è quello descritto a inizio articolo. Soltanto Alexander Zverev potrebbe salvare un evento che ha già dovuto ridurre la capienza del centrale e che era stato declassato per quattro ragioni.

Mancanza di investimenti significativi

Diminuzione del pubblico

Condizioni meteorologiche sfavorevoli

Calo di interesse per il tennis in Germania

Saranno proprio Sasha e la sua eventuale scalata (lui è nato proprio ad Amburgo) a dare alla Germania la chance di tornare in alto nella geografia del tennis. Ma ormai sembra troppo tardi per riportare Amburgo ai fasti di un tempo. Ma risollevarsi dai bassifondi di quest’anno è doveroso. Almeno questo…