BRESCIA – Lo guardi e vedi il prototipo del tennista moderno. Alto quasi due metri, ottimo servizio, gesti eleganti. Però Roberto Marcora si è accorto un po' tardi di poter diventare un ottimo giocatore. Nel 2014 è esploso e nel 2015, anno dei ventisei (li ha compiuti il 30 agosto), si è fatto ingolosire da una programmazione ambiziosa. Qualificazioni Slam, ATP, tanti main draw nei Challenger…e l'ha un po' pagata. Ma il bagaglio d'esperienza gli tornerà utile nel 2016. Nel frattempo ha centrato un posto in tabellone al Trofeo Città di Brescia (42.500€, Play-It), vincendo due partite in un giorno. Partite diverse: 7-5 4-6 7-6 contro il portoghese Goncalo Oliveira, 6-4 6-3 contro lo svizzero Yann Marti. Ma alla fine è passato lui, dando una gioia al buon pubblico presente al Centro Sportivo San Filippo. “Due partite in un giorno? Dura, ma non così tanto sul piano fisico. Su un campo così veloce non si spende molto – racconta Marcora – è più complicato sul piano mentale. Ad esempio, contro Marti ho avuto un calo a inizio secondo set. Ho iniziato a pensare che ero in campo dalle 9 del mattino e sono andato un po' in crisi. Poi lui ha concesso qualcosa, sono risalito e l'ho portata a casa”. Yann Marti è un giocatore pieno di talento, ma con grossi limiti di concentrazione. Qualche mese fa è stato escluso (forse per sempre) dal team svizzero di Coppa Davis perché non aveva accettato la decisione del capitano Severin Luthi, reo di averlo escluso dalla prima giornata contro il Belgio. Quanto è difficile giocare contro un tipo così? “Zero. Ha un comportamento vergognoso, anche oggi ha provato a litigare. Ha chiesto all'arbitro di ammonirmi per coaching, diceva che facevo passare troppo tempo tra un punto e l'altro…si aggrappava a tutto, quando poi è il primo a fare scenate (vero: ha scagliato una pallina sul tetto del palazzetto e ha lanciato più volte la racchetta, ndr). Ormai gli avversari lo conoscono: tutti sanno che bisogna stargli attaccati perché può capitare che si batta da solo. A tennis gioca bene, ma è molto labile sul piano mentale. Anche oggi lo ha dimostrato”.
OBIETTIVO CAMPI DURI
Numero 284 ATP, Marcora è stato in 178esima posizione soltanto sette mesi fa, dopo la bella finale al Challenger di Guangzhou. Poi le cose sono un po' peggiorate. “Diciamo che è stato un anno a due volti – racconta – mi sono tolto tante soddisfazioni perché ho giocato in campi che fino a qualche anno fa potevo soltanto sognare. Ma è anche vero che potevo aspettarmi qualcosa di più a livello di ranking. Dentro di me so di essere migliorato come tennista, ma mi sono scontrato con avversari ben più difficili. Ho perso tante partite combattute e certamente non è bello. Ad agosto mi sono ritrovato a giocare i futures e sono contento di come ho gestito la situazione: se scendi di livello non è così automatico vincere, invece ho raccolto 23 vittorie e 2 sconfitte, con tre titoli e due semifinali, salvo quando mi è preso il colpo della strega in Spagna!”. Ad ogni modo, lo scorso anno aveva conquistato 206 punti ATP mentre quest'anno è a 185. Non è detto che non possa fare altrettanto, magari con un bel risultato a Brescia. “Mi piace pensare che sia stato un anno di transizione”. Dando un'occhiata alla sua stagione, colpisce il fatto che abbia giocato così tanto sulla terra battuta. Non è che ha un po' esagerato? “Vero. Dopo la finale in Cina ero al top della forma, ma da aprile in poi ho giocato soltanto sulla terra. Certo, se vuoi giocare sul cemento in estate devi viaggiare…ma credo che l'anno prossimo non commetterò questo errore, ne ho parlato a lungo anche con il mio coach Uros Vico. In effetti la mia superficie preferita è il cemento all'aperto, perché non amo nemmeno i campi troppo veloci. Come quasi tutti i tennisti italiani sono cresciuto sulla terra, e lo dimostrano le mie aperture ampie. Ho giocato così tanto sulla terra non tanto per comodità, ma perché avevo la classifica per entrare in tabellone e l'ho fatto. Questa esperienza mi servirà, uno come me non può giocare da primavera a ottobre quasi solo sulla terra battuta…”. E torniamo al solito punto: l'altezza, la potenza, il gioco brillante…uno come Roberto Marcora può brillare e togliersi soddisfazioni importanti. Ma deve fare scelte più coraggiose. Per sua fortuna, al Tennis Milano (circolo dove si allena) hanno costruito un campo in cemento. Chissà, magari una nuova carriera può nascere da lì…