AUSTRALIAN OPEN – Dopo un grande successo si può continuare e vincere, oppure perdersi. Ana Ivanovic dimostra che può esserci un’altra strada. Ma ha ripreso la retta via. 
Il mitico "fist pump" di Ana Ivanovic

Di Riccardo Bisti – 21 gennaio 2014
 

C’è stato un momento in cui Ana Ivanovic è stata etichettata come un bluff, uno dei tanti “One Hit Wonder” tennistici. Un talento brillante sbiadito troppo in fretta. Quando arrivi lassù in cima (e lei c'è riuscita nel 2008), sei davanti a un bivio. Continuare a vincere, oppure perderti nei meandri della popolarità. A giudicare dai risultati, Ana avrebbe preso la seconda via. Lei è bella, secondo alcuni bellissima. Sono arrivati i servizi fotografici, le interviste, gli spot pubblicitari, persino una richiesta da Hollywood. Ana ha smarrito la retta via, ma non solo per colpa sua. La sua storia dimostra che può esserci anche una terza strada, quella in cui lo scorrere degli eventi ti trascina anche se non vuoi. Ha impressionato una sua dichiarazione di qualche giorno fa, prima del successo-shock contro Serena Williams. “In passato ho commesso degli errori, ma non solo a causa di mie decisioni. Adesso mi resa conto di ciò che voglio dalla mia carriera. Sono pronta ad assumermi le mie responsabilità”. Non ha appronfondito, ma a modo loro sono dichiarazioni molto gravi. La serba ha fatto capire che qualcuno aveva deciso per lei, facendole perdere il focus dalla missione principale: il tennis. Tra uno shooting e l’altro, è scesa al numero 65 WTA, costretta ad elemosinare wild card per giocare i tornei più importanti. Tuttavia, non ha mai perso l’atteggiamento positivo, un sorriso radioso che ha fatto perdere la testa a tanti appassionati. Chi preferisce le more alle bionde ha trovato in lei una bandiera, un simbolo. Adesso Ana ha trovato il suo equilibrio ed è ancora imbattuta nel 2014. Il suo nuovo staff, guidato dal coach Nemanja Kontic e dal preparatore atletico Zlatko Novkovic, le ha dato serenità e stabilità. La vittoria contro Serena Williams, per quanto sorprendente, non è stata un fulmine a ciel sereno. Ad Auckland è tornata a vincere un torneo dopo un digiuno di tre anni. Il dritto è di nuovo fulminante, il sorriso non è più di circostanza. In Australia ha giocato la sua prima finale Slam, sempre in Australia può riprendersi lo status di “big” del tennis. In fondo, lassù non ci sono giocatrici fuori dalla sua portata (Serena a parte, almeno quando sta bene). Forse c’è ancora spazio per lei. Durante l’Australian Open, Ana ha presenziato a un evento Yonex. Elegantissima, con scarpe di vernice, orecchini verdi e abito floreale, ha rilasciato alcune dichiarazioni decisamente interessanti. Ancor di più oggi, che punta a riacciuffare una semifinale Slam dopo quasi 6 anni.
 
“Ho festeggiato la vittoria ad Auckland con una bottiglia di champagne Moet da tre litri. Ce la siamo scolata con il mio clan e alcuni amici serbi, ma io mi sono limitata a un solo bicchiere!”
 
“Credo di avere il gioco e la qualità per ottenere grandi vittorie. Sogno di vincere i tornei del Grande Slam. Questi desideri mi tengono motivata: se non succede stavolta, può succedere la prossima. Sento di avere ancora molto da dare. E’ per questo che mi vedete ancora in giro”
 
“Ho molte storie divertenti da raccontare sul mio pugnetto. Lo utilizzo in tanti aspetti della mia vita, anche senza accompagnarlo con il mio ‘Ajde!”. Una volta ero da Starbucks a Toronto per bere un caffè. Un ragazzo mi ha visto, m ha indicato e a iniziato a mimare il mio gesto. E’ stato divertente e imbarazzante. Sin da piccola, mi sono comportata così. Non solo sul campo da tennis, ma anche se si tratta di basket, pallavolo, partite a carte…qualsiasi cosa!”
 
“Twitter mi diverte molto, non pensavo che mi sarebbe piaciuto così tanto. Mi piacerebbe pubblicare un mucchio di cose, ma cerco di controllarmi. Però mi piace postare cose originali, diverse. Vorrei evitare di parlare degli allenamenti o delle partite. La gente conosce bene questi aspetti, mentre mi piacerebbe mostrare altri lati del tennis e della nostra vita”.
 
“Sono una mangia-allenatori? La gente non capisce quanto sia difficile trovare la persona giusta. Magari un coach va bene per qualcuno ma non per qualcun altro. Per la prima volta, sono attorniata esclusivamente da connazionali. Mi piace molto perché possiamo comunicare con facilità. Avere una buona comunicazione consente di ottenere il meglio”.
 
“Non è facile gestire la popolarità. Sono una persona riservata, ma allo stesso tempo un personaggio pubblico. Mi piace Twitter, ma desidero la mia privacy. Cerco di non menzionare alcuni aspetti della mia vita. Però mi piace utilizzare la mia influenza per aiutare il prossimo, come ad esempio la mia collaborazione con UNICEF".
 
“Durante la preparazione invernale ho lavorato molto per migliorare la continuità. Mi sembra che le cose stiano andando bene. Sono una giocatrice molto emotiva, mi capita di avere un certo stato d’animo e non accorgermene neanche. Il mio allenatore mi ha detto che sono vittima di alti e bassi e io non me ne ero nemmeno accorta. Adesso ho raggiunto una certa consapevolezza, e questo mi consente di essere più costante”.