8 mesi di squalifica per il 24enne spagnolo Samuel Ribeiro, ex n.723 ATP e già ritirato: le indagini su una partita del 2015 fecero scoprire un account dove aveva aveva effettuato 28 scommesse due anni prima, peraltro con un saldo negativo. Una faccenda secondaria per un problema – quello della corruzione – che per ora non trova soluzioni concrete.

“Forse vogliono far vedere che lavorano”. Mischiando ironia e amarezza, lo spagnolo Samuel Ribeiro Navarrete ha accolto la squalifica della Tennis Integrity Unit per aver violato le norme anti-corruzione. Il 24enne di Valencia, onesto giocatore da Futures, è stato sospeso per otto mesi e multato di 1.000 dollari dal corpo investigativo che da una decina d'anni prova a vigilare nel tour. Pur utilizzando metodi polizieschi, figli del background dei suoi componenti, la TIU fatica a provare illeciti importanti nel mondo del tennis. Ogni tanto spunta qualche squalifica, ma si tratta di cosiddetti “pesci piccoli”, scovati più per ingenuità che per effettiva colpevolezza. È certamente il caso di Samuel Ribeiro, mai oltre il numero 723 ATP raggiunto nel luglio 2016. Oltre due anni dopo i fatti, hanno scovato – per caso – un suo account di scommesse doveva aveva effettuato 28 giocate tra il gennaio e il marzo 2013. Tramite un messaggio su Facebook, Ribeiro (che ha smesso di giocare, anche se quest'anno ha giocato alcuni Futures), ha provato a chiarire la sua posizione. La maggior parte delle scommesse risalivano all'Open d'Australia e riguardavano i giocatori più famosi. “Sui quali non avevo nessuna informazione privilegiata. Pensavo che non fosse vietato scommettere su partite di altri giocatori. Per me è stato divertimento e nulla più. Risultato? Ho perso complessivamente 80 euro. Giocando i tornei ITF, avrei dovuto conoscere il regolamento, ma ammetto l'ignoranza. So che non conoscere le regole non elimina le colpe, ma posso provare quello che ho detto.

UNA RELAZIONE CHE NON ARRIVA
Non c'era malafede e nemmeno l'intenzione di speculare. Visto che sono sempre stato una persona corretta, vorrei essere rispettato e giudicato soltanto per aver commesso un errore, peraltro considerato piuttosto lieve da chi mi ha giudicato. Lo sport è macchiato dalle scommesse, ma io non ho mai fatto niente di illegale. Mi sono ritirato da oltre un anno e non riesco a capire cosa possano ottenere dalla squalifica d un modesto ex-giocatore che sta ultimando gli studi universitari”. A parte il caso specifico, le dinamiche delle indagini raccontare da Ribeiro fanno capire le difficoltà con cui si muove la TIU. Nessuno avrebbe mai scoperto la sua infrazione se non ci fosse stato un volume anomalo di scommesse su un suo match del 2015. Si pensava che il suo avversario si fosse venduto la partita, dunque l'incontro fu monitorato dalla TIU. “Ci hanno informato che saremmo entrambi finiti sotto indagine: soltanto per questo, hanno scovato il mio conto e le scommesse effettuate due anni prima”. Appena aveva saputo che non si poteva scommettere sul tennis, Ribeiro aveva chiuso l'account, ma ormai la frittata era fatta. In questo momento, sta per concludere il suo corso di laurea in Economia e Finanza. La sua sanzione è identica a quella inflitta circa un mese fa al rumeno Marius Frosa. Nomi totalmente sconosciuti per una battaglia indefinita, in cui non si capisce bene quale sia il rapporto tra guardie e ladri. Nel frattempo, mentre i report trimestrali TIU informano soltanto sul numero di match sospetti e sulle integrazioni di organico, non è ancora arrivata la relazione del pannello indipendente creato quasi due anni fa, che dovrebbe dare una valutazione complessiva su come viene affrontata la corruzione nel tennis. Inizialmente previsto in 12 mesi, il report non è ancora arrivato. E il problema continua ad aleggiare, anzi, a strisciare nel sottobosco del nostro sport.