Certe cose non hanno una spiegazione razionale. Tra queste, c'è l'incredibile rapporto tra Roberta Vinci e il Canadian Open. Proprio con il torneo, visto che gioca bene sia a Montreal che a Toronto. Però è in Ontario che offre spesso il meglio di sé. La magia è iniziata otto anni fa con una sconfitta. Dopo aver rifilato un doppio 6-0 alla Llagostera Vives, giocò una partita eccezionale contro Svetlana Kuznetsova, allora n. 5 WTA. Perse 6-2 7-6 a un mese dalla finale di Fed Cup in Russia. Alla luce di quello, probabilmente avrebbe meritato un posto in singolare. L'anno dopo vinse tre partite, salvo poi scatenarsi nel 2011 e nel 2012. Quattro anni fa fece un super-torneo, battendo solo top-20 e l'allora n.1 Caroline Wozniacki. L'avventura terminò con Sam Stosur, che meno di un mese dopo avrebbe vinto lo Us Open. Non contenta, si è ripetuta nel 2012 a Montreal superando Wickmayer, Ivanovic e Kerber prima di cedere alla Safarova. Tra i vari tornei Premier, è quello dove ha la maggiore continuità. Proprio il Canada potrebbe segnare la sua rinascita dopo una stagione difficile. Roberta è nei quarti anche nel 2015 in virtù delle vittorie su Karin Knapp (6-0 6-0), Mirjiana Lucic-Baroni e la giovane Daria Gavrilova. Un 6-4 6-3 che si presta a una simbologia spicciola ma efficace: è la vittoria dell'esperienza sulla gioventù, nonché dei metodi “vecchio stile” sulla tecnologia sfrenata. Già, perché coach Francesco Cinà, splendido artefice degli ultimi anni di Roberta, si affida ancora a un coaching tradizionale, mentre Nicole Pratt ha passato tutta la partita a smanettare con l'iPad messo a disposizione dalla WTA. Sembrava quasi più interessata a quello che a guardare la partita. Ma alla fine si è imposta Roberta, regalando al pubblico (non così numeroso, in verità) un sorriso bello e radioso.
ROBERTA PUO' ANCORA DIRE LA SUA
La Vinci ha sempre comandato, sin dal primo game. La Gavrilova si muove con grande intensità, sembra una trottola, quasi un cartone animato. E' una versione più evoluta di Yulia Putintseva, che a dispetto di un buon talento è diventata una caricatura di se stessa. La Gavrilova, invece, pur senza un fisico eccezionale, sta crescendo mese dopo mese, ma non era abituata a fronteggiare un tipo di tennis come quello della Vinci. Da una parte, un dritto tradizionale ma molto attento agli angoli, dall'altra il famoso rovescio in slice che tante vittime ha mietuto negli ultimi anni. La giovane Daria, classe 1994, non l'aveva mai fronteggiato e ha faticato ad addomesticarlo. Roberta è salita subito 3-1, ha avuto anche palla del 4-1 “pesante”. Non ha mai dato l'idea di poter perdere il primo set, nemmeno quando si è fatta riprendere sul 3-3. In verità c'è stato un momento in cui la partita avrebbe potuto assumere un aspetto diverso. E' stato in avvio di secondo set, quando la giocatrice al servizio faticava a intascare anche solo un punto. Fino al 2-2 abbiamo visto solo break, poi la Gavrilova è salita 3-2 e si è auto-incitata. Poteva essere la svolta: la è stata, ma a favore di Roby. Quattro giochi consecutivi, sigillati da una risposta vincente di dritto, le hanno dato un successo che la farà rientrare di slancio tra le top-50 ma dal significato ancora più profondo. Significa che il suo tennis è ancora efficace, che a 32 anni può ancora dire la sua. Certo, nei quarti le toccherà probabilmente Serena Williams. Ma non è detto che sia un male: tornare a respirare l'aria del grande tennis, dopo tante sconfitte, sarà importante. Quasi una riconquista del territorio.
WTA PREMIER FIVE TORONTO – Ottavi di Finale
Roberta Vinci (ITA) b. Daria Gavrilova (AUS) 6-4 6-3