I tornei australiani erano stati un calvario per Nick Kyrgios. Non aveva voglia di allenarsi, era finito in un “luogo piuttosto buio”. Ma la chiamata di Lleyton Hewitt, e la conseguente presenza in Coppa Davis, lo hanno rigenerato. “Se mettiamo le cose in prospettiva, non sono un cattivo ragazzo”. Sarà tra i protagonisti più attesi a Miami.

 

L'intossicazione alimentare che ha impedito a Nick Kyrgios di sfidare Roger Federer ha privato Indian Wells di uno dei match più attesi. Tuttavia, uno dei grandi protagonisti BNP Paribas Open è stato proprio australiano, capace di ridicolizzare Alexander Zverev e superare Novak Djokovic. Sembra che il tennis sia nuovamente una sua priorità. Nick ha rivelato le difficoltà personali avute dopo la sconfitta all'Australian Open, contro Andreas Seppi. Dal punto di vista mentale, ha trovato la luce dopo un periodo molto difficile, culminato nella mini-squalifica a fine 2016 dopo il “tanking” a Shanghai. “Mi sono trovato in un luogo piuttosto buio – ha detto – anche se sono salito al numero 13 ATP, sul piano mentale non ero a posto”. L'approccio con l'estate australiana, molto sentita dai suoi connazionali, era stato molto difficile. “Non avevo voglia di andare ai tornei, non mi andava di allenarmi, non volevo fare niente. Ho lavorato per un po' con un preparatore atletico, ma è stata dura: il mio team era motivato, ma io no”. Senza sminuire il bel successo di Andreas Seppi a Melbourne, per Kyrgios è stato un Australian Open da incubo. Dopo il match, ha avuto la sensazione che tutta l'Australia fosse contro di lui. “Mi sono trovato in un luogo buio. Non volevo giocare a tennis, avevo intenzione di prendermi una pausa e ne avevo parlato con il mio team. Davvero, non potevo più giocare”. Nel momento peggiore, con il rischio di buttare a mare la carriera a neanche 22 anni, Kyrgios è stato salvato da una telefonata. A chiamarlo è stato Lleyton Hewitt, una delle poche persone in grado di svegliarlo dal torpore. Gli ha chiesto la disponibilità per l'incontro di Coppa Davis contro la Repubblica Ceca.

“NON SONO UN CATTIVO RAGAZZO”
“Ho trascorso una settimana con la mia fidanzata, poi è arrivata la chiamata di Rusty. Mi ha chiesto di giocare in Davis ed è stata la migliore cosa che potessi fare. Insieme ai miei compagni di squadra ho ritrovato il piacere di allenarmi. Non so cosa sia successo, ma è cambiato qualcosa. E' stato importante avere gli altri ragazzi al mio fianco, poi c'é stato il ritorno di Ajla nel tour. E' bello vederla di nuovo in giro, inoltre c'è mia madre…”. Come a dire che i pezzi del puzzle si sono rimessi in ordine dopo aver svolazzato qua e là. E' presto per parlare di maturazione, di un “Nuovo Kyrgios”, però qualcosa è cambiato davvero. In altri tempi non avrebbe mai cercato il dialogo con il pubblico: se ne sarebbe fregato, sarebbe andato avanti per la sua strada. Come quando, nel famoso match di Shanghai, ha intimato a uno spettatore di “sedersi e stare zitto”. E invece… “Spero che i fan australiani mi diano almeno il beneficio del dubbio. Il fatto è che non mi piace ogni tipo di persona, ma non credo di essere un cattivo ragazzo. Durante la partita capita di essere nervoso, arrabbiato…ma fuori dal campo non ho fatto niente di male. Non ho mai guidato da ubriaco, non ho sparato, non ho rubato. Non sono una persona cattiva. Nello schema delle cose, se le metti in prospettiva, non mi ritengo un cattivo ragazzo”. Nella speranza che il problema a Indian Wells sia già risolto, Nick sarà tra i più attesi (o tra i favoriti?) al Miami Open, al via mercoledì. Dopo un bye al primo turno, sfiderà il vincente tra Chung e Dzumhur. Guardando più in là, avrebbe Stan Wawrinka nei quarti e Roger Federer in semifinale. Possibile replay della mancata sfida a Indian Wells. In assenza di Murray e Djokovic, sarà una delle potenziali storie del torneo.