Il 18enne di genitori etiopi Elias Ymer riporta la Svezia nel main draw di uno Slam, riaccendendo le speranze di un’intera nazione. E al suo angolo c’è un italiano: il giovane bresciano Gianluca Marchiori.
Di Marco Caldara – 20 gennaio 2015
Non è biondo e ha la pelle nera, ma la riscossa del tennis svedese potrebbe (dovrebbe?) passare da lui. Dopo anni di carestia, Elias Ymer è candidato a riaccendere le speranze di un paese che un tempo era al centro del mappamondo tennistico, poi è completamente sparito, ma sta lavorando dietro le quinte per tornare grande. I frutti degli sforzi profusi alla ‘base’ si vedono nella crescita di questo 18enne, nato nei pressi di Goteborg da genitori etiopi e poi scovato da Magnus Norman, che l’ha accolto come un figlio nella sua Good to Great Tennis Academy di Stoccolma. Mattone dopo mattone, Ymer si sta ritagliando un ruolo sempre più importante, e sabato all’Australian Open ne ha posato uno preziosissimo. Sugli stessi campi dove nel 2002 Thomas Johansson ha firmato l’ultimo Major vichingo, lui ha riportato la bandiera svedese nel main draw di un torneo del Grande Slam, a quasi quattro anni dall’ultima apparizione di Robin Soderling. Da numero 212 ATP, Elias è il miglior tennista svedese e si è già messo la nazionale sulle spalle nell'ultimo play-off di Coppa Davis (salvandoli dalla Serie C), ma ora sta iniziando a far parlare di sé anche nei tornei più importanti. Gli appassionati più attenti lo conoscono sin da quando è arrivato fra i primi cinque del mondo da under 18, altri l’hanno scoperto sabato grazie al tweet dedicatogli dal suo amico Stan Wawrinka, mentre il grande pubblico è destinato a conoscerlo presto. Ad aiutarlo nel percorso verso il tennis di vertice, dallo scorso autunno c’è la mano di un italiano: il ventiquattrenne (!) bresciano Gianluca Marchiori. Un buon seconda categoria con qualche apparizione nelle qualificazioni di Challenger e Futures, passato in meno di un anno e mezzo dal lavorare come maestro in un circolo del Bresciano a frequentare i tornei più importanti del mondo, con lo stemma della ‘Good to Great’ sullo zainetto. Lo conoscono in pochi, eppure gli è bastato poco per guadagnarsi la fiducia di Norman e colleghi, tanto da spingerli ad affidargli il miglior prospetto dell’intera accademia.
“NORMAN? UNA GRANDE PERSONA”
“Ho sempre sognato di fare il coach – esordisce Marchiori – sin da quando nel 2008 sono stato costretto ad abbandonare l’idea del professionismo per ripetuti problemi alla spalla. Ho continuato ad allenarmi e aggiornare le mie competenze per costruirmi un futuro da allenatore, finché è arrivata una possibilità”. L’aggancio è stato Dayana Yastremska, promettente quattordicenne ucraina, già fra le prime 200 del ranking ITF under 18. L’ha conosciuta a un torneo giovanile per nazioni che si disputava a Salò, sul Lago di Garda, e dopo una decina di giorni di lavoro insieme è nata la collaborazione.“Ho iniziato a seguirla a tempo pieno nel settembre del 2013, e l’anno successivo abbiamo avviato una partnership con l’accademia di Magnus Norman”. Inizialmente avrebbero dovuto far base a Stoccolma soltanto quattro mesi all’anno, ma ad agosto è arrivata la proposta impossibile da rifiutare. “L’accademia mi ha offerto un contratto full-time, ho accettato, e Dayana è venuta con me”. Norman l’ha prima aiutato nella gestione della giovane tennista dell’Est, e poi, di comune accordo col proprio staff e il giocatore, ha deciso di metterlo alla guida di Ymer. “Abbiamo iniziato lo scorso novembre al Challenger di Helsinki, e ora eccoci qua”. Ma com’è, per un giovane alle prime esperienze, lavorare in una delle Academy più importanti del mondo? “Fantastico”, ripete più volte. “Magnus è una persona estremamente umile, un grande uomo ancor prima che un grande coach. Quando non è impegnato con Wawrinka lavora insieme a noi, c’è una grande alchimia. Sono onorato di poter stare a fianco a lui e Mikael Tillström (ex allenatore di Dimitrov e Enqvist, ndr), e poter contare su tutta la loro esperienza. Lavoriamo a stretto contatto ogni giorno, con l’obiettivo di migliorarci, e quando ho bisogno di un consiglio sono sempre pronti ad aiutarmi”.
TANTA FAME DI MIGLIORARSI
A giudicare dai primi risultati, il sodalizio Ymer-Marchiori è partito con il piede giusto. A Chennai, il 'colored' nordico ha dimostrato di essere già pronto a battere i top 100, vincendo contro Igor Sijsling il secondo match nel circuito maggiore, e a Melbourne si è preso una qualificazione tutt’altro che banale, alla prima esperienza assoluta in un Major. Dopo Benoit Paire e Jan Mertl ha superato al turno decisivo il coreano Yeong Chung, lo stesso battuto da Gianluigi Quinzi nella finale di Wimbledon juniores. Un bel regalo per tutti, da sé stesso e Norman, sino ad arrivare al suo nuovo coach, che proprio sabato ha festeggiato a Melbourne il 24esimo compleanno. “Nelle qualificazioni Elias ha disputato tre ottimi match – spiega Marchiori – a conferma del grande lavoro svolto nella pre-season. La qualificazione rappresenta una soddisfazione immensa, ma è solo un punto di partenza. Il bello arriva adesso”. Al primo round se la vedrà con Go Soeda, avversario decisamente alla portata, per andare a prendersi un secondo turno con Fernando Verdasco, uno che nel 2009 sui campi di Melbourne è arrivato a una manciata di punti dalla finale. Lo spera tutta la Svezia, che da troppo tempo attende un nuovo campione. Sarebbe curioso vederli tornare in alto grazie a un giovane di origine africana, figlio di un ex podista emigrato in nord Europa nel 1987, negli anni d’oro di Stefan Edberg e Mats Wilander. Non ha scelto la Svezia per il tennis, ma forse non è un caso che sia finito proprio lì. Sicuramente, non lo sarebbe vedere Ymer arrivare molto in alto, vita la sua estrema dedizione al lavoro. “In Svezia c’è grande attenzione su di lui, ma Elias non ci fa molto caso, ha solo fame di migliorarsi. È un ragazzo umile e maturo, ama quello che fa, non è mai soddisfatto. Possiamo stare in campo un’ora come otto, lui dà sempre il massimo. Diventa addirittura difficile dargli un ‘day off’: non li vuole mai. Fosse per lui – chiude Marchiori – si allenerebbe ogni giorno”. Con delle premesse così, è davvero difficile non vederlo lassù. Pure il re degli scettici ci farebbe un pensierino.
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