Curiosa decisione dell'australiano: termina la stagione con quasi due mesi d'anticipo. Eppure dopo Wimbledon ha giocato appena 9 partite. Non è un po' strano, a 19 anni? L'Australian Open ci dirà se ha fatto bene.

Di Riccardo Bisti – 26 settembre 2014

 

L'ultimo ace sparato in faccia a Rafael Nadal resterà uno dei simboli del 2014. Però è già un ricordo lontano. Da allora, la vita di Nick Kyrgios è cambiata. Talmente cambiata che ha deciso di chiudere in anticipo la stagione, con ben 6 settimane di anticipo. “Voglio sedermi e prendermi una pausa da tutto” ha detto prima di perdere al primo turno del torneo di Kuala Lumpur, dove è andato perchè è di origini malesi e non poteva mancare. Cancellati gli ultimi appuntamenti a cui era iscritto (Tokyo, Stoccolma e Vienna) scelta strana, soprattutto a 19 anni e dovresti essere pronto a spaccare il mondo. Dovresti avere carica, energia, voglia di scoprire. E invece lui tornerà in Australia, nella sua Canberra, a preparare un 2015 che dovrebbe sancirne la definitiva esplosione, magari a partire dall'Australian Open. Ma questa scelta può allarmare. Nick ha detto di essere stanco, esausto. Eppure, dopo gli exploit a Wimbledon ha giocato appena nove partite, compreso il 6-1 6-1 con cui ha superato l'uzbeko Fayziev Sanjar in Coppa Davis, a risultato acquisito. Il suo bilancio stagionale parla di 29 vittorie e 12 sconfitte, per un totale di 41 match. Per intenderci, David Ferrer ne ha giocati 62 (e ha tredici anni più di lui). E tanti, tanti top-100 hanno svolto un'attività più intensa della sua. Ok, dopo i quarti a Wimbledon la sua vita è cambiata e ogni partita avrà avuto un maggiore carico emotivo. Ma la forza di un tennista si vede anche dalla capacità di gestire queste situazioni. Nel tennis è vietato essere fragili sul piano emotivo. Insomma, l'impressione è che la “stanchezza” di Kyrgios riguardi aspetti extratennistici, ma ci si dovrà abituare in fretta. Non è possibile che uno spot pubblicitario (è diventato testimonial di una marca di intimo insieme a Pat Rafter) lo renda “esausto” a metà settembre.

 

Se davvero fosse così, emergono i dubbi sul suo futuro. Quando un tennista ha 19 anni e coglie improvvisa popolarità, si carica come una molla e inizia a lavorare ancora di più. Kyrgios no. E' solo stanco, o magari è confuso? O semplicemente gli hanno suggerito di andarci piano per evitare di bruciarsi? Le prime risposte arriveranno in gennaio quando i media del suo paese lo braccheranno durante l'Australian Open, in cui sarà tra i personaggi più attesi. Più di Hewitt, più di Tomic, al pari dei big. In fondo, l'Australia è diventato il paese ospitante di uno Slam senza un vincitore indigeno da più tempo. L'ultimo fu Mark Edmonson nel 1976, e fu una storia da raccontare. Lui andava a Kooyong in tram. Al contrario, Kyrgios avrà bisogno di più guardie del corpo. Forse anche per questo, per la necessità di ricaricarsi, ha deciso di andare in vacanza con due mesi d'anticipo (anche se a novembre-dicembre sarà tra le attrazioni dell'International Premier Tennis League: nemmeno lui è insensibile al richiamo dei dollaroni). Di certo per il tour non è una bella notizia, giacchè Kyrgios è uno dei nuovi personaggi. Ovviamente un giocatore ha il diritto di programmarsi come vuole, ma aderire al circuito ATP significa anche assumersi obblighi e responsabilità. Il noto cronista americano Peter Bodo ha ricordato il comportamento di alcuni big del passato, colpiti da improvvisa popolarità in età adolescenziale proprio grazie a un exploit a Wimbledon.

 

JOHN MCENROE: Nel 1977, a 18 anni, raggiunse le semifinali a Wimbledon da qualificato. Dopo l'exploit giocò altre 31 partite (bilancio di 20-11), più del triplo di Kyrgios.

BORIS BECKER: Vincitore di Wimbledon ad appena 18 anni, si scatenò dopo il successo londinese: giocò otto tornei e tre sfide di Coppa Davis, per un totale di 35 partite, il quadruplo di Kyrgios.

ROGER FEDERER: Nel 2001, anno della vittoria su Pete Sampras, non aveva ancora compiuto 20 anni. Chiuse la stagione con altri sette tornei e un bilancio di 9-7.

 

Paragonare Kyrgios a campioni del genere può sembrare scorretto. In fondo non ha ancora vinto nulla, e non è semplice emergere a 20 anni nel tennis iper-fisico di oggi, dove i tennisti sono diventati “atleti con la racchetta”. Magari non è un fanatico di tennis come i tre campioni appena citati, o semplicemente ha bisogno di tempo. Tuttavia, la storia insegna che soltanto con l'attività intensa si può migliorare. In allenamento puoi perfezionare tante cose, ma soltanto la partita offre risposte concrete. In definitiva, Kyrgios ha scelto una strada rischiosa: uscendo dal circuito, lascerà scomparire la carica positiva del 2014 e l'anno prossimo ripartirà senza slancio, con tre mesi di inattività sulle gambe. In questo momento, non sente la necessità di lottare e vincere le partite. Prendersi un periodo sabbatico è una scelta legittima, non inedita ma originale. Se in Australia andrà bene, magari il buon Nick avrà aperto la strada a una nuova abitudine. Ma deve essere consapevole che si tratta di un rischio.