Ci vuole grande passione per ripartire dal numero 72 WTA dopo essere stata n.4, a quasi trentacinque anni e con parecchi milioni in tasca. È il caso di Samantha Stosur, reduce dalla stagione più complicata della sua lunga carriera. Non accadeva dal 2003 (!) che chiudesse l'anno così indietro in classifica. Eppure ha scelto di provarci ancora, puntando sul singolare senza tornare a concentrarsi sul doppio, specialità in cui è stata anche numero 1. L'australiana riparte da Nick Watkins, il tecnico con cui aveva lavorato da ragazzina. Il suo sogno è tornare competitiva, soprattutto nei tornei del Grande Slam. Data in grande condizione atletica, “Sammy” ha detto di sentirsi in grado di competere contro le migliori giocatrici. “E allora perché non andare avanti? Voglio continuare a giocare il singolare il più a lungo possibile. Penso di avere le qualità per fare molto meglio di quanto mi sia riuscito nel 2018”. Va detto che gli ultimi mesi sono stati condizionati da un fastidioso problema al polso, ma oggi sembra tutto risolto. La sua conoscenza con Watkins risale a quasi 20 anni fa, quando era una giovane di belle speranze. Tuttavia, gli riconosce ancora oggi il merito di aver creato il suo micidiale servizio in kick, soprattutto da sinistra. Probabilmente è stata una delle armi più incisive negli ultimi 10-15 anni di tennis femminile. “Ian Brady, il mio allenatore prima di lui, aveva impostato un certo tipo di lavoro, ma poi è con Nick che ho perfezionato il tutto”.
PRIORITÀ ALLA TERRA BATTUTA
Terminata la collaborazione con il coach precedente Josh Eagle, la Stosur ha trascorso un paio di settimane con Watkins a Gold Goast. “Sono state fantastiche, quindi sembra che possa aiutarmi per l'estate australiana e poi andare avanti anche in futuro. Sono entusiasta. Ovviamente non c'è alcuna garanzia su cosa succederà a gennaio e il nostro anno non si baserà certo sulle 3-4 settimane iniziali, ma farò il possibile per presentarmi al top della forma. Non vedo l'ora di farlo”. La Stosur ha sempre faticato nello Slam di casa. Donna particolarmente sensibile, patisce le pressioni e le aspettative che si generano durante l'Australian Open. In sedici partecipazioni ha raggiunto appena due ottavi, nel 2006 e nel 2010. Inoltre, viene da tre eliminazioni consecutive al primo turno. Anche per questo, forse, non ha grandi aspettative per l'Australia. Meglio puntare sulla terra battuta: il grande obiettivo del 2019 sarà il Roland Garros, in cui vanta già una finale (quella storica del 2010, persa contro la Schiavone) e tre semifinali. “Attendo l'intera stagione su terra battuta, però quest'anno mi sono divertita molto a giocare sull'erba, quindi potrei pensare di inserirla tra le mie priorità. La prima cosa saranno i tornei in Australia, ma non c'è dubbio che le aspettative maggiori siano per la terra battuta”. Circa tre settimane fa, aveva annunciato la fine della partnership con Josh Eagle, con il quale aveva lavorato due anni e raccolto un titolo WTA, a Strasburgo 2017. Un po' poco per una giocatrice che si era abituata a stazionare tra le migliori. A quasi 35 anni, ha scelto di provarci ancora.