Da quando è diventata un top-players, Eugenie Bouchard è una delle più odiate del tour. “Tutte la vogliono prendere a calci nel sedere” ha ammesso il coach Sam Sumyk. Va fuori anche a Parigi e adesso è a un bivio: tornare una grande o crollare per sempre. 

Ormai non è più una crisi di assestamento. Quella di Eugenie Bouchard è una crisi vera e propria, da cui non sarà facile tirarsi su. Il buon match romano contro la Suarez Navarro sembra essere stato un fuoco di paglia, poiché ha infilato una terrificante sconfitta al primo turno del Roland Garros contro Kristina Mladenovic. Nella stessa città dove l'anno scorso arrivò in scioltezza in semifinale e per poco non sgambettava la futura vincitrice, Eugenie ha perso definitivamente contatto dalle big. La classifica riderà ancora per poco. Se dovesse fallire anche a Wimbledon, dove difende la finale, potrebbe addirittura iniziare a piangere. E pensare che pochi giorni fa, nonostante i pessimi risultati sul campo, alcuni analisti di business sportivo l'hanno definita “atleta più redditizia del 2015”. Si sapeva che con la Mladenovic non sarebbe stato facile, giacchè la francese ha colto in Francia tutte le sue vittorie contro le top-10, compreso l'exploit di 12 mesi fa contro Na Li. La francese ha dominato fino al 6-4 5-0, poi si è incartata e ha consentito alla Bouchard di tornare in partita. La canadese dell'anno scorso, dopo aver intascato quattro giochi di fila, ne avrebbe approfittato. Invece è finita 6-4 6-4 e la crisi continua. “Sinceramente non so cosa dire – ha detto in conferenza stampa, con l'aria da pugile suonato – mi aspettavo una bella stagione, anche migliore rispetto al 2014. Non riesco ad essere rilassata in campo come vorrei. Ma sono sicura che prima o poi questo momento terminerà. Nel tennis, ogni lunedì si apre una nuova chance, e comunque si tratta solo di una partita di tennis e non bisogna preoccuparsi troppo. Ognuno ha alti e bassi nella sua carriera”.


SUMYK: "E' STATA UNA SCELTA MIA, NON HO RIMPIANTI"

E pensare che a gennaio, dopo un discreto quarto di finale in Australia, “Genie” sembrava pronta al grande salto quando ha scelto come coach Sam Sumyk, uno dei più ambiti del circuito ed ex allenatore di Vika Azarenka. Qualcuno aveva polemizzato sulle modalità con cui è iniziata la collaborazione, giacchè la collaborazione con la bielorussa era ancora in piedi. Per ora è stato un fallimento. Ma il bretone è un tipo tranquillo, che non si fa prendere dal panico. “Genie voleva lavorare con me e io ho accettato – ha raccontato all'Equipe – non posso avere rimpianti perchè è stata una scelta mia. Sono io che ho deciso di lasciare la Azarenka e iniziare con la Bouchard. Avrei potuto dire no, era tutto nelle mia mani. Nessuno mi ha costretto a farlo”. Il problema è che i risultati non arrivano. La vittoria contro Zarina Diyas a Roma resta l'unico successo del sodalizio. Sembra incredibile, ma Sumyk la prende con filosofia. A suo dire, ci sono vari modi di reagire quando si attraversa una tempesta. Ci si può deprimere, ci si può gettare da un ponte. Oppure si può reagire e mostrare carattere. “E io credo che Genia abbia un grande carattere. Sta andando nella giusta direzione, per lei tutto è cambiato dopo la finale a Wimbledon”. In effetti è vero: da ragazza-simpatia, la Bouchard è diventata una delle più odiate del tour. Dalle avversarie, anche da una parte del pubblico. Sumyk non le manda a dire: “Tutti la vogliono prende a calci nel sedere. Bisogna essere pronti, preparati a questo. Sta imparando, ma ha le qualità per farcela”.


I RISULTATI NON FANNO UNA TENNISTA MIGLIORE

In questo momento l'obiettivo numero 1 della Bouchard è mettere su peso, muscoli, colmare il gap di potenza con tante avversarie. Oggi attraversa una grave crisi di fiducia, ma di torneo in torneo si presenta più preparata. Si sta prendendo cura di tutte le cose che può controllare direttamente. Poi c'è l'imponderabile, ma quella è una ruota che gira. “Bisogna creare una dinamica nuova – dice Sumyk – bisogna rompere certe abitudini, per sua fortuna ha un team che crede ciecamente in lei. Il fatto che non abbia difeso la semfinale dell'anno scorso non la rende una tennista peggiore. Non sono i numeri a stabilire se sei una buona giocatrice. Magari qualcuno la pensa così, ma Genie deve essere brava a fregarsene. In fondo è meglio avere questi problemi che dover pensare a guadagnare ogni mese uno stipendi per sfamare la famiglia”. Insomma, il caso è aperto ma secondo Sumyk non è disperato. Può darsi che in privato gliene abbia dette quattro per alcuni atteggiamenti, come la scelta di non stringere la mano alla Dulgheru. Quando gliel'hanno ricordato, ha alzato le braccia: “Non è una delle migliori cose che ha fatto, ma sono le sue opinioni e ha il diritto di averle. Non approvo quel che ha fatto, non dico che avesse ragione, ma ci sono cose peggiori nella vita”. Tuttavia, Genie non crede di essere la “Bad Girl” del circuito. Chi la conosce meglio dice che è educata, saluta e ringrazia. “E ha il pregio di essere onesta. Ma, perdonatemi, il mio lavoro è quello di renderla una delle più forti al mondo. Tutto il resto non è affar mio”. Tutto giusto, ma adesso è giunto il momento di dimostrarlo. Altrimenti sarà difficile slegare i due argomenti.