WIMBLEDON – Sabine Lisicki gioca alla grande sull’erba…ma vi è allergica! “Starnutisco sempre, devo prendere dei medicinali”. In semifinale trova la Radwanska, sua migliore amica nel tour.
La gioia di Sabine Lisicki dopo il successo contro Kaia Kanepi
Di Riccardo Bisti – 2 luglio 2013
“Sono allergica all’erba”. Incredibile ma vero, sono parole di Sabine Lisicki. Steve Darcis e Sergiy Stakhovsky sono rapidamente evaporati dopo i loro exploit, mentre lei non si è disunita dopo l’exploit su Serena Williams ed è già in semifinale. E non è finita qui. Sabine ha superato la Prova del 9 rifilando un doppio 6-3 a Kaia Kanepi. In cuor suo, la gigantessa estone sapeva di essere una miracolata. Sabine non ha nemmeno dovuto spingere troppo: una velocità di crociera, intorno ai 175 km/h, è stata più che sufficiente a conquistare la seconda semifinale dopo quella del 2011. Ma oggi Sabine è consapevole dei propri mezzi, sa che Wimbledon è il suo torneo e sogna di diventare la prima tedesca a vincere dopo 17 anni. L’ultima, manco a dirlo, fu l’immensa Steffi Graf. “E’ una grande persona, ho anche avuto la possibilità di allenarmi con lei un paio di volte a Las Vegas. Ero troppo piccola per ricordarmi le sue imprese, ma ho visto qualcosa in TV. E’ stata fantastica. Ma i suoi risultati appartengono al passato, non ha senso confrontarsi con lei”. Al massimo, i tedeschi l’hanno paragonata a Boris Becker, che proprio sui campi di Wimbledon ha scritto buona parte della sua leggenda. Ma c’era quell’allergia…sia tecnica che medica. L'esordio sull'erba era stato tutt’altro che facile. Sabine ha perso i primi cinque match giocati sui prati “Sei, perché c’era anche un doppio”. Faticava a capire certe dinamiche. E poi aveva l’allergia, che peraltro le è rimasta. “Quando gioco sull’erba starnutisco in continuazione. Ho anche dovuto prendere dei medicinali. Ma ho imparato a gestire la situazione”. Eccome se c’è riuscita. La chiamano Bum Bum Bine per via di un servizio da circuito ATP, ma si muove molto bene a dispetto di un fisico massiccio, forse troppo, e per questo soggetto a infortuni. Contro la Williams le abbiamo visto fare rincorse miracolose.
Sabine ha caviglie fragili, se le è fatte male più di una volta. Tempo fa, uscì addirittura in sedia a rotelle dal campo. “All’inizio è stata dura. Ero abituata a correre 30, 40, anche 60 minuti senza problemi. Ma si era azzerata la muscolatura e non reggevo più di 45-50 secondi. In momenti come quello, mi domandavo se sarei mai tornata su buoni livelli”. Evidentemente ce l’ha fatta, forte della benedizione di Nick Bollettieri, che tempo fa l’aveva paragonata a un pugile. “Mi ricorda un boxeur che picchia in ogni direzione”. La sua famiglia ha origini polacche, ma è nata a Troisdorf, piccola città a metà strada tra Bonn e Colonia. Quando aveva 12 anni si è spostata a Berlino, dove risiede tutt’oggi, ma fa la spola con Bradenton. Forse non avrà il legame che lega il connazionale Tommy Haas a Bollettieri, ma pure lei si è formata presso l’accademia IMG. Intanto continua a farsi seguire dal padre, Richard, che con Williams sr. ha in comune soltanto il nome. “Funziona bene. Da giovani, è difficile girare il mondo per una ragazza da sola. Hai nostalgia di casa. Così ho sempre avuto accanto almeno un membro della famiglia. E poi mio padre mi conosce meglio di chiunque altro. Se mi vede stanca, mi concede un giorno di riposo. Altri coach continuerebbero a farmi allenare, con il rischio di infortuni. Con lui ho meno conflitti di quanti ne avrei avuti con qualsiasi altro allenatore”. Papà Lisicki era un maestro di tennis e fu lui a mettere in mano la prima racchetta a Sabine. Era un telaio di metallo, senza marca, poi sono arrivate le Wilson. Ma da qualche tempo, Sabine ha virato verso il giappone e usa telai Yonex. Curiosamente, quando ha iniziato a giocare con Yonex, girava ancora uno spot pubblicitario girato per Wilson. Ma l’efficacia del proprio tennis va oltre i contratti.
Visto il passaporto, penseresti che il suo unico punto di riferimento sia Steffi Graf. Invece la risposta è sorprendente. “Sono cresciuta nel mito di Mary Pierce, ma non solo come giocatrice. Mary ha influenzato la mia pettinatura. Mi faccio le trecce proprio come faceva lei. Da piccola avevo i capelli corti, ma un giorno ho detto a mia madre che me li sarei fatti crescere perché mi piaceva Mary Pierce e il suo modo di giocare. Poi ho amato Jennifer Capriati e Martina Hingis. Tra gli uomini, mi è sempre piaciuto Andre Agassi”. Il periodo lontano dal tennis le ha fatto apprezzare ancora di più lo sport. “Ho scoperto che è la mia passione. In effetti, non ho mai immaginato di fare qualcosa di diverso. E ho vissuto i periodi di stop in funzione del mio ritorno. Sono diventata anche una provetta nuotatrice, perché quando non potevo correre mi hanno mandato in piscina”. Così ha imparato ad autogestirsi e a sapersi controllare. Sabine ride spesso, sembra sincera e spontanea, ma diventa seria sull’argomento “disciplina”. “Non ho mai lanciato a spezzato una racchetta in tutta la mia vita”. Mai? “Mai”.
In semifinale se la vedrà con Agnieszka Radwanska in un derby tra amiche. Sabine parla il polacco e ritiene le sorelle Radwanska le più care amiche nel tour, per ragioni linguistiche e anagrafiche (Sabine e Agnieszka sono entrambe del 1989). Sul Centre Court, la polacca ha superato Na Li con il punteggio di 7-6 4-6 6-2 in una partita condizionata dalla pioggia. La cinese avrebbe potuto vincere il primo set, la polacca avrebbe potuto vincere il secondo (dal 4-2 ha perso quattro giochi di fila), mentre sul 2-0 nel terzo il match è stato interrotto per pioggia. Al rientro, sotto il tetto, la polacca ha fatto valere la sua maggiore adattabilità al verde, anche se ha avuto bisogno di ben sette matchpoint prima di poter alzare le braccia al cielo.
WIMBLEDON 2013 – DONNE
Quarti di finale
Sabine Lisicki (GER) b. Kaia Kanepi (EST) 6-3 6-3
Agnieszka Radwanska (POL) b. Na Li (CIN) 7-6 4-6 6-2
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