IL LIBRO – Il grande biennio di Sara Errani racchiuso nelle 190 pagine di “Excalibur”, in cui Roberto Commentucci ha raccontato il mondo di Sarita tra splendide foto e alcuni box firmati direttamente da Sara.
Di Riccardo Bisti – 19 luglio 2014
Nella la conferenza stampa di presentazione, svoltasi al Foro Italico dirante gli Internazionali, Davide Errani ringraziò pubblicamente Mondadori per l’eccellente lavoro grafico. In effetti, sfogliando per la prima volta “Excalibur: il mio tennis sul tetto del mondo”, la prima (piacevole) sensazione è quella di un libro originale. Il testo di Roberto Commentucci è accompagnato da centinaia di fotografie, parte integrante del racconto sul favoloso biennio 2012-2013, che ha portato Sara Errani (unica italiana di sempre) a raggiungere il Masters per due anni di fila. E pensare che Excalibur non doveva nemmeno nascere. Sarita aveva realizzato un book fotografico e chiesero a Commentucci (opinionista e membro dello staff FIT, molto attivo nel settore dell’impiantistica) di accompagnarlo con un po’ di testo. Lui eseguì. Ma le sue parole sono piaciute talmente tanto che gli hanno chiesto di andare avanti, avanti, avanti…fino a creare un libro vero e proprio. “Excalibur” avrebbe dovuto essere pubblicato il 1 luglio, ma l’importante richiesta ne ha anticipato l’uscita al 20 giugno. Una scelta profetica, come vedremo. Il libro è un lungo percorso, frutto di lunghe chiacchierate sia di persona che su Skype, in cui Sara ha raccontato a Roberto il suo percorso da “big”. Un percorso inatteso e per questo ancora più difficile. Commentucci ha trasferito su carta le sensazioni della Errani mettendoci una passione e un impegno travolgenti, che si percepiscono riga dopo riga. Un racconto con una divertente licenza poetica, che poi è il “fil rouge” dell’intero libro: la presenza di Excalibur, la Babolat Pure Drive che ha cambiato la carriera della Errani fino a diventare una specie di talismano. Excalibur non è solo una racchetta, ma un oggetto piano di anima e cuore. Un oggetto che ha accompagnato il biennio di Sara quasi come l’amato coach Pablo Lozano (vero e proprio “protagonista ombra” del racconto), dell’amica Roberta Vinci, del suo coach Francesco Cinà, del fratello-manager Davide e della sua famiglia.
ANNI BELLI, ANNI DURI
Il libro si apre e si chiude a Valencia, la città dove Sara si allena e dove nel dicembre 2011 ha provato – casualmente – la racchetta di Beatriz Garcia Vidagany. Un colpo di fulmine, travolgente, che le ha cambiato efficacia e potenza dei colpi. Un amore a prima vista che l’ha spinta a pagare persino una penale di 30.000 euro a Wilson, con cui era sotto contratto. Ma i risultati le hanno dato ragione. Nel piacevole scorrere del libro, Commentucci racconta le fasi più importanti del biennio di Sarita, partendo dai primi match australiani fino alle sofferenze e le insidie che nasconde la popolarità. Ed è quella la parte più interessante. Intendiamoci: chi non conosce il tennis apprezzerà il libro nella sua interezza, ma chi ha vissuto passo passo i successi della Errani conosce bene la sua storia e non trova nulla di davvero inedito. Ma le difficoltà no, quelle non le conosceva. Ad esempio, la crisi con coach Lozano dello scorso anno, quando l’azzurra perse da Carla Suarez al primo turno dell’Australian Open. Il coach spagnolo le aveva imposto di insistere sul rovescio di Carla, ma una Errani rattrappita dalla tensione non eseguì con la dovuta intensità e fu spesso infilzata. A fine partita era infuriata con Lozano. “Ha sempre ragione lui, è perfetto, non sbaglia mai!” disse piena di rabbia. Lui tornò in Spagna, lei rimase per il doppio e lo vinse. Solo una chiacchierata in alta quota con Roberta Vinci la convinse a tornare sui propri passi. E l’abbraccio all’aeroporto di Madrid ha avuto un sapore catartico, decisivo per ripartire con ancora più entusiasmo. C’è poi stata la difficile estate 2013, inaugurata dalla semifinale a Roland Garros, dove Sara si è prosciugata di energie per difendere il bottino conquistato nel 2012. Talmente prosciugata fino a bloccarsi il diaframma durante il match contro Carla Suarez Navarro (sempre lei!). Da lì in poi è arrivata la classica fase di rigetto, acuita dalle polemiche sullo pseudo-litigio con la Vinci a Cincinnati (il libro spiega come è nato, come si è sviluppato e soprattutto come si è risolto) e sublimata dallo sfogo newyorkese dopo la sconfitta con la Pennetta. Anche lì, Lozano è stato fondamentale. Ha capito che i carichi di lavoro dovevano diminuire, che la fase ludica doveva tornare protagonista. E ha restituito alla Errani la giusta carica per il finale di stagione.
LA RACCHETTA PARLANTE
Excalibur è arricchito da cinque box scritti da Sara in persona. Righe semplici, da cui emerge la stessa Sarita che leggiamo nel suo profilo Twitter. Parla dei fan, della famiglia, del suo segno zodiacale e della folle passione per Candy Crush, il giochino virtuale che fa impazzire milioni di persone. Box che rendono ancora più interessante un libro che mischia realtà a fantasia, in un incrocio non sempre fluido. Ogni capitolo si chiude con qualche riga dedicata a Excalibur, cui viene conferita un’anima sensibile e profonda. Solo alla fine si capisce il perchè dell’insistere su questo concetto: nell’epilogo, leggiamo un immaginario dialogo tra la Errani e la sua racchetta. Un dialogo che ha un che di profetico. A un certo punto, la Pure Drive chiede alla Errani se ha mai giocato sul Centre Court di Wimbledon. Lei ha risposto di no, ma soltanto poche settimane dopo avrebbe calcato l’erba più prestigiosa insieme a Roberta Vinci. E avrebbe regalato all’Italia il primo titolo professionistico ai Championships. Il dialogo va poi avanti, ma non vi sveliamo il finale (o meglio, la morale) per non rovinarvi la sorpresa. Quando Roberto Commentucci e Davide Errani dissero che non era un’autobiografia, sostenevano il vero. I virgolettati di Sara sono pochi, quasi superati da quelli di Pablo Lozano, spesso trascritti in un divertente italo-iberico che rende bene il tipo di rapporto tra coach e giocatrice. Per la biografia ci sarà tempo, magari dopo la fine della carriera, con la speranza che ci siano altri successi da raccontare e magari qualche frecciata in più. La famosa intervista a Vanity Fair (con l’associazione dei termini “Federer” e “fighetto”) viene citata come esempio della difficoltà nel rapporto coi media, soprattutto per chi ci finisce all'improvviso. Ma non è approfondita, salvo che nella frase liquidatutto di Sara: “Se c’è così tanta gente che si prende la briga di venirmi a insultare, vuol dire che sto facendo davvero qualcosa di importante”. Forse è giusto così, forse non sta al narratore raccontare certe emozioni, o forse semplicemente Sara non si è ancora sentita di condividerle. Aspetteremo qualche anno per sapere come ha davvero vissuto quel periodo. Nel frattempo, Excalibur ci racconta, sin dalla prefazione di Federico Ferrero, tutto il mondo di una giocatrice che dopo cinque anni intorno alla 50esima posizione ATP, dall’ombra di Pennetta e Schiavone, ha trovato la forza di diventare la protagonista, la numero 1, una recordwoman del nostro tennis. Per questo, ma anche per altro, è un libro da avere.
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