"In tutta la mia carriera non ho mai gestito le emozioni bene come oggi", ha detto l'azzurro dopo l'impresa con Federer. "Un match speciale, mi servirà per il futuro". Sorride anche coach Sartori: "È il frutto di tanti anni di lavoro".
Di Marco Caldara – 23 gennaio 2014
“Dovrò trovare una soluzione”. L’aveva detto Andreas Seppi alla vigilia del match australiano contro Roger Federer, sempre vittorioso nei dieci precedenti. A giudicare da come è andata, pare che Andreas le abbia trovate tutte, superando in un colpo solo le lacune che negli anni non gli avevano mai permesso di vincere. “Per me – ha detto felicissimo in conferenza stampa – è sempre un grande onore scendere in campo con Roger, figuriamoci batterlo per la prima volta, sul Centrale di un torneo del Grande Slam, al meglio dei cinque set. Non può che essere un momento speciale, sono soddisfatto perché ho tenuto per tre ore un livello altissimo. Ma non c'è nulla da festeggiare, mica ho vinto il torneo”. È vero che lo svizzero non ha giocato il suo miglior tennis, ma un sacco di volte in carriera è stato in grado di farcela comunque. Seppi invece non gliel’ha permesso, mostrando una solidità mentale incredibile. “Credo che in tutta la mia carriera questo sia il match nel quale ho saputo gestire meglio le emozioni, magari fosse sempre così. Sono stato molto calmo sin dall’inizio, mantenendo il sangue freddo anche nei momenti importanti. Non ho mai pensato cose del tipo “oddio, sono avanti due set a zero, sono avanti due set a uno”, ho solo cercato di tenere duro il più possibile. Credo che l’assenza di pensieri del genere sia stata decisiva”. Lo si è visto nel modo in cui ha gestito i due tie-break, inizialmente favorevoli a Federer. Poche volte è capitato di vederlo rimontare in quel modo, e questa volta dall’altra parte della rete c’era una leggenda. “È stato fondamentale il tie-break del secondo set, e il modo in cui l’ho vinto. All’inizio puntavo a giocare il mio miglior tennis e godermi l'atmosfera, senza pensare al risultato, ma già dal primo set mi sono accorto che colpivo molto bene, mi sentivo alla grande. Ho iniziato a pensare che magari era la volta buona, che avrei potuto vincere”.
“HO FATTO QUALCOSA DI GRANDE”
Sinceramente, viene difficile pensare a qualcuno che meritasse questa vittoria più di lui. “Per la mia carriera è qualcosa di importantissimo. Qualche anno fa ho battuto Nadal a Rotterdam, anche lui era numero 2 del mondo. Ma con Roger non ci ero mai andato vicino, avercela fatta qui è qualcosa di grande”. E avercela fatta con un match-point così, aggiungiamo noi, lo è ancora di più. Seppi ha sorpreso tutti, sé stesso in primis, ricevendo una valanga di complimenti su Twitter dai colleghi, i più veloci da Victoria Azarenka e Thanasi Kokkinakis. “L’ultimo diritto è stato un colpo strano. All’inizio pensavo che non sarei riuscito a raggiungere la palla, invece ce l’ho fatta e l’ho colpita. Non ho capito dove sarebbe andata, l’ho vista solo rimbalzare nel campo di Roger. Sicuramente è stato uno dei colpi più importanti della mia vita”. Poco dopo, un Roger sorridente gli ha tributato un abbraccio sincero, quasi a dire “mi dispiace aver perso, ma sono felice per te”. I due si stimano e sono buoni amici, è risaputo, e dopo la vittoria emerge un curioso particolare, raccontato da coach Max Sartori. “Andy e Roger si sono allenati insieme per un giorno, prima del torneo, e Seppi ha vinto un set, al tie-break. Lui non gli ha dato peso, ma non era mai successo. Probabilmente qualcosa ha significato”. Secondo lo storico allenatore di Andreas, la chiave del successo è stata l’aggressività dell’azzurro, ultimo step di un lavoro partito mesi fa. “Andy non perde più campo, riesce a spingere già con il primo colpo in uscita dal servizio, mettendo maggiore pressione agli avversari. Federer doveva organizzarsi più rapidamente perché rispetto al passato la palla gli tornava indietro prima. Ha cambiato un paio di volte modo di giocare, ma non è riuscito a girare la partita. Questa vittoria è frutto del lungo lavoro tecnico e atletico compiuto negli anni”.
UNA VITTORIA CHE SERVIRÀ
Dopo i primi due match Andreas non era affatto stanco, segno che consuma meno, quindi rende meglio. “Ha cambiato marcia dentro di sé. Quest’anno il primo obiettivo è di provare a tornare fra i primi 20 – chiude Sartori – e il grande inizio di stagione ci darà sicuramente una mano”. Lo pensa anche il suo allievo, che dalla vittoria con Roger estrae tanta fiducia e la consapevolezza di potersela ancora giocare con i migliori, dopo un 2014 deludente. Ma non solo. “Questo match mi insegna che ora so gestire la tensione anche nei momenti difficili. Sono maturato, conosco me stesso meglio rispetto a prima. Credo mi possa aiutare molto nei prossimi impegni”. Il primo sarà domenica contro il teenager australiano Nick Kyrgios, passato in tre set sul tunisino Malek Jaziri. “Nick è un ottimo giocatore, serve forte e non dà ritmo, ci ho perso allo Us Open, non sarà facile. In più, è uno che coinvolge molto il pubblico, qui ce l’avrà tutto dalla sua parte, un motivo in più per fare bene. Io dovrò solamente cercare di giocare come nei primi tre incontri, arrivarci tranquillo e senza mettermi inutili pressioni”. Come nel 2013 vede i quarti di finale a un passo. Sarebbe un risultato importantissimo, per aggiungere ancora un tassello a una carriera spesso sottovalutata, ma non per questo meno straordinaria. Coach Sartori è convinto che Andreas abbia il fisico per giocare ad alti livelli per altri tre, quattro anni. Il rendimento di oggi gli dà ragione, e fa sorgere una domanda. Non è che il miglior Seppi debba ancora arrivare?
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