La difficile risalita del massese, la cui carriera ha rischiato di terminare l’anno scorso per una squalifica di 6 mesi. “Ma è stato un segno del destino: in quel periodo ho scoperto di avere un melanoma. Mi hanno lasciato solo, ma sono nate nuove motivazioni: e adesso sono cresciuto molto di testa”. (Foto Felice Calabrò)

L’avevano lasciato solo. Non c’è rabbia nelle sue parole, in quello sguardo serio che raramente si scioglie in un sorriso, però ricordare il 2015 non è certo piacevole per Walter Trusendi. Il toscano, 31 anni e mezzo e numero 510 ATP, ha incassato una sospensione di sei mesi dalla Tennis Integrity Unit perché un paio d’anni fa diede forfait al Challenger di Mohammedia, offrendo al primo lucky loser (il francese Elie Rousset) un posto in tabellone in campo del prize money per il primo turno. Pratica illecita, ci mancherebbe, ma fu un peccato più che veniale, come certificato dalla modesta entità della sanzione. Sei mesi che sono stati sufficienti per rovinargli la classifica: da numero 425 ATP, a inizio 2016 si è trovato addirittura in 895esima posizione. Si è ripreso quasi tutto, ma ha ambizioni alte, molto alte. Sta provando a confermarle al Trofeo Dimmidisì di Manerbio (42.500€, terra), dove ha raggiunto il turno decisivo delle qualificazioni in virtù dei successi su Pablo Vivero Gonzalez e lo svedese Markus Eriksson: “Lo conoscevo, è un giocatore molto fastidioso. Ha una palla pesante, fisicamente è molto forte, è un vero lottatore. Ha tutte le armi per giocare a un buon livello. Io sono stato bravo a togliergli il tempo, a cambiare spesso il ritmo e a gestire i turni di servizio” ha detto Trusendi dopo il 6-3 1-6 6-1 che lo ha spinto a un passo dal main draw, che vorrebbe dire 5 punti ATP e prospettive sempre più interessanti. Quello del 2016 è un Trusendi nuovo, maturo, per nulla scoraggiato dall’età che avanza. Paradossalmente, il lungo periodo fuori dal tennis è stato utile.


Non è stato un bel periodo – racconta – non ho avuto nessuno che mi stesse vicino, anche giocatori con cui mi sento più spesso. Sono rimasto solo per un po’ di mesi e sì, lo ammetto, l’idea di ritirarsi c’è stata. Ho anche avuto un melanoma nella schiena. Questa squalifica è stata un segno del destino: proprio perché ero fermo ho potuto fare una visita importante. Da lì in poi sono nati nuovi sentimenti: tanta rabbia, la voglia di rifarmi e un profondo cambiamento a livello di testa. Sono cambiato tanto, sicuramente in meglio, e credo di poter competere a un certo livello”. In effetti Trusendi gioca un ottimo tennis, completo e brillante. Quel best ranking al numero 299 ATP sembra gridare vendetta. Lui ne è consapevole: anni fa disse che prima o poi sarebbe arrivato il suo momento. Intendeva qualcosa di grande: un piazzamento tra i top-100 ATP. Traguardo certamente ambizioso. “Io sto lavorando per quello, non certo per arrivare al numero 300 – dice – credo di avere tutte le armi per potercela fare. Dovrei investire un po’ di più su me stesso, spero di poterlo fare il prima possibile. Non parlo solo di giocare di più all’estero, si tratta di tante componenti. Di sicuro ci vorrebbero maggiori disponibilità economiche. Io sto lavorando duro e spero di riuscire a farlo nei prossimi mesi, sicuramente l’anno prossimo. Ognuno può pensarla come crede, ma io ritengo di avere tutte le carte in regola per entrare tra i top-100. Quindi sì, ci proverò”. Per adesso il 2016 sta dando le risposte giuste, con buoni risultati a livello Future e circa 400 posizioni scalate. “Più che altro sto facendo bene a livello Challenger – interviene – le indicazioni che arrivano dai Futures contano poco, almeno per quello che vorrei riuscire a fare. Oggi sono abbastanza contento perché riesco a competere con giocatori di ottimo livello e classifica. Così va bene, significa che sto alzando tantissimo il livello di gioco”.