L’OPINIONE – Nadal perde e viene (di nuovo) sommerso di illazioni. Qualsiasi cosa faccia, si tira sempre fuori il doping. La realtà è che si è confermato un grande anche nella sconfitta. 
La stretta di mano tra Rafael Nadal e Steve Darcis

Di Riccardo Bisti – 25 giugno 2013

 
Soltanto chi è in malafede può pensare che Rafael Nadal non avesse problemi al ginocchio sinistro durante il match contro Steve Darcis. Game dopo game, minuto dopo minuto, le gambe erano sempre meno reattive. I rovesci tagliati del belga lo hanno messo in ginocchio. A un certo punto sembrava che si muovesse in una cristalleria, tipico di chi non si sente a suo agio. Anche per questo, l’esplosione di gioia di una montagna di appassionati è parsa quantomeno fuori luogo. Il 7-6 7-6 6-4 con cui Nadal è stato eliminato al primo turno di Wimbledon è stato accolto come un gol della nazionale…o la condanna di Berlusconi, giusto per restare sull’attualità. E’ normale. Tanto giubilo proviene dall’enorme frangia di tifosi di Roger Federer. A giudicare da quello che scrivono (in giro per il web, sui social network, i forum…), sembra quasi che Nadal sia la loro ossessione. Il tifoso di Federer è fermamente convinto che lo svizzero sia il più grande tennista di sempre. Ha ottime ragioni per pensarlo, ed è normale che sia frustrato dagli head-to-head tra lo svizzero e lo spagnolo (20-10 per Rafa). Nadal ha la colpa di aver “sporcato” il palmares di Federer e per questo viene azzannato senza pietà. Ognuno può pensarla come vuole ed è libero di gioire per le sconfitte altrui, ma non è questo il punto. La pressione su Nadal è così grande che qualsiasi gesto, qualsiasi sguardo, qualsiasi parola, vengono interpretati maliziosamente.
 
E allora andiamo lì, al solito punto. Il nome di Nadal viene continuamente associato al doping. Tutto questo perché la componente fisica ha una certa importanza nel suo tennis. E allora, se 15 giorni dopo il trionfo a Parigi (dove, effettivamente, era al top della condizione atletica), si presenta a Londra e gioca una delle peggiori partite in carriera, piovono le illazioni. Ne abbiamo lette di tutti i colori: dalle allusioni alle “farmacie” a quelle sul futuro “non è che adesso si ferma per otto mesi?”. L’odio è come l’amore: può accecare. Possibile che nessuno si sia reso conto di come si muoveva, soprattutto con la gamba sinistra? E allora bisogna cercare di capire (e senz’altro glielo chiederanno) cosa è successo al suo ginocchio in così poco tempo. Perché c’è qualcosa che non va e che potrebbe anche essere preoccupante. Quanto alle ironie sul doping, confermiamo quanto scritto dopo il torneo di Indian Wells: secondo tanti sostenitori di Federer, qualsiasi risultato ottenga Nadal è da ricondursi al doping. Se vince, è perché possiede benzina extra, se perde è perché ha giocato senza aiuti. Non c’è scampo. Peccato che Nadal vinca sui campi di tutto il mondo da otto anni e non abbia avuto mai (e sottolineiamo: mai) alcun problema con l’antidoping. Non è mai risultato positivo e non si può dire che non sia mai stato controllato. Dando un’occhiata alle statistiche diffuse dall’ITF sui controlli effettuati nel 2012, Nadal è stato l’unico ad aver subito sette o più controlli al di fuori delle competizioni. E tutti sanno che gli agenti antidoping sono piombati a Manacor pochi giorni dopo un servizio ironico della TV francese. I fatti sono questi, il resto sono chiacchiere. Così come le illazioni sul fatto che il suo stop di 7 mesi fosse in realtà una sospensione per doping. Bene, se qualcuno ha le prove…che le tiri fuori.
 
Noi siamo i primi a segnalare cosa non va nell'antidoping, a partire dal basso numero di controlli sul sangue e sulla mancanza di trasparenza, peraltro invocata dallo stesso Nadal. Va poi ricordata l’anomalia del caso di Fernando Romboli, modesto giocatore brasiliano, la cui positività e la relativa squalifica (otto mesi e mezzo) è stata comunicata soltanto…a sanzione scontata! Ma tutto questo non c’entra con Nadal. Rafa ha risposto a decine di domande sul doping, invocando trasparenza, augurandosi che Eufemiano Fuentes facesse i nomi degli atleti finiti sotto le sue cure…se davvero fosse tra loro, avrebbe detto queste cose? Ormai non ci si può stupire di nulla, ma sono solo illazioni. E come tali devono essere considerate. La certezza è che Nadal ha accolto la sconfitta da Gran Signore. Durante il match non ha fatto smorfie, non si è lamentato…ha giocato ed è stato zitto. Senza fare gesti fuori posto si è congratulato con Darcis, ha salutato il pubblico, non è scappato via ed anzi ha aspettato il belga per abbandonare il campo insieme a lui. Ha persino concesso un pugno di autografi agli spettatori in prima fila. “Se al Roland Garros troverò qualcuno più forte di me, gli dirò ‘bravo’ e gli stringerò la mano” aveva detto a Roma. Quel momento è arrivato a Wimbledon, e Rafa si è mostrato ancora una volta fedele a se stesso. Lo spagnolo continua ad essere un esempio di sportività, nella vittoria ma anche nella sconfitta. Tutto il resto sono chiacchiere da bar, tanto innocue quanto velenose. Ma profondamente ingiuste. Se un giorno dovessimo scoprire che c’era qualcosa di vero – statene certi – saremo i primi a fare in modo che nessuno se ne dimentichi, come fece una decina d'anni fa l'ottimo giornalista argentino Alfredo Bernardi dopo l'ennesima positività di un tennista albiceleste, scrivendo un articolo pieno di lucida rabbia. Ma oggi, Rafa ha mostrato ancora una volta di essere un grande. E’ facile farlo dopo l’ottavo trionfo a Parigi, meno dopo la prima sconfitta al primo turno di uno Slam, alla 35esima apparizione. Lui l’ha fatto.
 
LA PARTITA
Nadal ha sofferto sin dal primo game. Nei primi turni di battuta, ha dovuto cancellare sette palle break prima di cedere il servizio sul 5-5. A quel punto, ha trovato il controbreak e sembrava poter rientrare in partita. Invece lo ha perso, ed ha ceduto anche il secondo, peraltro dopo aver servito sul 6-5. Nel secondo tie-break è stato sotto 6-3, ha cancellato un totale di quattro setpoint, ne ha avuto uno ma ha messo un rovescio in rete. A quel punto il suo sguardo si è spento, le gambe hanno smesso di girare e il terzo è stato un calvario. Il break è arrivato al primo game e Darcis lo ha mantenuto senza soffrire granchè, concedendo una sola palla break sul 4-3, cancellata da un errore di Nadal. Lo spagnolo ha rinunciato a inseguire diverse palle e via via sembrava addirittura zoppicare. Un ace ha mandato in paradiso il belga, che lo scorso anno aveva superato Berdych al primo turno del torneo olimpico. Darcis è stato bravo a non tremare e fare il suo gioco anche nei momenti importanti. A 29 anni, e senza esperienza a certi livelli, è stata davvero una bella impresa. 

Wimbledon 2013 – Primo Turno
Steve Darcis (BEL) b. Rafael Nadal (SPA) 7-6(3) 7-6(8) 6-4