Al netto delle polemica sulla negligenza degli addetti alla sicurezza del Roland Garros, il problema della sicurezza sarà sempre una costante nei tornei di tennis. Se qualcuno vuole far male, avrà sempre una chance. L'importanza della prevenzione. 

Ci sono cose su cui non si deve scherzare. Oltre ad essere un grande campione, Roger Federer è molto simpatico. Non disdegna mai la battuta, è brillante e spiritoso. Per questo merita la massima attenzione quando si presenta nervoso e corrucciato in conferenza stampa. La ragione non era certo il match contro Alejandro Falla, battuto piuttosto rapidamente, semmai l'irruzione di un ragazzino che voleva a tutti costi fare una foto con lui. Per sua fortuna, l'unica “arma” non era il coltellaccio con cui Gunther Parche azzannò Monica Seles, ma un telefonino per scattarsi una foto col suo idolo. Nulla di fatto, nessun pericolo e tutto sotto controllo. Ma resta la sensazione dell'enorme rischio cui sono sottoposte le star planetarie. Federer era nervoso perchè una persona è entrata in campo, sostanzialmente indisturbata. Non era un delinquente e nemmeno un esibizionista come tutti quei personaggi che spesso fanno irruzione sulle scene, giusto per cercare un po' di visibilità o veicolare un messaggio politico. Però avrebbe potuto esserlo. Ed è su questo punto che Federer ha insistito. “Non ne sono felice, per nulla. Ed era successa la stessa cosa il giorno prima in allenamento – ha detto lo svizzero – era solo un ragazzo, ma poi ne sono venuti dopo altri tre. E oggi la scena si è ripetuta sul Campo Centrale, il luogo dove non immagineresti che possa succedere qualcosa del genere. Mi era già successo durante la finale del 2009”. Allora fu il “professionista” Jimmy Jump a piombare sul campo mentre Federer si giocava il titolo contro Soderling. Gli uomini della sicurezza lo bloccarono in pochi secondi, anche se nemmeno lui aveva intenzioni violente. Stavolta la sicurezza non ha funzionato, poiché il ragazzino ha potuto toccare Federer e scattare l'agognata foto. “Di solito parlo per me stesso, ma in questa situazione credo di poterlo fare a nome degli altri – ha aggiunto Federer – il luogo dove svogliamo il nostro lavoro dovrebbe essere il più sicuro. Non è successo niente, sono sollevato di questo ma chiaramente non è stata una bella situazione da vivere”. Federer ha poi spiegato che lo spettatore voleva soltanto scattare una foto, ma i due non hanno parlato. “Tuttavia credo che la vigilanza avrebbe dovuto intervenire più in fretta”.


I PROTOCOLLI RESTANO UGUALI

Roger era davvero scosso, nervoso. “Prima di tutto non dovrebbe mai succedere, ma dovremmo essere più protetti. Non sto parlando solo del Roland Garros, anche se in questo momento stiamo giocando questo torneo. C'è una grande attenzione dei media e per questo ci vorrebbe una maggiore vigilanza. Ma tutto questo vale anche per gli altri tornei”. Federer ha poi spiegato che gli addetti alla vigilanza dovrebbero essere educati con maggiore attenzione. “Devono sapere esattamente cosa fare e non limitarsi a fare atto di presenza e godersi lo spettacolo. Non è divertente. Per questo spero che ci sia una reazione del torneo. Sono venuti immediatamente a scusarsi e ho apprezzato il gesto, anche se bisogna vedere cosa succederà la prossima volta”. Nella speranza che la "prossima volta" non ci sia, il torneo ha preso immediatamente una posizione, organizzando in fretta e furia una conferenza stampa per spiegare la propria posizione. Diciamo che per Gilbert Ysern non è stata una gran giornata: oltre a questo episodio, si è preso i rimbrotti di Caroline Garcia, delusissima per la sconfitta al primo turno. La francese aveva chiesto di non giocare sul Campo Chatrier perchè non è ancora in grado di gestire la pressione: non l'hanno accontentata e ha ceduto in tre set a Donna Vekic. “In termini di sicurezza esiste uno spartiacque – ha detto Ysern – c'è un prima e un dopo Monica Seles. Oggi c'è una sicurezza molto maggiore rispetto ad allora: non sono contento di quello che è successo, ma non c'è motivo per cambiare i protocolli di sicurezza. Noi abbiamo bisogno di personale sui campi, in numero sufficiente. Quelli che abbiamo sono ben preparati, c'è stato un errore di valutazione di chi era sul campo. Ma non è stato un approccio aggressivo, molto diverso rispetto a quello del 2009. In caso contrario, gli addetti sarebbero intervenuti più rapidamente”.


CI SARA' SEMPRE IL RISCHIO

Ysern ha poi parlato in generale, specificando che il Roland Garros non è preoparato a fronteggiare un assalto di 300 persone in contemporanea. “Forse un giorno dovremmo esserlo, ma spero che non ci arrivi”. Tuttavia, è convinto che ci sia un numero sufficiente di addetti alla sicurezza. “Ne sono convinto. Abbiamo fatto un errore, c'è stata una falla nel sistema, chi era in campo non ha fatto quello che avrebbe dovuto. Ribadisco: nessuno spettatore ha diritto di entrare in campo, qualunque sia il momento o il motivo. Questa norma deve essere rispettata e faremo passare il messaggio con ancor più incisività. E' bello che ci sia contatto tra campioni e spettatori, ma il campo deve restare un luogo sacro”. L'argomento è delicato. E' normale e giusto che i giocatori chiedano sicurezza, ma è altrettanto vero che nel tennis – se si vuole far male – ci si può riuscire. Agli ingressi i controlli non sono rigidi come accade negli stadi di calcio, perchè il pubblico del nostro sport è generalmente migliore, più appassionato, più competente, spesso praticante. Però, soprattutto nei campi secondari, i tennisti sono clamorosamente vulnerabili. Si può prevenire, certo, ma l'imponderabile sarà sempre dietro l'angolo. Più severità agli ingressi è una maggiore attenzione alla “figura” dei campioni può aiutare, ma in un mondo folle, dove entrano i motorini sugli spalti, un folle che si introduce in un torneo del Grande Slam potrà sempre esserci.