AUSTRALIAN OPEN – La russa demolisce Venus Williams ed eguaglia il primato di Steffi Graf, che nel 1989 perse soltanto quattro game nei primi tre turni. Djokovic polemizza con Armstrong.
La libidine psicologica della Sharapova dopo la stretta di mano a Venus
Di Riccardo Bisti – 18 gennaio 2013
Chi è rimasto deluso dal match tra Maria Sharapova e Venus Williams può consolarsi. Se da una parte il match più atteso della prima settimana (almeno tra le donne) non ha offerto chissà quale spettacolo, abbiamo avuto la conferma che l’Australian Open 2013 non sarà un “One Woman Show” firmato da Serena Williams. No, perché la russa è in condizioni strepitose, probabilmente le migliori da quando era quasi imbattibile nel 2008 prima di farsi male alla spalla. Nemmeno nel trionfale Roland Garros 2012 aveva giocato così bene. Le sono bastati 79 minuti per dare 6-1 6-3 a Venus, in barba a un palmares che regala sette Slam all’americana contro i quattro della russa. C’è stato un momento, a metà del primo set, in cui gli astanti hanno pensato al terzo double-bagel di fila dopo quelli rifilati a Puchkova e Doi. E’ volata 4-0 nel primo set, portando a 28 game la striscia positiva da inizio torneo.Poi Venus ha tenuto un turno di servizio, mettendo fine all’emorragia ma senza cambiare l’inerzia. Masha era troppo aggressiva, troppo concentrata…troppo. Si è presa altri cinque giochi consecutivi, volando 6-1 3-0 e poi rapidamente fino al 5-1. A quel punto ha avuto un minuscolo passaggio a vuoto. Forse anche per questo ha esultato vistosamente dopo il matchpoint. “Aspettavamo entrambe questa partita – ha detto Masha – sono stata davvero entusiasta di giocarla. Venus è un’atleta straordinaria, la classifica non conta”. Ciò che impressiona della Sharapova è la cattiveria agonistica, confermata dalle parole: “Bisogna giocare ogni partita come se fosse l’ultima. Nel secondo set ero avanti 5-1, ho fatto alcuni errori che non mi sono piaciuti e allora sono doppiamente felice di aver chiuso il match”.
Maria sta infilando un record dopo l’altro. I doppi 6-0 ai primi due turni hanno eguagliato il record di Wendy Turnbull nel 1985, mentre era dal 1989, dai tempi del dominio di Steffi Graf, che una giocatrice non perdeva soltanto quattro giochi nei primi tre turni. Un dominio impressionante, che stride con le difficoltà di Venus. Non è un caso che la Venere Nera non superi il quarto turno di uno Slam dallo Us Open 2010. In altre parole, la Sindrome di Sjogren le ha tolto continuità ad alti livelli. Eppure ha fatto ottime cose, anche se offuscate dall’impressionante comeback della sorella, che dopo l’embolia polmonare è tornata più forte di prima. E’ riuscita a qualificarsi per le Olimpiadi grazie ai suoi sforzi, senza ricorrere a una wild card, ed è stata premiata dalla medaglia d’oro in doppio. Ha chiuso bene il 2012, con uan bella semifinale a Cincinnati e con un titolo piccolo ma importante a Lussemburgo. Tuttavia, c’è un abisso tra la Venus di allora e quella di oggi. Il match contro la Sharapova lo ha certificato. “Mi aspettavo che Masha giocasse bene. Non è stato certo il mio miglior giorno” ha detto Venus. Serena continua ad essere la favorita numero 1, ma dovrà fare i conti con questa Sharapova. Cattiva, nervosa, ambiziosa. Le due potrebbero trovarsi soltanto in finale, ma oggi è difficile scommettere su un risultato diverso. Negli ottavi potrebbe continuare l’opera di demolizione delle avversarie, visto che affronterà la belga Kirsten Flipkens, non esattamente un fenomeno (e che ha avuto bisogno di tre set per battere Valeria Savinykh).
Il tabellone maschile prosegue con l’impressionante rispetto delle gerarchie. La parte alta del tabellone si è allineata agli ottavi di finale: su otto giocatori, sette sono compresi tra le prime 16 teste di serie (e quindi attesi al varco). L’unico “intruso” è il sudafricano Kevin Anderson, bravo a infilarsi nello spicchio di tabellone lasciato libero da Juan Monaco. Si tratta di un intruso di lusso, visto che è reduce dalla finale a Sydney e si trova molto bene sul cemento. Lo ha dimostrato nel match di terzo turno, forse il più bello della nottata, in cui ha superato e schiantato alla distanza Fernando Verdasco, battuto con il punteggio di 4-6 6-3 4-6 7-6 6-2. Se il torneo maschile deve ancora entrare nel vivo, anche perché i favoriti non hanno ancora ceduto un set, l’unico spunto arriva da Novak Djokovic. Dopo la vittoria di routine contro un ottimo Stepanek, ha rilasciato alcune dichiarazioni sul doping, prendendo spunto dal clamoroso caso di Lance Armstrong. “Ci sono migliaia di prove. Penso che sia una vergogna per lo sport avere un’atleta del genere. Ha tradito lo sport. Ha ingannato migliaia di persone con la sua storia di vita. Credo che dovrebbero togliergli ogni titolo”. Il serbo ha poi aggiunto che i regolamenti antidoping nel tennis sono abbastanza rigorosi. “Forse sono un po’ stressanti a causa delle norme sul whereabouts, in cui devi dire dove sei per 365 giorni l’anno. Ma è così per tutti, quindi è giusto. Non ho problemi, possono testarmi quando vogliono. Anche se non mi hanno fatto un solo controllo sul sangue negli ultimi mesi”. Ma questa è tutta un’altra storia…
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