COPPA DAVIS – La Serbia completa la rimonta e vola in finale. Djokovic fa il suo dovere contro Raonic, Tipsarevic sigla il 3-2 nonostante un terzo set da brividi. A novembre ospiteranno la Repubblica Ceca.
Tipsarevic in trionfo, Djokovic gregario: in Davis succede anche questo
Di Riccardo Bisti – 16 settembre 2013
“Ho vinto diversi Slam, ma nulla si può paragonare alla gioia di condividere un successo con i miei compagni”. Parola di Novak Djokovic dopo il successo su Milos Raonic, che aveva dato alla Serbia il punto del 2-2 nella semifinale-thriller contro il Canada. Forse c’era un pizzico di retorica, ma è un dato di fatto che “Nole” si sia precipitato in panchina a fare il tifo per Janko Tipsarevic nel match decisivo contro Vasek Pospisil, davanti a 10-15.000 tifosi che hanno riempito la Belgrade Arena (AP dice 10.000, il sito della Coppa Davis parla di 15.000). Numero di spettatori a parte, abbiamo visto un altro gran match di Davis. E’ la magia di questa manifestazione: quanti spettatori andrebbero a vedere Tipsarevic (n. 23 ATP) contro Pospisil (n. 41) in un torneo del circuito? E il canadese, che sulla terra rossa ha giocato un pugno di partite in tutta la carriera, avrebbe lottato come un leone fino all’ultimo punto? Difficile. In realtà, è stata una partita normale, quasi banale, fino al 7-6 6-2 5-2 per Tipsarevic. La superiorità di Janko era notevole: non ha concesso nulla al servizio, e picchiava alla grande con il rovescio. Pospisil ha cercato di scompigliare le carte con qualche serve and volley e un frequente utilizzo dello slice, ma non è il suo gioco. Nel primo set ha funzionato, nonostante un dolore al gomito che l’ha obbligato a chiedere un medical time out sul 2-2, ma ha giocato un pessimo tie-break. A quel punto, le fatiche del weekend sono emerse tutte in una volta. Aveva la lingua di fuori, ma soprattutto era svuotato di energie nervose. Probabilmente non aveva mai bruciato tanti neuroni come nei due giorni precedenti. E così, secondo e terzo set sembravano un dolce fluire verso la vittoria serba, seconda finale nella giovane storia del paese. Poi, sul 5-3, quando Tipsarevic è andato a servire per godere, è successo qualcosa.
Dal 15-0, ha giocato quattro punti orripilanti, senza che Pospisil facesse nulla di particolare. Ha concesso le prime palle break della partita e ha ridato vita al clan canadese, che aveva già riposto bandiere, tamburi e speranze. All’improvviso, il cervello di Pospisil si è ricaricato. I suoi tipici “Let’s Go!” hanno ripreso a risuonare e lo hanno accompagnato fino al 5-5. In quegli attimi, è tornato alla mente lo spareggio di Mestre 2000, quando Davide Sanguinetti si trovò in una situazione analoga contro Cristophe Rochus. Sull’orlo del baratro, riprese per i capelli il terzo set e ci tenne in Serie A per un altro paio d’ore prima di rassegnarsi, tra le lacrime, alla prima retrocessione della nostra storia. Difficilmente Tipsarevic conosce la storia della Davis italiana, ma deve aver pensato che giocare un quarto e un quinto set sarebbe stato molto noioso. Allora ha riacceso il motore in avvio di tie-break, volando 6-2 con quattro matchpoint a favore (monumentale il missile di rovescio che lo ha portato sul 5-1, scatenando il più violento degli “Ajde!”). Ma non era ancora finita. Aiutato dalla forza della disperazione e dall’aiuto del nastro, Pospisil li annullava tutti e si rifugiava sul 6-6. Gli ultimi due punti erano epica pura, mitologia greca prestata al tennis. Sul 6-6, Pospisil crollava dopo averle provate tutte per tenere vivo lo scambio. L’ultimo punto racchiudeva lo Spirito Davis in tre colpi: il canadese ha cercato un disperato serve and volley, giocando una folle volèe in tuffo e franando per le terre, incapace di rialzarsi. Sarebbe stata vincente contro chiunque, ma non contro questo Tipsarevic, che si è fiondato sulla palla ed è riuscito ad appoggiarla sul campo ormai scoperto. Da terra, dove era finito anche lui, ha chiesto l’abbraccio di compagni e capitano, che lo hanno sommerso in una montagna umana prima di portarlo in trionfo e rendere omaggio all’avversario sconfitto. Scene da brividi, indipendentemente dalla lingua, il colore, la nazione.
E così la Serbia va in finale, dove giocherà in casa (quasi certamente nello stesso impianto) contro la Repubblica Ceca, rivincita di una doppia sfida che ha trasmesso grandi emozioni negli anni passati. Tre anni fa, proprio alla Belgrade Arena, Tipsarevic e Stepanek si giocarono il punto decisivo e vinse il serbo. Ancora più tesa la sfida dell’anno scorso, quando il serbo vinse 9-7 al quinto e finì quasi in rissa, con una stretta di mano mancata e diti medi che volavano. Da allora, i due non si amano. E non è da escludere che possano ritrovarsi anche quest’anno sul 2-2. Sarebbe la degna conclusione della stagione tennistica. E’ la finale più giusta? Difficile a dirsi, perchè in Davis non esiste il “giusto” e lo “sbagliato” come può esserci nel circuito. Non c’è dubbio che sancisca il dominio dell’Europa sul resto del mondo. Undici delle ultime tredici edizioni sono finite a squadre europee (uniche due eccezioni: Australia nel 2003 e Stati Uniti nel 2007). Sarà così anche quest’anno. Ma in fondo non importa: ciò che conta, quando c’è la vecchia coppona, è che ogni partita sia una metafora. E la gloria conti più del vil denaro. Con serbi e cechi, da questo punto di vista, dovremmo stare tranquilli.
COPPA DAVIS – SEMIFINALI
SERBIA – CANADA 3-2
Novak Djokovic (SRB) b. Vasek Pospisil (CAN) 6-2 6-0 6-4
MilosRaonic (CAN) b. Janko Tipsarevic (SRB) 5-7 6-3 3-6 6-3 10-8
Nestor / Pospisil (CAN) b. Bozoljac / Zimonjic 6-7 6-4 3-6 7-6 10-8
Novak Djokovic (SRB) b. Milos Raonic (CAN) 7-6 6-2 6-2
Janko Tipsarevic (SRB) b. Vasek Pospisil (CAN) 7-6 6-2 7-6
REPUBBLICA CECA – ARGENTINA 3-2
Radek Stepanek (CZE) b. Juan Monaco (ARG) 7-6 6-3 6-2
Tomas Berdych (CZE) b. Leonardo Mayer (ARG) 6-4 4-6 6-3 6-4
Stepanek / Berdych (CZE) b. Zeballos / Berlocq (ARG) 6-3 6-4 6-2
Horacio Zeballos (ARG) b. Lukas Rosol (CZE) 4-6 7-6 6-4
Leonardo Mayer (ARG) b. Jiri Vesely (CZE) 6-4 6-4
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