L’INTERVISTA – Alla vigilia di Wimbledon abbiamo avuto la possibilità, in collaborazione con Sky Sport, di ascoltare il parere del due volte campione Stefan Edberg. Secondo l'ex numero 1 ATP, potrebbe essere l’anno buono per l’ottavo sigillo di Roger Federer.Wimbledon è alle porte. Rafael Nadal non fa più paura, Novak Djokovic è stato ridimensionato da Stan Wawrinka a Roland Garros, Andy Murray sta giocando bene ma è un’eterna incognita. Che sia, dunque, l’anno dell’ottavo successo di Roger Federer? Abbiamo girato la domanda al suo coach Stefan Edberg, un altro che coi prati di Church Road ha una certa confidenza, che abbiamo avuto la possibilità di ascoltare, in collaborazione con Sky Sport, in occasione del lancio del nuovo Sony Smart Sensor.
Federer è tornato alla forma migliore anche grazie al cambio di racchetta. Pensi che avrebbe dovuto farlo prima? Avrebbe vinto di più?
Non è una questione facile, e soprattutto cambia da giocatore a giocatore. I top players non amano i cambiamenti, è difficile convincersi che con un attrezzo diverso si possono ottenere risultati migliori. E poi ci sono tanti aspetti che influiscono, fra i quali la presenza delle giuste persone nell’entourage.
In effetti, da quando ha iniziato ad allenarsi con te, Roger è più aggressivo. Solo un discorso legato all’età o c’è veramente il tuo zampino?
Bisogna ricordare che nel 2013 Roger ha avuto dei seri problemi alla schiena, che l’hanno obbligato a modificare il suo tennis. Ha pensato come potesse fare per forzare meno la situazione, e la soluzione è stata quella di cambiare gioco. È la via giusta, Roger è più creativo e imprevedibile. Nel tennis si può sempre migliorare, si può sempre introdurre nel proprio gioco qualcosa di diverso, anche se si è Roger Federer.
In percentuale, quanto è il tuo merito?
Difficile dirlo. Sicuramente a me fa piacere che giochi così, gliel’ho detto dall’inizio, ma alla fine è una combinazione di più fattori. È Roger che va in campo e decide cosa fare. Per ora lo sta facendo bene. Penso che la cosa più importante sia il suo grande amore per il tennis, che si traduce in motivazioni.
Curiosità: quando ti alleni con Roger, lo vinci ancora qualche tie-break?
In realtà giochiamo quasi sempre come riscaldamento, quindi senza contare i punti. Credo comunque che ne farei pochi. Troppo forte.
Parlando con Stefan Edberg, è impossibile non toccare l’argomento Wimbledon. Come mai è diverso dagli altri tornei del Grande Slam?
Ha una storia tutta sua, delle tradizioni rimaste intatte negli anni e che lo rimarranno anche in futuro, o almeno spero. Quando un giocatore mette piede a Wimbledon si accorge che c’è qualcosa di diverso rispetto agli altri Slam. Lo si percepisce nell’aria. Non è un caso che il sogno della gran parte dei giocatori sia quello di vincere a Wimbledon. È un posto unico al mondo.
Però rispetto ai tuoi tempi è leggermente cambiato. O almeno, l’erba è molto più lenta…
Credo sia il gioco del tennis che nelle ultime due decadi è cambiato parecchio. Ci sono state delle modifiche all’erba, questo è vero, ma è il modo di giocare a essersi diversificato. Il tennis è diventato molto fisico, ed è quella la miglior via per vincere. Ovviamente piacerebbe vedere più variazioni, giocatori più aggressivi, un confronto di stili. Specialmente contro chi difende molto, sarebbe bello vedere gente che attacca. Ma mi rendo conto che non è facile, e comunque c’è lo stesso una grande generazione di giocatori.
Credi che il successo a Wimbledon sarà un affare fra i soliti noti o ci potrà essere qualche sorpresa?
Wimbledon è il torneo più difficile da vincere per un outsider. Il primo motivo è che si gioca sull’erba, una superficie che richiede qualche anno di esperienza e tanti match per raggiungere il proprio miglior rendimento. Ho dato uno sguardo alle teste di serie, secondo me lo vincerà uno dei primi 4/5 del ranking. Molti pensano possa verificarsi un grande exploit, mentre io sono di parere opposto.
Sei nel team di Roger Federer, ce la può fare?
Roger è ancora uno dei migliori giocatori del mondo. È numero 2, è tornato a fare sul serio e sui quei campi ci ha vinto sette volte, qualcosa di incredibile. Penso abbia una chance di vincere il torneo. Certo, è molto difficile, ci sono tanti grandi giocatori, e per puntare al successo avrà bisogna anche un po’ di fortuna, un discreto tabellone e di giocare il suo miglior tennis.
Quindi, chi vince Wimbledon?
Penso che Roger ce la possa fare, credo in lui.
Per chiudere, due domande sul Sony Smart Sensor. Cosa ne pensa Stefan Edberg?
Credo sia una gran cosa: permette di analizzare il gioco, il colpi, la velocità, lo spin. Può essere molto utile sia per i professionisti sia per gli amatori. Ha portato qualcosa di nuovo del mondo del tennis, ognuno può imparare di più del proprio gioco. Queste tecnologie possono essere importantissime per il tennis.
Sei ancora un icona per gli appassionati del tennis degli anni ’80 e ’90. È difficile pensarti connesso a un computer, che rapporto hai con la tecnologia?
Credo che chiunque si debba abituare alla tecnologia. Ai tempi in cui giocavo io non esisteva nulla di questo, ma ora c’è e può servire. È molto importante prendere confidenza con le varie innovazioni che il mercato del tennis propone. Per migliorare il proprio gioco ci sono tanti aspetti, e da qualche anno la tecnologia è uno di questi.
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