La Gran Bretagna ha portato cinque giocatori a Gent, ma soltanto quattro saranno titolari. Leon Smith è chiamato alla decisione più difficile. “La più complicata della mia vita. Spero che l'escluso capisca che faccio tutto per il bene della squadra”. 

Può capitare che la conversazione più difficile della propria vita possa riguardare il tennis. Nel caso di Leon Smith è un pungente privilegio. Nelle prossime ore dovrà sedersi in una stanza insieme a Kyle Edmund, Dominic Inglot e James Ward, comunicando a uno dei tre che resterà fuori dalla finale di Coppa Davis. Il giovane capitano britannico ha già ammesso che sì, sarà il dialogo più difficile. Con i fratelli Murray e Dominic Inglot già certi di far parte del quartetto, l'ultimo posto deve ancora essere assegnato. L'escluso resterà fuori e non potrà più essere inserito. Smith è consapevole di dare un grosso dolore e sa che sarà messo a dura prova il cameratismo e lo spirito di squadra creati in questi anni con i suoi giocatori. Lo ha fatto talmente bene che ha portato la squadra dalla Serie C a un passo dal sogno. Comunque vada il weekend di Gent, la sua Gran Bretagna ha ottenuto un risultato storico: prima finale dal 1978. Tornando al quartetto di Gent, ci sarebbe anche un'altra opzione: mettere in squadra sia Ward che Edmund, lasciando fuori il doppista Inglot. In questo modo avrebbe un'alternativa in più per i singolari, ma costringerebbe Andy Murray a giocare in tutte le tre giornate. Per carità, lo ha fatto sia contro la Francia che contro l'Australia, ma una finale è sempre una finale. E le variabili sono dietro l'angolo. “Io mi preoccupo per i giocatori – dice Smith – anche per la natura del mio contratto, praticamente mi occupo full time di questo e quindi trascorro molto tempo con loro”. Nelle scorse settimane, Smith ha accompagnato Ward ed Edmund in Sud America, dove si giocavano alcuni tornei challenger sulla terra battuta. E' andata bene, visto che Edmund è emerso tra tanti terraioli e si è aggiudicato il torneo di Buenos Aires.


SOLTANTO IL BENE DELLA SQUADRA

“Ormai sono abituato a queste situazioni, ma bisogna mantenere l'equilibrio – prosegue Smith – può capitare di andare in giro per tre settimane con uno di loro e fare ogni giorno colazione, pranzo e cena insieme. Seguo le loro partite, li alleno e li sostengo. Tra alti e bassi, si crea un rapporto molto stretto”. Tuttavia, chi si trova in una posizione di comando deve assumersi le sue responsabilità. Quindi capita di dover fare un respiro profondo e fare una telefonata dai contenuti sgradevoli, sia per chi parla che per chi ascolta. “Bisogna mettere da parte l'attaccamento emotivo e individuale, pensando che stai facendo qualcosa per il bene della squadra. Perché stiamo lavorando tutti insieme e se vinciamo sarà un bene per tutti, indipendentemente da chi avrà vinto l'ultima partita”. Ma oggi ogni decisione è sotto l'occhio dei riflettori. Quando Smith faceva le convocazione per il Gruppo II, l'quivalente della Serie C, c'era molta meno attesa. “Qui la posta in palio è altissima e chi non giocherà sarà estremamente deluso. Dovremo essere tutti bravi a farli sentire importanti, perché non è detto che ricapiti una chance del genere. Speriamo di non dover aspettare così tanto, ma non si sa mai”. Di certo l'elemento più a rischio è James Ward. Storico elemento della gestione Smith, spesso ha giocato al di sopra delle sue possibilità, cogliendo uno straordinario successo contro John Isner. Ma da luglio a ottobre ha giocato malissimo, mentre il giovane Kyle Edmund è in forma e si adatta meglio alla terra battuta. Per Ward, l'esclusione sarebbe una beffa atroce. “Spero che la buona volontà e il tempo investito nel curare certe relazioni sia sufficiente per resistere alla delusione, e che l'escluso capisca che la scelta sarà fatta solo per il bene della squadra”. Non dovremo aspettare ancora molto per conoscere la decisione di Smith: il quartetto definitivo dovrà essere annunciato entro un'ora prima del sorteggio di giovedì.