Continua a tenere banco cosa succederà nel team di Sinner a partire dal prossimo anno, mentre sul campo sono tanti gli italiani che cercano il pass per gli ottavi

Foto di Ray Giubilo

E ora, Jannik Sinner? Tutti si chiedono chi sarà il sostituto di Darren Cahill, che a fine anno lascerà il tennis dopo oltre quarant’anni di onoratissimo servizio, prima come tennista (22 del mondo) e poi come consigliori di grandi campioni, da Hewitt ad Agassi, da Simona Halep a Sinner.
I nomi fioccano: Boris Becker, che parla tedesco e ai tempi in cui la Volpe era allenata da Piatti aveva già praticamente chiuso un accordo per diventare il supercoach di Jan. Goran Ivanisevic, che conosce benissimo Marco Panichi e Ulises Badio, preparatore e fisio di Sinner, con cui ha condiviso anni di trionfi a fianco di Djokovic. Oppure Magnus Norman, l’uomo che ha reso vincente Wawrinka e che come Ivanisevic è vicino al management attuale del numero uno.
Si parla anche di John McEnroe, che era un pallino di Piatti ma che pare poco più di un gossip, a spasso c’è anche Carlos Moya, nomi se ne possono fare mille. Cahill da parte sua con i giornalisti australiani con cui è in confidenza ha spiegato che dietri l’addio non c’è nessun giallo, nessun problema: «E’ come ha detto Jannik». E che il periodo di congedo che durerà fino a fine stagione «darà modo a Jannik di scegliere che svolta dare alla sua carriera».
Come ha fatto con Simona Halep, Cahill comunque non scomparirà, sarà sempre pronto per un consiglio e una consulenza e questa potrebbe anche essere la soluzione per il futuro: un impegno ridotto, per poche fondamentali settimane. Per il resto, sostengono Fabio Colangelo e Simone Tartarini, coach dei due Lorenzo azzurri, Sonego e Musetti, «Vagnozzi è un ottimo tecnico, che spesso non viene considerato abbastanza, ma che svolge il lavoro più importante, dietro le quinte, mentre Cahill si occupa più di rifinire il lavoro». Fra le opzioni per il futuro c’è quindi anche un Vagnozzi single coach, magari aiutato qui e là da qualche specialista (per il servizio, per i movimenti, per il gioco al volo) e sostenuto da lontano da Cahill. Di sicuro una scelta non è ancora stata presa e del resto Jannik deve concentrarsi sul torneo, che gli offre un cliente non banale di terzo turno come Marcos Giron in un momento in cui il Number One non sembra ancora la massimo della forma. Scopriamo insieme le insidie anche degli altri avversari degli italiani di oggi.

Lorenzo Sonego-Fabian Maroszan (campo n.3, terzo match dall’una italiana, tv su Eurosport e in sreaming su Discovery +)

Maroszan, 25 anni, nato a Budapest, è il numero 59 del mondo e il numero uno d’Ungheria, è cresciuto avendo come modello Nadal, ama le macchine veloci, il rap e il goulash, mentre la sua città preferita è Bergamo: per via del Challenger che ci si gioca. Il suo primo maestro è stato il padre, che a cinque anni lo ha portato in campo. Con l’Italia ha un rapporto molto stretto perchè in passato ha giocato al serie A per il Matchball Firenze. «Un ragazzo serio, quasi timido, molto professionale», lo descrive Francesco Caforio, capitano del circolo toscano. Nel 2023, la suo debutto nel circuito maggiore, si è qualificato e ha sorpreso Alcaraz a Roma utilizzando il suo tennis imprevedibile e di ottima fattura, diritti a sventaglio, rovesci lungolinea vincenti e soprattutto una (motivata) affezione per le smorzate. Ha vinto tre Challenger, l’anno scorso ha guadagnato il primo terzo turno Slam proprio a Melbourne battendo Cilic e Francisco Cerundolo, nel 2023 ha ottenuto i quarti a Miami – primo ungherese così avanti in un Masters series dal ’90 – nel 2024 si è ripetuto a ad Indian Wells. Fra le sue vittime illustri Rune, Gasquet, De Minaur, Popyrin, Ruud, Jarry. Al primo turno qui ha superato Frances Tiafoe al quinto set, il secondo che ha giocato in carriera. Maroszan e Sonego non si sono mai incontrati.
Compito per Lorenzo: mantenere l’iniziativa nello scambio.

Lorenzo Musetti-Ben Shelton (John Cain Arena, non prima delle 7 italiane)

L’avversario più tosto di questo turno per gli azzurri, 22 anni da Atlanta, Georgia, numero 20 del mondo dopo essere stato anche 13 nel 2024. Un metro e 93, mancino, grande battitore (picchia la prima mediamente a 203 all’ora ma è arrivato anche a 239) ha vinto due titoli a Tokyo nel 2023 (battendo anche Sinner) e sulla e terra di Houston l’anno scorso. E’ figlio e nipote d’arte d’arte: papà Bryan, che gli fa da coach, è stato n.55 Atp nel 1992, lo zio materno era Todd Witsken, ex n.4 del mondo in doppio. Pericoloso ma altalenante, è entrato fra i primi 100 nel 2022 alla sua prima trasferta fuori dagli Usa, negli Slam è arrivato nei quarti qui in Australia l’anno scorso e in semifinale agli us Open nel 2023, battuto da Novak Djokovic. Il suo idolo è Roger Federer, il suo tennis molto aggressivo, basato su due fondamentali comunque pericolosi e su un ottimo gioco di volo: «Mi piace andare a rete, usare le mie qualità tecniche e atletiche per attaccare i rimbalzi alti è una delle cose che amo fare». Nel torneo ha superato battendo prima Nakashima e poi Carreno Busta. Imperativo per Musetti, che ha vin to i due precedenti, al Queen’s nel 2022 e l’anno scorso a Miami: scardinare il suo gioco con le variazioni.

Jannik Sinner- Marcos Giron (Rod Laver Arena, non prima delle 9 italiane)

Giron è nato in California 31 anni fa, da genitori argentini ed ecuadoriani, attualmente è numero 46 del mondo ma è stato anche numero 37 l’estate scorsa, quando a Newport sull’erba ha vinto il suo primo e unito titolo Atp, battendo Alex Michelsen, ed entrando per la prima volta nei top 40. Ha perso altre due finali: nel 2022 a San Diego contro Nakashima e a febbraio 2024 a Dallas contro Tommy Paul. Con Sinner si è incrociato solo una volta, al primo turno del ‘1000’ di Shanghai e Jannik ha impiegato due set (7-6 62), compreso un sofferto tiebreak vinto 9-7 per piegarlo, dopo aver annullato 4 set point. Giron, che ha un passato vincente nel campionato universitario Ncaa con la mitica Ucla, a Parigi-Bercy, nello Slam non è mai andato oltre il terzo turno che ha raggiunto due volte a Parigi e per la prima volta quest’anno a Melbourne dove ha superato in cinque set l’argentino Etcheverry. Da giovane, fra il 2015 e il 216, ha subito una doppia operazione alle anche che lo ha lasciato fermo per nove mesi. In carriera ha battuto Berrettini, Mannarino, De Minaur, Carreno Busta, Dimitrov, Carreno Busta, Rune, Goffin, Cameron Norrie, Auger Aliassime, quindi attenzione al suo gioco solido, regolare e molto fisico che gli ha procurato il soprannome di ‘macchina lanciapalle’. Un avversario tosto per Jannik che dovrà pensare soprattutto a ritrovare ritmo al servizio e continuità da fondo con angoli e accelerazioni per non farsi imbrigliare.

Jasmine Paolini – Elina Svitolina (Margaret Court Arena, non prima delle 9 italiane)

Una delle veterane più grintose del circuito, Elina Svitolina, moglie di Gael Monfils e mamma di Skai, è nata a Odessa trent’anni fa e vive ancora fra Kharkiv e Londra. Numero 3 del mondo nel 2017, è oggi numero 27, in carriera ha vinto ben 17 titoli
fra i quali due a Roma, uno a Toronto e le Wta Finals. Grintosa, irriducibile sia sul campo sia nel difendere la causa dell’Ucraina impegnata nella guerra con la Russia, nello Slam vanta semifinali a Wimbledon e New York (entrambe nel 2019) , e almeno i quarti negli altri due major (quattro a Parigi, due a Melbourne). Negli ultimi anni ha cambiato un po’ il suo gioco, cercando di renderlo più aggressivo e di migliorare il servizio, sfruttando le pause imposte dalla maternità. Sia lei sia Jasmine qui a Melbourne non hanno ceduto nessun set, Svitolina imponendosi agilmente su Cirstea e Dolehide. In carriera non si sono mai incontrate, per Jas sarà importante non farsi ingabbiare dall’esperienza e dal gioco da fondo dell’avversaria, ma piazzare le accelerazioni vincenti di cui è capace.