
Dopo il “no” di Federer, a Dubai si sono dovuti accontentare del solo Grigor Dimitrov, che peraltro li ha subito lasciati a piedi, mentre in Messico sono arrivati ancora una volta sei dei primi 10 della classifica ATP, come già nella passata edizione. Il forfait di Rafael Nadal li ha ridotti a cinque, ma con così tanti big in gara la sua defezione è passata rapidamente in secondo piano. La crescita di Acapulco ha reso banale anche il paragone con l’altro ATP 500 del periodo, quello di Rio De Janeiro: in Brasile continuano a definirsi “il miglior torneo di tennis del Sudamerica”, ma se il discorso si allarga all’America Latina non c’è storia. Una vittoria che per gli organizzatori dell’Abierto Mexicano Telcel vale doppio, visto che Acapulco non significa solamente spiagge e benessere, e si trova pur sempre nello stato del Guerrero, famoso per un altissimo tasso di criminalità. Per tenere i giocatori alla larga dai pericoli devono fare in modo che il loro soggiorno sia blindato per l’intera durata, ma con la massima discrezione. Un lavoro che richiede impegno e grande attenzione, ma che ha sempre funzionato alla grande. Non si ricordano episodi spiacevoli, e quando ai giocatori tocca indicare il torneo preferito, quello messicano è sempre fra i primi della lista. Piace davvero a tutti: lo dicono i giocatori, il numero di biglietti venduti e l’atmosfera caldissima del Centrale, facile da respirare anche stando comodi davanti alla tv, a migliaia di chilometri di distanza. Si è creato un circolo virtuoso: i big adorano il torneo, quindi magari sono disposti ad accettare qualche soldo in meno di garanzia, e il pubblico compra i biglietti con grande anticipo, sicuro che ci sarà qualcosa di importante da vedere. Basti pensare che tutte le sessioni di gara di questa edizione sono andate sold out giù lo scorso novembre, a pochi giorni dall’apertura della biglietteria, una situazione che permette agli organizzatori di investire con più tranquillità, forti di un ritorno importantissimo, in termini economici e di immagine.

Oltre ai grandi investimenti nelle strutture e per portare in Messico i migliori del mondo, il Grupo Pegaso sta prestando grande attenzione anche alla promozione dell’immagine del torneo. Per esempio, lo scorso week-end hanno caricato su un elicottero Dominic Thiem e Alexander Zverev, i due più forti in gara, e li hanno portati a scambiare qualche palla in un campetto allestito presso la Sinfonía del Mar, un piccolo teatro all’aperto a picco sull’oceano (foto sopra). Nulla di eccezionale, ma le suggestive immagini del mini-evento hanno fatto il giro del mondo, contribuendo alla promozione del torneo e della città. “Non c’è nulla che promuova Acapulco come lo fa questo torneo – ha detto Héctor Astudillo Flores, governatore dello Stato di Guerrero –, e ci piacerebbe che in futuro lo facesse sempre di più”. Secondo la Segreteria del Turismo dello stato, la manifestazione porta alla città un indotto economico di qualcosa come 750 milioni di pesos messicano, l’equivalente di oltre 32 milioni di euro. Una situazione di salute che permette di guardare al futuro con enorme tranquillità, tanto che proprio nei giorni scorsi il Grupo Pegaso ha rinnovato per altri dieci anni l’accordo col Princess Mundo Imperial, garantendo l’evento almeno fino al 2028. Una delle condizioni dell’accordo è la costruzione di un secondo stadio per l’edizione 2020, per continuare a crescere il più possibile all’interno dell’impianto attuale. Non è grandissimo in termini di spazi ancora utilizzabili, ma qualche margine di crescita ce l’ha. Un campo importante in più sarebbe un ulteriore passo avanti anche verso quel sogno Masters 1000 che in Messico non hanno mai nascosto. L’ATP ha fatto capire che per il momento non ha intenzione di mettere mano al calendario, ma quando ci ripenseranno, c’è da scommettere che il nome di Acapulco salterà fuori. Meritatamente.
