Il Sony Smart Tennis Sensor permette di realizzare dei video dei vostri match da tablet e smartphone, con relativi dati tecnico-statistici offerti live. Un prodotto super, con tanti pregi e qualche limite.La rivoluzione è appena cominciata. Dopo il lancio della Babolat Play, la prima racchetta connessa in grado di fornire dati tecnico-statistici sul proprio gioco, è ora disponibile anche il Sony Smart Tennis Sensor, un piccolo strumento che si applica sotto il manico di una certa serie di racchette Wilson, Head, Yonex e Prince, in grado di sviscerare i segreti del proprio tennis. Perché non vi è più alcun dubbio che il futuro (prossimo) del nostro sport seguirà quello della nostra società, ormai abituata a monitorare ogni nostro passo, ogni nostro respiro, ogni nostro sforzo. Sia chiaro, per aiutarci a migliorare, il rovescio in top come lo stile di vita.
Ahimè, il tennis non è lo sport più facile da monitorare perché movimenti e gestualità sono complessi, soprattutto se ci si affida ad un attrezzo “non intelligente” come una racchetta, che può sfruttare accelerometri e giroscopi ma non ha occhi per testimoniare che quello che registra è la pura e sostanziale verità. Ne abbiamo avuto conferma testando i due prodotti per diverse settimane: gli ultimi accorgimenti ci permetteranno di metterli a confronto in un’analisi completa, approfondita e dettagliata che pubblicheremo nel mese di luglio. Ora concentriamoci sul solo Sony Smart Tennis Sensor che il colosso giapponese ci ha presentato sui bellissimi campi del Waldorf Astoria di Roma durante gli scorsi Internazionali d’Italia e che abbiamo testato nelle settimane successive. Ecco i primi responsi.
DATI TECNICI
Il primo dubbio era dato dalla forma e dal peso, che si temeva troppo ingombranti per il gioco. In dotazione viene fornito, oltre al sensore, una levetta, una ghiera e il caricabatterie. Con la levetta si toglie il tappo della racchetta, si applica la ghiera e si avvita il sensore. Operazione da pochi secondi (è più complicato togliere la ghiera: serve un minimo di manualità, onde evitare di forzarla e romperla, quindi meglio affidarsi ad un negoziante specializzato). Il sensore è un tondino di plastica che pesa 8 grammi (altezza 17,6 mm e diametro 31,3 mm): chiaro che il bilanciamento cambia un po’, benché sarebbe stato più invasivo se il maggior peso fosse stato inserito nella testa della racchetta (un overgrip pesa circa 4-5 grammi e nessuno evidenzia particolari differenze una volta montato). Per quanto riguarda la possibilità che dia fastidio all’impugnatura, è sostanzialmente da escludersi (ci può essere un minimo di intralcio iniziale per chi impugna molto, molto in basso, ma in sostanza non è da considerarsi un ostacolo).
Il sensore viene attivato via bluetooth e la carica ha una durata di 90 minuti (supponendo 500 colpi ogni 60 minuti: servono poi un paio d’ore per la ricarica completa). La connessione col bluetooth è rapidissima.
L’applicazione (IOS-Apple e Android) è gratuita: si crea il proprio profilo, si indica la racchetta che si utilizza (serve al sensore per determinare velocità dello swing, zona di impatto, etc), si accende il sensore e si può cominciare a giocare e rilevare i propri dati.
Tutto molto semplice, rapido e intuitivo, senza bisogno di alcuna particolare predisposizione alla tecnologia.
IL TEST IN CAMPO
Siamo dunque scesi in campo con giocatori di vario livello, dalla seconda categoria agli amatori. La prima grande (oseremmo dire, enorme) differenza è la possibilità di realizzare un video utilizzando un tablet o uno smartphone: è questo che ci ha convinto che il Sony Smart Tennis Sensor sia attualmente il top di ciò che offre il mercato in questo settore. Abbiamo ordinato via Amazon un accessorio che consente di applicare un iPad ad un tradizionale cavalletto per telecamera. Abbiamo quindi attivato sensore e applicazione e posto il tablet in fondo al campo, dietro il giocatore-tester: l’angolo di ripresa del tablet consente di inquadrare sostanzialmente tutta l’area del campo e riprendere l’allenamento o il match del giocatore. E di ottenere in diretta (sulla parte destra dello schermo del tablet) i dati tecnico-statistici di ciascun colpo giocato (generalmente con un ritardo nella proiezione dei dati che può variare da uno a tre secondi, un particolare che può essere ancora migliorato). Ovviamente, lo stesso risultato lo si ottiene riguardando il video al termine del match, comodamente seduti sulla poltrona di casa.
Però, che cosa rileva questo Sony Smart Tennis Sensor?
Il numero di colpi eseguiti, la velocità sia dello swing, sia della palla (su quest’ultima abbiamo delle perplessità perché non è chiaro come venga misurata e soprattutto l’incidenza che hanno corde e tensione, presupponendo che si tratti della velocità di uscita della palla dalle corde. Se poi venissero applicati dei pesi al telaio, variando di conseguenza i parametri della racchetta impostati all’inizio, questi dati non sarebbero più corretti, benché non troppo distanti dalla realtà, se la customizzazione non è estrema), il punto di impatto, la rotazione (i valori con il + davanti indicano il top spin, con il – davanti il back spin). Rileva anche colpi al volo (ma qui vedremo che si creano delle incongruenze), oltre a smash e servizi (ma non distingue prima e seconda palla).
Inoltre, ciascun colpo può essere rivisto in slow motion, e si può selezionare anche una sola categoria di colpi da rivedere (solo il dritto in top spin, solo le volée di rovescio, etc), si possono catturare foto e sequenze fotografiche (tramite un’altra apposita applicazione made in Sony (Scatto in Movimento) e avere un quadro riassuntivo dei propri dati con evidenziati i risultati migliori e peggiori, divisi per ciascun colpo e con la possibilità di fissare degli obiettivi tecnici da raggiungere.
IL GIUDIZIO FINALE
Una meraviglia, con alcuni limiti. Confermiamo la sensazione iniziale, cioè che si tratta del prodotto top del mercato in questo settore. La differenza sta nella possibilità di realizzare dei video e quindi di valutare colpo per colpo il proprio rendimento. Il video (grazie anche allo slow motion, alle sequenze fotografiche e alla possibilità di isolare ogni singola categoria di colpo) diventa anche uno strumento didattico ideale per i maestri (una videoanalisi con dati precisi a supportare la tesi tecnica) e un divertimento assoluto. Altri pregi? La velocità e semplicità di utilizzo, i dati offerti live, la connessione bluetooth perfetta e… la precisione nel numero di colpi che vengono registrati rispetto a quelli eseguiti (sembra una banalità, ma non è così). Inoltre, lo si può spostare da una racchetta all’altra, tra quelle compatibili: come può, per esempio, un maestro non metterne uno a disposizione nella propria scuola tennis?. Rivedersi è un aspetto fondamentale per progredire, e poterlo fare con un’analisi dei dati tecnici rende più facile accorgersi di dove è necessario migliorare e soprattutto se ci si è riusciti nel corso del tempo. In definitiva, un prodotto che, già dalla prima versione, promette di essere un must per gli appassionati.
Un progetto che non si limiterà al mondo del tennis, per ora da considerarsi un mercato pilota. Molto probabilmente, strumenti di questo tipo verranno creati presto anche per altre discipline sportive, una garanzia dell’impegno di Sony nel mondo dello sport.
I LIMITI DEL SONY SMART TENNIS SENSOR
Pur nella positività del giudizio, abbiamo riscontrato dei limiti, alcuni (supponiamo) facilmente superabili, altri meno.
01. Otto grammi (e sotto il tappo) non sono pochi e possono cambiare certe sensazioni. Ma, soprattutto per un giocatore di club, non le stravolgono. Detto questo, gli ingegneri Sony sono già al lavoro per riuscire a sistemare il sensore all’interno della racchetta (come avviene con la Babolat Play): questo consentirebbe anche di farlo utilizzare a testimonial di richiamo, fin qui chiaramente esclusi perché un top player professionista è in grado di distinguere attrezzi che presentano anche solo 2-3 grammi di differenza.
02. La riconoscibilità dei colpi ha dei limiti che peraltro troviamo complicato eliminare. Un esempio: se eseguite un movimento di rovescio in back molto corto (immaginate una risposta bloccata di rovescio), il sensore la registrerà come volée di rovescio (il sensore non ha occhi e quindi non può intuire che la palla ha rimbalzato prima dell’impatto). Abbiamo registrato altri sporadici casi di rilevazione sbagliata di un colpo ma sono talmente isolati da diventare trascurabili. Il vantaggio, è la possibilità (tramite il video) di verificare che quella che è stata indicata come volée di rovescio, in realtà era un rovescio in back. Tuttavia, è chiaro che il riassunto finale dei colpi non sarà così accurato (ed è un peccato, perché il numero di dritti a confronto con il numero di rovesci colpiti è un dato che appare banale ma che sarebbe molto utile per capire quante volte si riesce a sfruttare il proprio colpo più forte). In più, va considerato che circa il 15% dei colpi (secondo una lunga serie di test match fatti disputare da appassionati di diverso livello di gioco) non sono… colpi reali: cioè sono quelli che si eseguono per passare la palla all’avversario (di solito si gioca senza raccattapalle…), le risposte a servizi out, le palle scagliate nel campo di fianco dopo un dritto sbagliato a campo aperto…
03. Non si potrebbe applicare il sensore a tutte le racchette (qui la lista). Considerando i modelli di Wilson, Head e Yonex non ancora compatibili (ci sarebbero anche quelli di Prince, ma la situazione del brand in Italia non ci è ancora chiara) e il fatto che tutti i telai degli altri marchi (Babolat, Pro Kennex, Dunlop, Tecnifibre, etc) non sono nemmeno predisposti, possiamo stimare in un 50-55% i telai venduti in Italia senza (attualmente) la possibilità di utilizzare il Sony Smart Tennis Sensor. Almeno sulla carta: sono infatti disponibili dei tappi compatibili con il sensore e venduti separatamente (sempre da Wilson, che già distribuisce il Tennis Sensor). Tutto il sistema è esterno al telaio, quindi si può sostituire il tappo di una Babolat-Pro Kennex-Tecnifibre-eccetera con un tappo compatibile e avvitare il sensore. Certo, nell’elenco delle racchette da accoppiare al sensore non troverete questi modelli (condizione necessaria per determinare punti di impatto, velocità dello swing e altri parametri); tuttavia, non è difficile trovarne una dalle caratteristiche di peso, ovale e bilanciamento del tutto simili. Abbiamo provato questa soluzione su una Babolat Pure Drive e… funziona!
04. Il grafico che spiega il punto di impatto (uno dei parametri più interessanti) non è chiarissimo. E’ diviso per colori, ma un disegno più schematico sarebbe stato più efficace.
05. L’inquadratura da dietro consente di vedere tutti i colpi. Inquadrature diverse invece, non hanno la stessa efficacia: di fianco è perfetta per il servizio ma non consente di riprendere i colpi al volo; se posta di fianco alla rete, il giocatore risulterebbe troppo piccolo.
06. La grafica della app può essere migliorata, consentendo anche di inserire più parametri: oltre alla superficie di gioco, se campo indoor o outdoor, una valutazione della prestazione, caratteristiche dell’avversario…
07. Attualmente la relazione con il sensore è… monogama. Per esempio, non è possibile inserire il nome del proprio maestro e consentirgli di accedere al vostro sistema e magari di lasciare commenti dopo aver visionato video e statistiche.
08. Quando si rivede il video, i dati nella parte destra dello schermo appaiono con un ritardo che andrebbe contenuto nel secondo, altrimenti diventa difficile osservare il colpo e i relativi dati in contemporanea (nei nostri test, in alcuni casi si sono superati i due secondi).
09. Lo scroll digitale del video (il fast forward nei telecomandi della tv, in sostanza quando col vostro ditino volete portare avanti l’immagine) è troppo sensibile: basta un piccolo tocco e le immagini avanzano di diversi secondi.
10. I colpi vengono definiti dal sistema… battute. Una traduzione tennisticamente poco precisa. Così come invece vengono definiti "colpi" tutti i gesti che il sensore non riesce a catalogare come dritti-rovescii-servizi-volée. Si possono trovare definizioni migliori.
Ah, e quanto costa? 199 euro. Non certo noccioline ma in linea con la qualità e l’innovazione del prodotto. Ed è solo l'inizio…
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