Lo scozzese ritiene che i giocatori più forti potrebbero dare una mano ai tornei futures, dove i tennisti vanno spesso in passivo. Anche il presidente di Wimbledon è d’accordo.

Di Riccardo Bisti – 22 maggio 2014

 
Se Andy Murray dovesse confermare il titolo a Wimbledon, intascherebbe la bellezza di 1.76 milioni di sterline. Tuttavia, lo scozzese è ben consapevole di quello che succede nei tornei minori. Ci è passato anche lui. I tornei futures, patrocinati dall’ITF, hanno lo stesso montepremi dal 1998, anno in cui è stato rimodellato il circuito. Da allora, il costo della vita è aumentato del 53%, ma il vincitore di un future intasca sempre un migliaio di euro, al lordo di tasse e spese. E se perdi nei primi turni, è un dramma. “Se vinci il titolo, puoi pagarti il viaggio e le spese di alloggio – ha detto Murray in un’interessante intervista con BBC Sport – altrimenti perdi soldi”. Lo scozzese, tuttavia, ha un’idea. Pensa che i giocatori più forti possano dare una mano ai piccoli tornei. Se non lo fanno le istituzioni, possono farlo i giocatori. “Vogliamo rendere il tennis uno sport migliore, rendendo più facile la vita per tanti giocatori. Per carità, non si tratta di milioni, ma dell’opportunità di guadagnarsi da vivere. Conosco le storie di molti giocatori che sono costretti a smettere intorno ai 21-22 anni perché non ce la fanno con i soldi. I tornei del Grande Slam guadagnano molto e i giocatori più forti possono certamente dare una mano”. Gli esempi sono ovunque, in tutto il mondo, ad ogni livello. E non c’è passaporto che tenga. Anche i tennisti di un paese ricco come la Gran Bretagna fanno fatica. Tra loro c’è Liam Broady, che in questi giorni ha partecipato al torneo future di Bournemouth, presso il West Hants Club. Almeno ha potuto giocare in casa, dopo che tre settimane in medio-oriente gli avevano fruttato 2.000 euro lordi. Eppure è tra i più fortunati, perché la LTA gli paga coach Mark Hilton. Inoltre, ha un sostanzioso aiuto della famiglia.
 
IL DIRITTO DI GUADAGNARE
Ma la linea di galleggiamento resta sempre difficile da raggiungere. Il pernottamento costa 61 sterline a notte, mentre ogni racchetta incordata vale 13 sterline. “Per andare in pari con le spese bisogna essere almeno numero 160 del mondo – dice Broady – capita di vedere giocatori che vincono questi tornei, magari hanno i numeri per salire di livello, ma non hanno i soldi per andare oltre. E’ diventato tutto molto stantio. Una volta arrivati tra i top-100 è abbastanza facile restarci, ma è molto più complicato arrivarci”. E pensare che Broady aveva ben altri obiettivi: da junior ha raggiunto la finale sia a Wimbledon che allo Us Open. Adesso è appena entrato tra i top-400. Tanti giocatori da challenger e da futures si lamentano, ma ultimamente il dibattito si è spostato su un altro piano: chi gioca a certi livelli merita di guadagnarsi da vivere con il tennis? Richard Joyner, direttore del future di Bournemouth, è convinto di si. “Il 600esimo miglior calciatore britannico intasca senza problemi una cifra tra i 25.000 e le 35.000 sterline al’anno. E se fossi il 600esimo miglior calciatore del mondo, probabilmente avresti il diritto di giocare i mondiali di calcio”. I tornei futures non aumentano i montepremi, ma sono sempre di più. Nel 2013, tra uomini e donne, si sono giocati circa 1.200 tornei. La speranza di un ritocco dei montepremi c’è: per arrivarci, tuttavia, bisogna aspettare il completamento della revisione dei circuiti che l’ITF sta realizzando in collaborazione con ATP e WTA.
 
E SE GLI SLAM…
Ma la crisi economica non aiuta, e per gli organizzatori non sarà facile trovare altri soldi da distribuire ai giocatori. Gli eventuali finanziamenti, dunque, dovrebbero arrivare da altre fonti. I tornei del Grande Slam hanno ridistribuito i montepremi, dando una grossa mano ai perdenti ai primi turni. Tuttavia, sono aumenti a sé stanti. E allora ci si domanda se gli Slam possano fare un passo in più, magari dando una mano ai tornei futures. “Non lo abbiamo mai fatto in passato – ha detto Philip Brooks, presidente di Wimbledon – ma penso che sia un’idea interessante perché è un problema che riguarda tutto lo sport. E la gente vede gli Slam come leader assoluti in certe aree. Abbiamo fatto tanto in termini di denaro, ma questo non vuole dire che non si possa dare uno sguardo più ampio al problema e dare una mano a più giocatori”. In fondo, sarebbe un investimento di prospettiva: si tratterebbe di aiutare un futuro giocatore di Wimbledon che rischia di abbandonare perché incapace di sbarcare il lunario. E la storia del tennis, neglio ultimi anni, ha presentato tanti casi di questo tipo. Troppi.