COPPA DAVIS – L’Argentina è in estasi per il 2-0 firmato da Del Potro e compagni a Glasgow. In realtà è ancora lunga (per quanto Andy Murray non sia sicuro di giocare il doppio), ma la tennis-mania ha invaso strade, uffici e social network. E ha contagiato il neo  Presidente della Repubblica, che aveva promesso al paese una rivoluzione dell’allegria che fino ad oggi non c’è stata.

Hanno fatto colazione e Del Potro stava giocando. Sono andati in ufficio e Del Potro stava giocando. Hanno sbirciato il PC dai propri uffici e Del Potro stava giocando. Sono usciti per la pausa pranzo, magari incrociando qualche “cartonero” che rovistava nei bidoni dell’immondizia: Del Potro stava ancora giocando. Sono tornati in ufficio e Del Potro era ancora in campo. Loro sono gli argentini, un popolo che il 16 settembre 2016 – per l’ennesima volta – è stato rapito dal tennis. Erano le 14.21 quando un urlo ha spezzato le strade del paese, dalle cascate di Iguazu alla Patagonia. A Buenos Aires, nella centralissima Avenida Florida, via dello shopping dove però ti consegnano anche i volantini con numeri di telefono e tariffe delle prostitute, capannelli di persone si sono radunati fuori dai locali muniti di TV, ovviamente sintonizzati su TYC Sports. E quando Del Potro ha sparato l’ace numero 19, sono esplosi come succedeva da noi ai gol di Tardelli, di Totò Schillaci, delle notti di Germania 2006. L’Argentina è posseduta dal tennis perché lo sport è l’unico strumento in grado di unire un popolo segnato da profonde divisioni. A noi sembrano simpatiche macchiette, in realtà gli argentini non vanno d’accordo tra loro neanche su dove va posizionata un’aiuola. Lo sa bene il Presidente della Repubblica Mauricio Macri, ex imprenditore ed ex presidente di una squadra di calcio (il Boca Juniors) e capace di fare strada in politica (vi ricorda qualcosa?), che dopo il successo di Del Potro ha twittato un messaggio di complimenti per la Torre di Tandil. Da uomo di comunicazione, sa bene che lo sport è un’arma di distrazione di massa, perfetta per tenere buona la gente e regalarle un sorriso. Visto che il calcio fornisce soprattutto batoste, ci provano col tennis. La faccenda è stimolante, giacché l’Argentina non ha mai vinto la Davis nonostante la qualità dei suoi giocatori. A inizio anno non era tra le favorite, anche perché nessuno sapeva se si sarebbe rivisto Juan Martin Del Potro. Non solo è tornato, ma sembra voler scaricare sulla pallina tutta la rabbia accumulata in quasi 3 anni passati ai box. E la gente, carica di frustrazioni di ogni genere, si immedesima nella sua rabbia, nella sua voglia di rivalsa. Perché se è vero che lo sport distrae, può anche essere un’arma di rinascita, di coraggio, un veicolo di ottimismo.




EDMUND, IN CASA E’ PIU’ DURA
E allora i profili social con il dominio ”puntoar” si sono scatenati. Si è parlato soltanto di Davis, nelle varie vetrine virtuali. Non solo Del Potro, ma anche Guido Pella, il ragazzo educato che da junior spaccava il mondo e che da professionista aveva pensato di ritirarsi perché non trovava le giuste motivazioni. Per ritrovarsi è corso da una psicologo (Fernando Vazquez, una specie di salvatore) ed è diventato un buon tennista. Niente di che: non ha colpi devastanti, non sembra un fenomeno su nessuna superficie (lui dice di preferire il cemento all’aperto), però fa tutto benino e si impegna come un dannato. Tanto è bastato per punire Kyle Edmund nel secondo singolare, un 6-7 6-4 6-3 6-2 che esalta il suo coraggio e qualche rovescio al fulmicotone, ma boccia il baby britannico, autore di un passo indietro dopo lo Us Open e gli sfracelli di Belgrado. Ma un conto è giocare senza Murray in squadra, dove gli alibi sono già imbustati prima di scendere in campo. E’ diverso farlo in casa, in semifinale, dopo che Murray aveva perso la sua imbattibilità casalinga dopo dieci anni. Insomma, con l’obbligo di vincere. Pel di Carota aveva il terrore negli occhi, tipico di chi si trova in una situazione più grande di lui. Da par suo, Pella ha fatto il suo compito e ha chiuso a braccia alzate, in impennata, senza neanche bisogno di guardarsi indietro. Dopo otto ore di battaglia, il punteggio recita Gran Bretagna 0 – Argentina 2. Ma Daniel Orsanic, capitano saggio e coach d’oro (fossimo in Del Potro, lo ingaggeremmo al volo anche per i tornei individuali), dice che la strada è ancora lunga. La Gran Bretagna è favorita, piuttosto nettamente, nei prossimi due match. Intanto il doppio, dove l’albiceleste è senza specialisti. E poi Andy Murray partirà favorito contro chiunque (Pella, Mayer o Delbonis gli sono chiaramente inferiori). Certo, Del Potro sarebbe chiamato a vincere sul 2-2 contro il numero due britannico.





L’ALLEGRIA ARRIVA DAL TENNIS
Dovessero azzeccare la rimonta, fossimo in Leon Smith, penseremmo a schierare l’irriverente Daniel Evans, reduce dalle incredibili performance americane (dove è stato ad un punto dal battere il futuro vincitore Stan Wawrinka). Certo, Murray ha detto che deciderà solo sabato mattina se giocare o meno il doppio (“Non ho mai giocato un match così lungo, dipenderà da come mi sveglierò”) e non è nelle migliori condizioni psicologiche, poiché sia lui che il fratello Jamie hanno dovuto disertare il funerale di nonno Gordon per giocare la Davis. Insomma, tutto sembra remare a favore dell’Argentina. Il paese dove tutti i giornali, anche quelli politici, aprono con la Coppa Davis. D’altra parte meglio mostrare l’urlo di Del Potro piuttosto che i guai giudiziari del generale Cesar Milani, uno degli ultimi residui della dittatura militare: già accusato di crimini contro l’umanità, adesso è sospettato di essersi arricchito illegalmente. Meglio i sorrisi di Pella e Orsanic che sottolineare i primi effetti della presidenza Macri: più disoccupazione, più poveri e un aumento siderale nei prezzi di trasporti, luce, acqua e gas. E pensare che, durante la campagna elettorale, aveva promesso una “Rivoluzione dell’Allegria”: L’allegria che potrebbe arrivare da un pugno di tennisti e un condottiero di origine croata. D’altra parte, i britannici si sono tolti lo sfizio-Davis meno di un anno fa. E per trovare notizie sulla Davis bisogna spulciare con attenzione le pagine del Guardian, del Telegraph…e persino del The Scotsman. D’altra parte, in ogni cosa c’è un prima e un dopo. Antes y Despues, come il titolo della canzone preferita di Juan Martin Del Potro. Lo sanno anche gli scozzesi, che l’hanno sparata al momento del suo ingresso in campo.

GRAN BRETAGNA – ARGENTINA 0-2
Juan Martin Del Potro (ARG) b. Andy Murray (GBR) 6-4 5-7 6-7 6-3 6-4
Guido Pella (ARG) b. Kyle Edmund (GBR) 6-7 6-4 6-3 6-2