L’INTERVISTA – Del grave incidente sono rimaste solo le cicatrici. Oggi, Stefano Travaglia si sta costruendo il futuro. Ha salutato l’Argentina ed è tornato in Italia. “Top 300 appena riesco, e poi…”. 
Stefano Travaglia è in cerca di un coach e di un team di Serie A1

Di Riccardo Bisti – 20 settembre 2013

 
Con un cognome così, non poteva che avere una carriera…travagliata. Dovunque riesca ad arrivare, Stefano Travaglia sarà sempre legato al ricordo del grave incidente domestico di un paio d’anni fa. Non aveva ancora compiuto 20 anni, era giunto a ridosso dei top-300 e sembrava pronto a sfondare. Poi è scivolato sulle scale di casa, i vetri hanno fatto il resto e gli hanno lacerato i tendini del braccio destro. Sembrava finita. Forse, a un certo punto, era finita davvero. Ma Stefano, cuore italiano ed esperienze argentine, ha scelto di riprovarci. La strada è lunga, ma i muscoli sono tornati più forti di prima. Adesso, chiusa l’esperienza in Argentina, è tornato in Italia ed è in cerca di una struttura dove allenarsi. Oggi è numero 349 ATP e il suo tennis (molto) muscolare ha bisogno di ordine tattico. Si è visto nell'estate dei tornei italiani, dove ha giocato discretamente senza però centrare un acuto. Adesso è andato in Sud America e ha sfiorato il successo al future argentino di La Rioja (ha avuto un paio di matchpoint in finale), e cogliendo la semifinale a Neuquen. Attualmente numero 322 ATP, è ad un passo dal best ranking ottenuto due anni fa prima dell'incidente. Ma ciò che conta è essersi rimesso in carreggiata a meno di 22 anni, con un braccio destro ancora più forte di prima. Non fosse per due enormi cicatrici che gli ricordano l’incidente, non penseresti mai che il marchigiano è stato fermo per quasi un anno.
 
Stefano, c’è stato un momento in cui pensato seriamente di smettere?
Forse si, forse no. C’è stato un periodo in cui il tennis non era il mio primo pensiero. Pensavo soltanto a guarire e a fare una vita normale dopo l’incidente. In effetti c'è stato un momento in cui non ci pensavo granchè. Ma mi sono state vicine tante persone, soprattutto la famiglia, e così mi sono lentamente riavvicinato a questo sport. E adesso…rieccomi qui.
 
Che sensazione hai avvertito quando hai rimesso piede in campo?
Il rientro è stato molto duro perchè non avevo sensibilità sulle prime quattro dita della mano. Non ce l’ho neanche oggi. Adesso mi sono abituato, ma all’inizio è stato un dramma: avevo perso tutta la massa muscolare sul braccio, tanto che dopo la prima mezz'ora di tennis sono dovuto restare fermo per sette giorni. Non potevo neanche prendere un bicchiere in mano, avevo male dappertutto: gomito, braccio, spalla…d’altra parte sapevo cosa aspettarmi dopo nove mesi e mezzo di inattività, di cui oltre quattro trascorsi fermo a casa. Nel complesso, è stato molto duro.
 
Immagino che sarai diventato molto più fatalista in termini di obiettivi…
Ma è giusto porseli. A inizio anno volevo conquistare una classifica sufficiente per giocare le qualificazioni dello Us Open. L'ho mancato per poco, forse a causa di qualche partita girata male che mi ha impedito di raggiungere il ranking necessario. L’obiettivo è rimandato di un anno, ma se non sarà nel 2014, io continuerò a provarci. Per fine anno vorrei avvicinarmi ai top-300.
 
E a fine carriera quale sarà il tuo best ranking?
Vorrei entrare tra i primi 20. E’ un traguardo molto duro, ma con un buon lavoro e la testa sulle spalle conto di arrivarci.
 
A livello di coach come siamo messi? Lavori ancora con le due allenatrici argentine?
No, il rapporto si è interrotto qualche tempo fa. Vengo da un paio di mesi in cui sono stato totalmente solo, anche nei viaggi. Trovare un allenatore è qualcosa che devo fare a breve termine: durante l'estate sono stato seguito in prova da Christian Brandi. 
 
Quindi tornerai in Italia? Il rapporto con l’Argentina è definitivamente chiuso?
Direi di si. Ci vado a fine anno per giocare qualche torneo, ma anche per recuperare un po’ di mie cose rimaste laggiù. Il rapporto con le mie ex allenatrici si è interrotto quest’anno, quando ero già in Italia, quindi mi è rimasto qualcosa in Argentina. Al di là di questo, la mia idea è restare in Italia e trovare un’accademia o una buona sede dove allenarmi ed effettuare una buona programmazione per il 2014.
 
Quali sono i tuoi rapporti con la FIT?
Ottimi, mi sostengono molto. Recentemente sono stati cinque giorni ad allenarmi a Tirrenia. Li ringrazio perchè hanno continuato ad aiutarmi dopo l’infortunio. Avrebbero potuto tranquillamente mettermi da parte, invece non l’hanno fatto e continuano a sostenermi tutt’ora.
 
E a livello economico come va? C’è qualcuno che ti sostiene?
La federazione mi aiuta molto anche in questo senso, permettendomi di restare nell’ambiente. Ho un altro sponsor, la Klover, un azienda di forni, griglie e materiale elettrico per la cucina, che si trova a Comunanza, nelle Marche. Il rappresentante si chiama Marco Criscuoli, è un caro amico, mi dà una mano e mi sostiene con passione. Questi aiuti mi consentono di viaggiare. Poi starà a me cercare di giocar bene e fare risultati. In quel modo, arriveranno anche altri aiuti. Se giochi bene, gli sponsor arrivano. Spero di finire bene l’anno.
 
Gare a squadre?

No, anzi, sono in cerca. Spero di poter trovare una buona squadra di Serie A1 che l’anno prossimo mi consenta di giocare nel periodo di ottobre-novembre.