15 eliminazioni al primo turno. Una stagione difficile, frustrante, complicata. Basta poco per perdere il treno dei migliori: lo sa bene Vasek Pospisil, vittima di un terribile 2016, almeno sul piano agonistico. Anche quest'anno non era partito così bene, poi ha azzeccato 11 vittorie nelle ultime 13 partite. Fino alla grande impresa di sabato notte, quando ha cacciato Andy Murray dal Masters 1000 di Indian Wells. Un successo che fa la storia del tennis canadese, e poco importa se Murray stecca spesso dalle parti di Coachella Valley. Non accadeva da 25 anni che un tennista con la foglia d'acero battesse un numero 1 ATP: in attesa di Milos Raonic, il buon Vasek ha replicato il successo di Daniel Nestor, che nel 1992 batté Stefan Edberg in Coppa Davis. Un successo che arriva dopo un delicato processo interiore. “Sono di nuovo in pista, credo sia il modo migliore per definire la mia situazione – aveva detto qualche settimana fa in un'intervista-confessione con The Athletic – ci vorrà un po' di tempo per rimettere a posto la classifica, ma adesso il processo è nuovamente scolpito su pietra. Sono entusiasta di quello che sto facendo, ho un nuovo team e sono super motivato”. Il nuovo coach è il “rosso” Mark Woodforde, mitico doppista degli anni 90, nonché ottimo giocatore in singolare. Mark risiede proprio a Coachella Valley, e da quelle parti hanno iniziato a lavorare sul finire del 2016. Non poteva esserci un luogo migliore per riproporsi al grande tennis. Grande torneo, night session e il numero 1 ATP come avversario. Vasek non ha tremato, o meglio, ha ridotto i tremori e ha chiuso in due set.
UN ANNO DI APPRENDIMENTO
Quello di Pospisil è un processo di recupero importante, dopo una “crisi di mezza età tennistica”. “L'anno scorso è stato molto complicato. Non è stato negativo solo sul piano dei risultati: ci sono state molte cose che mi hanno distratto: personali, professionali…Credo sia la ragione per cui ho vissuto momenti complicati nel corso dell'anno. Di solito basta individuarli per risolverli, ma nel 2016 ho avuto troppe distrazioni. Però il 2017 può essere l'anno della rinascita. Sento che tutto e tornato al suo posto, sto lavorando duramente e il processo mi piace. Questa è la cosa principale”. Canadese di chiara origine ceca (si è allenato sa Prostejov tra i 15 e i 18 anni), è salito al numero 25 ATP ma la sua carriera è una continua montagna russa, in cui aveva rischiato di diventare un “semplice” specialista del doppio. Ha vinto Wimbledon insieme a Jack Sock, mentre all'Indian Wells Tennis Garden aveva vinto nel 2015 ed è finalista in carica (l'anno scorso persero in finale da Bolelli-Fognini). Poi però è arrivata la crisi. “Non vorrei entrare nei dettagli, ma è stata una stagione complicata – ha ribadito dopo il successo su Murray – adesso però ho nuovamente fame di risultati. Il momento difficile è durato quasi tutto l'anno. Ho imparato molto di me e, onestamente, è stato un buon anno da quel punto di vista. Sono maturato su alcuni aspetti personali. Credo che sia la ragione per cui mi sto trovando così bene sul campo da tennis. In questi mesi mi sono reso conto della felicità che mi trasmette la possibilità di competere. L'anno scorso è stato un periodo di passaggio, di apprendimento. Credo che tutti vivano un momento del genere”. Dal Canada arrivano alcune speculazioni secondo cui sarebbe caduto nella spirale della depressione: da lì, i cattivi risultati. Di sicuro ha rotto con lo storico allenatore Frederic Fontang, con il quale aveva lavorato per quattro anni, peraltro con ottimi risultati. Non è stato semplice uscire dalla spirale. Adesso sembra esserci riuscito: il suo prossimo avversario sarà il serbo Dusan Lajovic, pure lui proveniente dalle qualificazioni. La chance per fare un grande risultato sembra esserci.