Clamorosa sorpresa agli Internazionali: Djokovic domina fino al 6-2 5-2, poi subisce il ritorno di un Berdych che aveva (quasi) sempre battuto. Il ceco ha trovato la perfezione.
Tomas Berdych ha giocato un terzo set da extra-terrestre
Di Lorenzo Cazzaniga – 17 maggio 2013
Tomas Berdych b. Novak Djokovic 2-6 7-5 6-4
L'ha spiegato proprio Novak Djokovic, alla vigilia del torneo, all'ennesima domanda sui Fab Four: "Siamo i più bravi a trasformare un'azione difensiva in offensiva". Un concetto ormai caro ai telecronisti del calcio che hanno riassunto la situazione col termine ripartenza. In sostanza, si tratta di resistere al bombardamento avversario e, appena trovato un filo di lunghezza coi colpi, mettere i piedi dentro il campo. E' successo per la 14esima volta in 15 partite a Novak Djokovic, il più straordinario interprete di questa faccenda, contro Tomas Berdych, il quale invece è un signor attaccante ma altrettando mediocre difensore. E nel tennis moderno, specialmente sulla terra battuta, la miglior difesa batte il miglior attacco, se Roger Federer non avrà il piacere di smentire la tesi.
Scrivevo così, pronto a cliccare sul bottone della pubblicazione online, prima di dovermi rimangiare (quasi) tutto. Fino al 6-2 5-3, 30-15 per Djokovic, il fil rouge del match era stato del tutto simile a quello di altri head-to-head fra i due giocatori: Berdych che spingeva con i suoi piattoni, l'altro pronto a ribattere senza cedere campo, accelerando ogni volta che la situazione glielo permetteva. Insomma il solito match con molti vincenti ma poco pathos, anche perché mancava l'ingrediente dell'equilibrio, essenziale per accendere la lotta.
Ma proprio quando l'esito appariva scontato, è accaduto l'inspiegabile. Sciupato il break, Djokovic è finito sotto un treno. La difesa ha smesso di essere impenetrabile e ha cominciato a imbarcare acqua. Eppure, dopo un primo set letteralmente dominato dal number one mondiale, Berdych non era stato aiutato nemmeno dalla dea bendata: un diritto fuori d'un capello e un nastro vincente, avevano determinato il break che qualunque bookmaker avrebbe definito decisivo. Il ceko invece, è stato bravo a tornare in partita, grazie al servizio tornato a fornire punti facili e al diritto che ha cominciato a far male come (quasi) mai prima. Un break in avvio di terzo set è quindi risultato decisivo, nonostante i tre match point consecutivi annullati nell'ultimo game da Djokovic, in un match di ottim qualità tecnica, come dimostrano gli 80 colpi vincenti a fronte di 63 errori gratuiti.
Ha sorpreso, per una volta, l'incapacità di Djokovic di cambiare marcia una volta perduto il comando delle operazioni. Djokovic è uno straordinario front runner, uno che difficilmente spreca un vantaggio acquisito. Ivan Ljubicic l'ha definita la maggior sorpresa della stagione "perché non c'è alcuna ragione esterna che l'abbia determinata. Nessun fastidio fisico, nessuna condizione particolare come l'altura a Madrid". Già, solo la conferma che attualmente il titolo di leader mondiale è sostanzialmente vacante, con Rafael Nadal pronto a scavalcare Djokovic nella Race, la classifica che tiene conto dei soli risultati dell'anno, se batterà David Ferrer nel suo quarto di finale. Un indizio, nemmeno troppo nascosto, su chi possa essere il vero favorito per il titolo di numero uno del mondo 2013.
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