Il coach romano invia alcune considerazioni sull'intervista rilasciata la scorsa settimana da Simone Bolelli a TennisBest. "Ha raccontato fatti di una gravità inaudita".
Claudio Pistolesi si è complimentato con Simone Bolelli per il successo a Bergamo
TennisBest – 20 febbraio 2014
La scorsa settimana, TennisBest ha realizzato un'intervista a Simone Bolelli. Il bolognese ha toccato diversi argomenti, tra cui lo spinoso Tema-Davis, ricordando i fatti di cinque anni fa, quando fu squalificato dalla FIT per non aver risposto alla convocazione per Italia-Lettonia. Nello specifico, Simone ha detto: "Credo che in quel momento la federazione non volesse colpire me, ma qualcun altro. Però ci sono andato di mezzo io. In fondo ero io il giocatore. Forse ci sono stati errori da entrambe le parti, non so. Non so che dire…ci sono stati due pesi e due misure. Io all’epoca stavo con Pistolesi: si sa che Claudio non ha un grande rapporto con la FIT e secondo me, volendo colpire lui, hanno colpito me. Altrimenti non si spiega". A seguito dell'intervista, Pistolesi ci ha inviato le seguenti considerazioni, che pubblichiamo in forma integrale.
Pochi giorni fa, la sorprendente e dettagliata denuncia di Simone Bolelli contro la FIT nell'intervista su TennisBest, a firma di Riccardo Bisti, mi da spunto per una riflessione di consapevolezza della verità, seguendo la convinzione del diretto interessato Simone, che oggi tutti possono vedere. L'intervista, per quanto mi riguarda, fa il paio con la sentenza TAR del 2010, TAR al quale feci ricorso quando la procura FIT cercò di colpirmi con una squalifica, in cui la Procura Federale FIT e in particolare il presidente Angelo Binaghi furono schiaffeggiati giuridicamente. Occorre infatti precisare che Ie successive pronuncie del Consiglio di Stato e della Cassazione, pur trovando un difetto di giurisdizione al TAR , non sono entrate per nulla nel merito dei fatti che mi riguardano personalmente discussi al TAR, con la sentenza, come detto, di durissima condanna per la FIT. Vorrei ringraziare TennisBest che con la consueta correttezza giornalistica mi dà pieno diritto di replica, visto che nonostante siano passati 6 anni è stato ancora fatto il mio nome legato a questa storia. E' vero che la mia esperienza di allenatore è di tipo totalmente internazionale e oggi è coronata dalla mia posizione, per il quarto anno consecutivo, di rappresentante dei coach nel Players Council dell ATP, ma uno dei miei migliori lavori da coach è stato fatto in Italia con un tennista italiano, proprio quel Simone Bolelli dal 2006 fino a metà 2009 portandolo dalla classifica di 248 ATP a quella di 36 (23 febbraio 2009). E' un periodo della mia vita professionale al quale tengo molto e non permetterò mai che il racconto di quel periodo si affronti senza la dovuta chiarezza e approfondimento dei fatti.
La gravità inaudita dei fatti raccontati da Simone pochi giorni fa, se veritieri, mi fa pensare ad uno stridente contrasto con la nota moralità sportiva dell'attuale Presidente del CONI Giovanni Malagò, che tra l' altro è anche il Presidente della società sportiva per la quale compete Simone, il Circolo Canottieri Aniene. Simone è attualmente un titolare della Nazionale di tennis e pochi giorni fa ha raccontato del suo periodo (il migliore) in cui lo allenavo io e ha dato la sua spiegazione, con grande coraggio, sul perchè nel 2009 fu attaccato dalla FIT. Le parole di Simone sono state pesanti come macigni per l'attuale dirigenza della FIT, che praticamente era la stessa nel 2008 e 2009, sempre sotto la presidenza Binaghi, presidente da 13 anni. Simone fu attaccato pesantemente in conferenza stampa del 22 settembre del 2008 dal presidente binaghi stesso , ("Bolelli non e' un uomo e fino a che io sarò' presidente non giocherà più in Davis") squalificando di fatto Simone per diversi anni. Secondo il racconto di Simone, tale attacco non era in realtà una punizione per lui, innocente, ma destinata trasversalmente al sottoscritto. Le parole testuali di Simone, "In quel periodo ero allenato da Claudio Pistolesi e si sa che Claudio non ha un buon rapporto con la FIT, quindi hanno colpito me per colpire lui sennò non si spiega" sono inequivocabili.
Negli ultimi anni alcuni giornalisti, anche molto importanti e conosciuti, hanno ipotizzato questa versione ma anche per me era difficile pensare che una Federazione sportiva Nazionale possa colpire il numero UNO d italia, con un evidente danno per tutto il movimento, e venendo meno platealmente ai suoi doveri di supporto ai migliori atleti del movimento medesimo, per colpire il suo allenatore, ma l'intervista devastante di Simone sposta anche la mia convinzione attuale verso la sua versione, poichè non credo che Simone parli a vanvera.
Per questo l'intervista di Simone, lo ricordo ancora, fa il paio con la sentenza del TAR, cui io feci ricorso dopo un processo farsa contro di me su cui il TAR sentenziò che "Furono violati i più elementari principi processuali con lo scopo di danneggiare il signor Claudio Pistolesi". Chi e perchè avrebbe fatto tutto questo contro di me? Perchè tale accanimento? Me lo chiedo anche io. Forse problemi personali di un dirigente con me? Nel caso, tali problemi si risolvono con una telefonata o un incontro, non colpendo un giocatore di punta, al massimo del suo impegno sportivo, per colpire trasversalmente un'altra persona. Chiunque si può rendere conto della gravità di un comportamento simile in uno Stato di Diritto. Fino a quel momento il mio rapporto isttuzionale con la FIT era normalissimo, infatti fui capitano della Nazionale Italiana per il tennis ai Giochi del Mediterraneo 2005 e commentatore su Mediaset del torneo di Roma, con grande riscontro professionale tra l' altro, i cui diritti televisivi sono della FIT, dal 2004 al 2007. I miei rapporti con la FIT che, come dice Simone, "si sa" non essere buoni, si sono deteriorati dopo, proprio perchè, solo ed esclusivamente per solidarietà a Simone, attaccato come detto dalla FIT e che restituì la tessera FIT con grande dignità insieme a me, decisi appunto di restituire dopo 30 anni la tessera FIT e la targa di tecnico nazionale FIT a fine 2008. Fino a quel momento, ripeto, non c'era assolutamente nulla che la FIT avesse contro di me ufficialmente .
Sono certo che il CONI, nella persona del presidente Malagò, che rappresenta tutto lo sport italiano (eletto solo l' anno scorso e che ovviamente non era Presidente del Coni quando avvennero i suddetti gravissimi fatti) condannerebbe senza se e senza ma un comportamento di "vendetta trasversale" da parte della FIT, un comportamento che, se confermato, secondo me è stato violento e indegno di appartenere alla comunità dello sport italiano. Ne sono certo perchè il Presidente Malagò ha in sè tutti I più alti valori sia sportivi che umani. Mi pare del tutto evidente che un comportamento così indegno non possa essere avallato da un Comitato Olimpico Nazionale, che ha appunto nella Carta Olimpica le sue fondamenta morali. La denuncia chiara e circostanziata di Simone non solo ha riaperto quella ferita ma ha anche reso di nuovo attuale una storia che il tempo sembrava aver diradato, perchè mai c'era stata una testimonianza cosi circostanziata con nomi e cognomi, diretta e pubblica del protagonista principale.
In questo momento di crisi economica, sociale e soprattutto morale dell'Italia in cui difficilmente si capisce la verità dei fatti in tantissime vicende oscure, questa emblematica storia fa finalmente vedere la vicenda sotto una luce più luminosa. La coraggiosa, quasi temeraria, intervista di Bolelli ha dato un enorme contributo per l 'accertamento della verità di questa brutta vicenda, degradante, non certo per colpa mia, per il movimento del nostro tennis. Ora grazie a Simo, sincero e diretto nelle sue parole, e se non sopraggiungeranno altre novità, mi pare abbia avuto finalmente una conclusione in cui i veri responsabili sono stati individuati.
Claudio Pistolesi
Post correlati
Ascolti tv: fra tennis e calcio c’è partita
Gli ultimi match di cartello di Serie A trasmessi in chiaro hanno registrato ascolti che tratteggiano una realtà, se...