Luksika Khumkum elimina la Kvitova ma non vuole diventare un personaggio. Risponde a monosillabi e ringrazia il padre. Il suo exploit può favorire la Pennetta.
Luksika Kumkhum ha salutato Petra Kvitova quasi con deferenza
Di Riccardo Bisti – 14 gennaio 2014
Se ci fosse il ranking WTA delle risposte a monosillabi, la giovane Luksika Kumkhum sarebbe certamente tra le prime 10. I giornalisti l’avevano scelta come personaggio del giorno in virtù della vittoria-shock contro Petra Kvitova. E’ finita 6-2 1-6 6-4 per la thailandese, classe 1993. Ma le sue risposte insipide li hanno convinti a virare su altre vicende. Probabilmente non conosce bene l’inglese. Anche per questo, forse, in pochi si erano accorti della sua presenza tra le top-100, al numero 88. Non solo non aveva mai battuto una top-10: non ne aveva mai incontrate. Adesso tutti la conoscono, e molti hanno tirato un sospiro di sollievo. Il suo nome, anche se pieno di consonanti, non è complicato come quello di alcuni connazionali, totalmente impronunciabili. Ma è l’unico punto di contatto tra il mondo esterno e una ragazza timida, la cui mentalità sembra più nordcoreana che thailandese. Sembra che veda tutti come una minaccia. Non è un caso che, nella conferenza stampa, abbia citato più volte papà Lersak, l’unica persona davvero importante della sua carriera (e, sospettiamo, anche della sua vita). “Ho iniziato a giocare con mio padre all’età di 4 anni, ho subito giocato un torneo in Thailandia, poi a 13 anni ho intrapreso l’attività junior e a 19 quella professionistica” ha detto. Le dichiarazioni le dovevano essere estorte con le pinze. La ragazza è nata a Chantraburi, a due passi dal confine con la Cambogia, ma adesso (a differenza di quanto riporta il sito WTA) risiede a Bangkok. Non si è mai spostata dal suo paese, dove le hanno insegnato uno stile di gioco tutto particolare: grande rapidità di gambe (tozze) e un dritto bimane che non è una novità assoluta, ma desta sempre curiosità. “Ho iniziato a giocarlo tanti anni fa con mio padre, non saprei spiegare il perché”.
La Kumkhum ha messo a nudo le storiche difficoltà della Kvitova, che in confronto a lei è sembrata allegra e loquace. “Durante la off-season ho lavorato duramente sui movimenti e sul servizio, ma oggi non l’ho mostrato. Ho capito che sarebbe stata una giornata difficile prima di scendere in campo, ero piuttosto nervosa. Le gambe non giravano. Di solito, dopo un set, la situazione si sistema. Stavolta non è andata così. La mia avversaria? Brava, soprattutto a trovare gli angoli. Il mio coach le aveva dato un’occhiata su Youtube, ma non la conoscevo granchè”. Difficilmente si scorderà il suo nome: per lunghi tratti l’ha ridicolizzata, facendola sembrare goffa. La Kumkhum non ha amiche nel circuito, sta molto per conto suo, poi però ha ammesso di avere un buon rapporto con Tamarine Tanasugarn, miglior giocatrice thailandese di sempre. Quando le hanno fatto il nome di Paradorn Srichaphan (primo asiatico a entrare tra i top-10), ha detto di non avere avuto particolare ispirazione da lui. “La mia ispirazione è stato mio padre. Anche lui giocava, poi ha intrapreso la carriera da coach. Io andavo sempre con lui. E’ questa la ragione per cui ho iniziato”. La Kumkhum non troverà la fila di sponsor sotto casa. Le manca l’aspetto, le mancano le doti comunicative. “Adesso in Thailandia non mi riconoscono, la gente non mi ferma per la strada. Spero che le cose cambino, magari un po’”. A Melbourne si è presentata con lo stesso completo che utilizza da un anno, come a dire che neanche lo sponsor di abbigliamento è così interessato alle sue performance.
Però possiede qualità interessanti, a partire da un senso dell’anticipo che ricorda (molto vagamente) quello di Marion Bartoli. Non sappiamo se Lersak sia andato a lezione da Marion Bartoli, ma qualche somiglianza c’è. Luksika porta al collo una collana buddista, anche se, dice, è solo un portafortuna. E’ presto per dire dove può arrivare: di sicuro, l’eliminazione della Kvitova è una buona notizia per Flavia Pennetta, che avrebbe pescato la ceca al terzo turno. Invece l’exploit della thailandese le spalanca un buon tabellone, almeno fino agli ottavi contro la non irresistibile Kerber. La Kumkhum ripartirà dal secondo turno contro Mona Barthel, delicata prova del nove. Nonostante il viso monoespressivo, anche lei prova delle emozioni. Sul 5-3 nel terzo, quando è andata a servire per il match, ha commesso due doppi falli che avevano illuso la Kvitova. Ripensando a quel game, si è concessa l’unico sorriso di fronte alla stampa. “Ero un po’ nervosa, non so come spiegare…è stato un po’ come se mi si stringesse il cuore. Era la prima volta che giocavo contro una top-10”. Ma il timore è sparito rapidamente, e nel game successivo ha firmato la vittoria più bella di una carriera che, ad oggi, si è sviluppata soprattutto nei tornei ITF. Luksika è partita, ma vorrebbe viaggiare a fari spenti. Chissà se glielo permetteranno.
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