IL CASO – Laurent Lokoli non stringe la mano a Martin Klizan. A suo dire, lo slovacco ha simulato problemi fisici per tutta la partita. “Mi ha mancato di rispetto, io ho la mia personalità. Ho scelto di comportarmi così, anche se non tutti saranno d'accordo”. Forse aveva ragione, ma è un'implicita ammissione di debolezza mentale.

Non l'aveva immaginata così, il pittoresco Laurent Lokoli. Il Roland Garros 2017 gli ha procurato danno e beffa, poiché almeno “il 50% delle persone” non sarà d'accordo con lui, come ha ammesso in una conferenza-sfogo dopo la sconfitta in cinque set (7-6 6-3 4-6 0-6 6-4 lo score) contro Martin Klizan. Tutto nasce dalla mancata stretta di mano allo slovacco. Reazione plateale, persino teatrale. Klizan si è avvicinato e, in tutta risposta, ha incassato un gesto che voleva dire più o meno: “Stammi alla larga, che è meglio”. Ma cosa è successo? Niente di così inusuale: secondo “El Loko” (dopo oggi, soprannome più che mai azzeccato…), Klizan ha simulato un possibile infortunio alla gamba. “Io ho personalità, una forte personalità. Sul campo bisogna avere rispetto, e lui non ne ha avuto. Se stai male puoi chiamare il medico, forse ti può dare una mano. Non farei mai quello che ha fatto lui. Non ero arrabbiato per la sconfitta, ma perché dietro un giocatore c'è un uomo. E voglio che la gente sappia perché l'ho fatto. Chiedete a chi volete: in carriera non ho mai avuto problemi, nei Futures, nei Challenger…quando i tornei chiedono di giocare con i ragazzini, io sono sempre il primo a dire di sì”. L'atteggiamento di Lokoli ricorda quello di Viktor Troicki quando fu squalificato per il mancato test sul sangue, a Monte Carlo: talmente accorato che deve essere per forza sincero, però…

LA WILD CARD DELLA DISCORDIA
​Lokoli era già nell'occhio del ciclone perché qualcuno pensava che non fosse degno della wild card. C'era stata qualche polemica, poiché Lokoli viene dalla Corsica proprio come Bernard Giudicelli, neorpresidente FFT. “Qualcuno pensa che io e lui siamo vicini. Ok, è stato il mio presidente quando dirigeva la Lega Corsa, ma non ho cercato io la wild card. Quando me l'hanno chiesto, ho risposto di avere il livello per giocare nel main draw. In fondo mi sono già qualificato in due Slam”. Allude al Roland Garros 2014 (quando sfiorò l'impresa contro Steve Johnson) e all'Australian Open 2015. I francesi credevano molto in lui: qualcuno, sbagliando, pensava che fosse il nuovo Tsonga. Salito al n.207 ATP (ancora oggi il suo best ranking), si è infortunato ed è precipitato a ridosso dei primi 1.000. “Ma in sei mesi sono risalito al numero 270” dice con orgoglio il “miglior prodotto della nostra politica di formazione” come l'aveva definito Giudicelli tre anni fa, alludendo alla Corsica. Insomma, vuole che i francesi sappiano che ha dato il 300% per onorare la wild card. Qualcuno gli ha fatto notare che l'atteggiamento di Klizan, magari deprecabile, non è così inusuale. E che forse sarebbe stato meglio stringergli la mano e poi risolvere la questione fuori dal campo. “E' stata una mia scelta – ha replicato – a qualcuno piacerà, a qualcun altro no. E' vero, siamo al Roland Garros e ci vuole una certa etica. Tuttavia, in campo ti dimentichi dove sei e pensi di affrontare qualcuno che abbia dei valori simili ai tuoi. Io credo che tu stia minimizzando quello che ha fatto Klizan”.

DEBOLEZZA MENTALE
Pare che lo slovacco abbia iniziato a simulare già nel primo set, poi nel secondo (“Ma quando era avanti nel punteggio ha smesso di farlo”), ripetendosi nel terzo e raggiungendo l'apoteosi nel quarto (“Non si muoveva, non ha fatto assolutamente niente, per questo l'ho vinto 6-0”). Tra l'altro, durante il match, i due sono stati protagonisti di uno scontro verbale. Lokoli si era lamentato con Klizan per il suo comportamento, mentre a sua volta lo slovacco era arrabbiato per l'atteggiamento del pubblico. “E io gli ho risposto che non potevo controllare la gente, mentre lui può gestire il suo corpo”. Lokoli non l'ha detto, ma è possibile che sia pentito. Sa che si parlerà del suo gesto, che rischia di essere ricordato soprattutto per questo. “Provi a restare concentrato, ma sai cosa succede dall'altra parte e pensi che non è rispettoso” è l'implicita ammissione di debolezza mentale che, probabilmente, è la ragione per cui si trova così lontano dal tennis che conta. “Non ho niente contro Klizan, è un giocatore meraviglioso, ha giocato cinque set contro Wawrinka in Australia, ha vinto perché è stato più bravo di me. Non ce l'ho con lui, ma con il suo comportamento”. Se vorrà cancellare questo episodio, dovrà iniziare a vincere qualche partita. Altrimenti, il suo destino mediatico è già segnato.