Il montepremi del Roland Garros è di oltre 32 milioni di euro, ma l’anno scorso il torneo ne ha prodotti 220 di utili. Le condizioni di vita di diversi tennisti sono migliorate, ma in tanti pensano che ci sia ancora molta strada da fare. Berankis: “Ci danno le noccioline e dicono che ci danno una grossa mano…”

I tornei del Grande Slam offrono sempre più soldi. In virtù di questo, sono diventati la principale fonte di sostentamento per tanti giocatori e giocatrici non compresi tra i top-50. Associated Press ha pubblicato un interessante articolo in cui si raccontano le realtà di alcuni giocatori usciti ai primi turni, beneficiari di assegni degni di un successo finale in un torneo ATP-WTA. E’ il caso di Marco Trungelliti, talentuoso argentino mai entrato tra i top-100 ma con 60.000 euro in più in tasca (al lordo delle tasse). Per la prima volta, potrà pianificare una stagione senza troppi pensieri: si è pagato viaggi e spese per l’allenatore con quattro successi a Parigi. Brian Baker, dopo l’ennesima operazione, ha giocato a Parigi usufruendo del ranking protetto: adesso utilizzerà quei soldi per assumere un fisioterapista. Viste le sue condizioni fisiche, meglio quello che un allenatore. Il tennis è sempre più dispendioso: si pensa ai viaggi, ma ciò che incide principalmente nel portafoglio sono le spese tecniche. Coach, preparatore atletico, fisioterapista, a volte anche psicologo dello sport. Costi fissi e importanti. I top-players se li possono permettere, chi sta più in basso no. E così, volendo estremizzare, capita che non si giochi ad armi pari. Si torna al solito discorso: mentre altri sport (il calcio su tutti, ma anche altri) garantiscono ottimi salari anche a giocatori di secondo piano, nel tennis non è così. L’ATP è ben cosciente del sistema e sta aumentando i montepremi dei tornei minori (dall’anno prossimo, il minimo per un torneo challenger sarà di 50.000 dollari più ospitalità), ma è solo un primo passo. Il tennis garantisce guadagni straordinari ai più forti, ma la sensazione è che il montepremi complessivo sia un tantino sbilanciato verso l’alto. L’obiettivo è che almeno 150-200 persone possano mantenersi dignitosamente giocando a tennis, peraltro ad alti livelli. Interessante la testimonianza di Ricardas Berankins. “Nel mio paese, la Lituania, sono tutti convinti che io sia un miliardario. Ma non è così, credetemi”.

LA SOGLIA DEI 200.000 DOLLARI ANNUI
I tornei dello Slam incassano cifre astronomiche da ogni voce d’entrata: biglietteria, sponsor, diritti TV…per questo, i giocatori hanno chiesto un sostanzioso aumento della percentuale a loro destinata. E’ stata una delle battaglie condotte da Roger Federer quando era presidente dell’ATP Player Council. Da un paio d’anni il suo posto è stato preso dal doppista Eric Butorac, che ha fatto toccare con mano il miglioramento. “Fino a qualche anno fa molti giocatori non potevano permettersi di viaggiare con un allenatore, mentre al Roland Garros sono pochissimi quelli che si sono presentati senza coach. Il nostro obiettivo era semplice: fare sì che anche il numero 90 del mondo potesse avere le stesse possibilità tecniche dei più forti”. Grazie all’aumento dei prize money , secondo Butorac c’è stato un aumento di giocatori che in un anno sono riusciti a intascare almeno 200.000 dollari (lordi). A suo dire, 150-200 giocatori di singolare e 50 di doppio hanno raggiunto questa soglia. Le statistiche ufficiali ATP parlano di 157 giocatori. Nel 2016, alla vigilia del Roland Garros, già 77 giocatori hanno superato i 200.000 dollari (l’ultimo è il nostro Simone Bolelli). Da parte sua, Butorac ha detto di aver guadagnato 180.000 dollari, cui devono essere sottratti 75.000 di spese varie. “Questa è una vita di qualità”, ha detto ad AP, anche se nel prize money ATP risulta che ne abbia guadagnati 146.161. 

LA NECESSITA’ DI RISPARMIARE
Tuttavia, i giocatori non sono contenti. Ritengono che la percentuale a loro destinata sia ancora troppo bassa. Lo scorso anno, il Roland Garros ha realizzato 220 milioni di utili, mentre il montepremi del 2016 è di poco più di 32 milioni di euro, con un incremento del 14%. Ricardas Berankis (che a Parigi ha perso) non l’ha presa benissimo. “E’ uno scherzo. Ci danno le noccioline e dicono che ci stanno aiutando tantissimo. Non è giusto”. Il lituano ha poi elencato le spese cui si è sottoposto per la trasferta a Parigi. 30-35 dollari per ogni incordatura (“E ce ne vogliono dalle 6 alle 8 per ogni partita”), mentre l’allenatore più costare da 1.600 e 5.500 dollari a settimana. Senza contare le spese fisse dei voli e le tasse. Per risparmiare, l’ex numero 1 junior ha condiviso il fisioterapista con altri due giocatori. “Chi pratica uno sport di squadra non ha nessuna spesa di tasca propria. Questa è la grande differenza”. Vero, ma è anche vero che chi si avvicina al tennis sa bene a cosa va incontro. Ha parlato anche Johanna Larsson, numero 62 WTA. Le sue spese stagionali si attestano sui 100.000 dollari. Nonostante tutto, non può permettersi un allenatore a tempo pieno e ha ingaggiato uno sparring partner soltanto per due settimane. Alberghi e voli sono prenotati in prima persona. “Credo di fare un po’ come tutti. I top-20 non hanno problemi in questo senso, ma bisogna arrivare molto in alto”. Chissà fino a quanto riusciranno ad arrivare, almeno con gli Slam. Perché con i tornei del tour sarà ben più dura…