Roger Federer racconta il suo stile di vita. Cose semplici, nessuna follia, ma attenzione a tre aspetti principali: fisico, testa e attrezzatura. Per lui, un piatto di pasta prima e dopo ogni partita, sette (o dodici) racchette in borsa e un atteggiamento il più rilassato possibile.

La sua ultima apparizione risale a pochi giorni fa, quando ha partecipato alla presentazione dell’Accademia di Rafael Nadal. Non si può certo dire che Roger Federer si stia nascondendo. I social network offrono spesso immagini dei suoi allenamenti in vista di un 2017 in cui vuole tornare protagonista, magari già a partire dall’Australian Open (inizierà un paio di settimane prima con la Hopman Cup). In un interessante articolo pubblicato dal sito di Credit Suisse, uno dei suoi sponsor principali, lo svizzero ha descritto la sua routine e raccontato come si prepara nel corso dell’anno, in generale e nello specifico. Un bel regalo per i suoi tant(issim)i tifosi. La vita da professionista di Roger Federer si divide in tre aree.

Allenarsi, ma non troppo. Mi alleno con più intensità a dicembre, quando non ci sono tornei. Durante la stagione regolare, da gennaio a novembre, non mi alleno in modo così rigoroso perché non voglio esagerare. Voglio soltanto mantenere la base costruita in dicembre. Dimenticate le notti in bianco, bisogna dormire. Durante i tornei, se riesco a dormire otto ore a notte, sono contento. Se sono stanco, provo a dormire ancora di più. Non ho mai provato alcuni espedienti per il sonno come le tende che simulano l’altitudine, però tengo sempre le finestre abbassate per tenere la stanza più scura possibile. Ovviamente questo non impedisce di essere svegliato dai miei figli: a loro piace venire piuttosto presto nella nostra camera. E’ poi importante il cibo. Una dieta sana è la norma: durante i tornei non faccio niente di diverso, a parte il fatto che aggiungo un buon numero di carboidrati per avere più energia. Circa due ore prima di una partita, mangio un piatto di pasta ben condita per fare “rifornimento”. Poco dopo aver giocato, ne mangio un altro per ricaricarmi in vista del match successivo. Viaggiare molto, come faccio io, può complicare le cose per i pasti, ma nel corso degli anni ho trovato hotel e e ristoranti in grado di soddisfare le mie esigenze. Nel corso degli anni le mie abitudini alimentari non sono cambiate. Perché avrei dovuto farlo, visto che funzionano? Riscaldamento prima di un match: a tre ore dalla partita palleggio per 30-45 minuti con uno sparring partner, poi faccio la doccia, mangio e chiacchiero con i miei allenatori. Poco prima di scendere in campo, faccio un po’ di ginnastica e stretching negli spogliatoi, ma anche in questo caso cerco di non esagerare. L’idea è quella di entrare in palla, sciogliermi e competere, non certo sentirmi troppo affaticato. E’ molto importante anche il defaticamento. Dopo una partita torno in albergo, faccio un po’ di stretching e ricevo un massaggio dal mio fisioterapista.


METTERE A PUNTO LA MENTE
Voglio essere preparato, non ossessionato. Il tennis si gioca su tre superfici (erba, terra, cemento): per questo, nelle 2-3 settimane precedenti, mi alleno soltanto sulla superficie del torneo successivo. Mi devo anche adattare al jet-lag e alle condizioni climatiche del posto, ma in genere per questo è sufficiente una settimana. Sul piano mentale, mi concentro principalmente sul mio gioco, la mia strategia, la mia tattica, meno su quello che farà il mio avversario. Le cose su cui mi focalizzo variano da torneo a torneo: dipende dalle superficie e dalle condizioni di gioco. In merito a rituali e superstizioni, va bene tutto quello che funziona. Molti giocatori hanno i loro rituali pre-partita, portafortuna, o magari ascoltano musica prima di scendere in campo. Io no, non sono superstizioso, il che potrebbe essere considerato a sua volta una superstizione. La musica mi piace, ma non prima di una partita. A differenza di altri giocatori, non ho la tendenza a isolarmi. Prima di scendere in campo resto nello spogliatoio insieme al mio team, guardando altri match in TV, parlando, magari giocando un po’ a carte. A differenza di alcuni sport, nel tennis ci sono un po’ di trash-talk nello spogliatoio. Spesso i giocatori amano scherzare tra loro. Sul campo, spesso ci sono tanti spettatori e mi ritengo fortunato ad avere un sostegno eccezionale nella maggior parte delle mie partite. Tanto pubblico sul campo è una motivazione. Mi piace essere il favorito: questo aumenta la mia fiducia, ma non amo essere troppo sicuro di me. Per il fatto di aspettarsi la sconfitta, spesso gli sfavoriti sono sciolti, giocano liberamente e all’improvviso diventano molto pericolosi. Io cerco di restare calmo e andare avanti: anche quando sono in svantaggio, provo a restare rilassato. Durante una partita di tennis, molte cose possono cambiare rapidamente. Provo a non commettere troppi errori e concentrarmi sul piano di gioco. Qual è la cosa peggiore che potrebbe succedere? Nel corso degli anni, il mio cambiamento più significativo sul piano mentale è stato il modo in cui affronto le sconfitte. Di solito ero terribilmente deluso, ma adesso ho realizzato che non è la fine del mondo. Mi riprendo piuttosto velocemente.

L’EQUIPAGGIAMENTO
Bisogna essere sempre molto preparati. Le racchette sono gli attrezzi del nostro mestiere. A tennis si giocano partite al meglio dei tre set, che possono durare circa due ore, mentre quelle al meglio dei cinque set possono andare dalle tre ore in su. Per quelle più brevi metto in borsa sette racchette, mentre per le altre arrivo a dodici. Grande attenzione a cibi e bevande: A seconda del calore, durante la partita bevo acqua o un integratore. Se la partita si allunga, mi capita di prendere una barretta energetica. Tutto facile, non ci sono armi segrete. La mia borsa è noiosa: magliette, pantaloncini, grip, racchette, scarpe, orologio, fasce elastiche, penne e portafogli. Niente di pazzo. E un minuto prima di scendere in campo, ho un pensiero molto semplice in mente: “Gioca duramente e dai del tuo meglio!”.