IL PERSONAGGIO – Dopo aver vinto le WTA Finals perdendo due partite, Agnieszka Radwanska è a un bivio: vincere uno Slam o essere ricordata come la più scarsa “maestra” di tennis. Lei dice di avere più fiducia, si gode la stima di Murray e le celebrazioni in patria: dimenticate le sexy-polemiche del 2013. 

Per quattro anni di fila, gli appassionati l'hanno votata come “Giocatrice più Amata”. Andy Murray stravede per lei: non ha mai nascosto la simpatia per il suo tennis ragionato, fantasioso, pieno di armi per nulla convenzionali. La stima a tal punto da aver ritardato una conferenza stampa a Parigi Bercy per assistere alla finale delle WTA Finals, dove Agnieszka Radwanska ha colto il successo più importante della sua carriera. Un successo sorprendente, inaspettato, che mette fine a una stagione nata sotto tanti auspici, iniziata malissimo e poi rattoppata in extremis. Fino a diventare gloriosa grazie al successo su Petra Kvitova, emblema della potenza applicato al tennis. Da parte sua, “La Profesora”, come la chiamano colleghe e addetti ai lavori, sa di essere magra e non troppo alta. Allora deve inventarsi soluzioni alternative. A 26 anni compiuti ha giocato una sola finale Slam (Wimbledon 2012, persa in tre set contro Serena), eppure è già salita al numero 2 WTA e sa vincere partite importanti. Lo dicono i numeri: su 24 finali ne ha vinte 17, compresi i Premier Mandatory di Pechino e Miami. Ma erano successi un po' datati: ha avuto un leggere calo nel 2014, quando ha salvato una stagione così così con la vittoria a Montreal e la finale a Indian Wells. Quest'anno aveva grandi progetti, ingaggiando nientemeno che Martina Navratilova nel ruolo di super-coach. Agnieszka aveva sopravvalutato le doti demiurgiche della ex n.1, mentre Martina aveva sottovalutato l'impegno che richiede fare l'allenatore. La loro partnership è stata disastrosa, almeno sul piano dei risultati: 13 vittorie e 11 sconfitte prima della separazione, datata 25 aprile 2015. Una vera e propria “liberazione”, se da allora il bilancio si è tramutato in 38 vittorie e 14 sconfitte, condito dai titoli a Tokyo e Tianjin, prodromi al successo di Singapore, dove peraltro aveva perso le prime due partite. Si è persino trovata a due punti dall'eliminazione.


QUEL PRECEDENTE DELLA MAURESMO

Invece ha battuto una dopo l'altra Halep, Muguruza e Kvitova. In tutta la stagione non aveva sconfitto neanche una top-5, poi ne ha infilate tre in quattro giorni. E giù con le lacrime in mezzo al campo. “Non mi aspettavo tutto questo. Prima di tutto non pensavo nemmeno di qualificarmi, poi ho raggiunto la semifinale con un pizzico di fortuna. Adesso mi trovo col trofeo in mano, non potevo nemmeno immaginarlo”. Invece è tutto vero e si è goduta il day-after posando per le foto di rito, prima di godersi un po' di vacanza e preparare un 2016 che sarà il crocevia della sua carriera. Un precedente le dà grande fiducia: Dieci anni fa, Amelie Mauresmo vinse le WTA Finals e poi, sullo slancio, l'anno successivo si aggiudicò i suoi unici due Slam (Australian Open e Wimbledon). “Di sicuro questo successo mi dà grande fiducia, anche perché in uno Slam devi per forza battere un paio di top-players una dopo l'altra”. Il successo della Radwanska ha un significato importante. Per quanto abbia un fisico scattante e preparato, la forza bruta non è certo la sua dote principale. Anzi, la seconda di servizio è ancora tremebonda e le avversarie più forti (una a caso: Serena) possono metterla in difficoltà già con la risposta. Eppure Aga se la cava con un braccio fatato, un frequente utilizzo dello slice, tante palle corte e la capacità di mettere la palla nel punto giusto. Certo, ha bisogno di essere al massimo della forma, sia con le gambe che con la testa, sennò capitano periodi come quello con la Navratilova. “Ma è stato comunque positivo averla accanto, abbiamo vissuto un paio di mesi piacevoli. Mi ha dato tanti consigli, sia dentro che fuori dal campo”. Alla fine, al suo angolo è rimasto Tomasz Wiktorowski, sopravvissuto alle feroci critiche di papà Robert, colui che tanti anni fa aveva iniziato al tennis Agnieszka e la sorella minore Urszula. “Se ha un minimo d'onore, si dimetta subito!” aveva tuonato dopo la sconfitta in Fed Cup contro la Svizzera. “Aga” non ha fatto una piega e ha continuato con lui, confidando in un processo di crescita iniziato un anno fa, quando avevano capito che la polacca spendeva il 30-40% più delle altre giocatrici. Aveva provato a renderla più aggressiva, ma nei momenti topici tornava a “remare” da fondocampo. “Non riesce a spingere perché non gira il busto e non utilizza bene i piedi” diceva il coach in aprile, quasi in risposta alle critiche del padre. Robert è comunque stato una figura fondamentale nella crescita della Radwanska: poco dopo la caduta del muro di Berlino si è spostato a Gronau, in Germania, per fare il maestro di tennis e giocare le gare a squadre. La sorella Urszula è nata in Germania, ma qualche anno dopo pensarono bene di iscrivere le due bambine a una scuola polacca. E quindi eccole di nuovo a Cracovia, dove ancora oggi vanno a correre sulle rive del fiume, stimolandosi a vicenda.

POLEMICHE DIMENTICATE

Nel 2011, dopo aver lavorato 17-18 anni con il padre, ha scelto Wiktorowski: coach federale, capitano di Fed Cup, l'ha portata praticamente in vetta (numero 2 WTA), ma poi si erano incagliati. Forse anche a causa della polemica di un paio d'anni fa, quando in Polonia scoppiò il finimondo per la sua apparizione nella Body Issue di Sports Illustrated. Un gruppo cattolico di cui era testimonial (“Non mi vergogno di Gesù”) ha improvvisamente interrotto la collaborazione, scandalizzato dalle foto in cui compariva senza veli. Ma non c'era nulla di erotico o volgare, soltanto il desiderio di mostrare la tonicità di un corpo perfettamente allenato, forgiato da serie di 300 addominali al giorno e nonostante strane abitudini alimentari, come il mangiare un piatto di pasta prima di scendere in campo. Un'abitudine antica, nata ai tempi della scuola, quando non poteva perdere tempo e dopo la scuola si recava immediatamente al tennis, sgranocchiando qualcosa in auto. All'epoca aveva un paio di curiosi ospiti in casa: due topolini di nome Flippy e Floppy. Oggi che è diventata la maestra del tennis femminile, vorrebbe un paio di ospiti diversi. Ad esempio, i trofei di un torneo del Grande Slam. Quello di Wimbledon Junior non basta. E in Polonia è scoppiata la "Aga-Mania", tanto da spingere il Presidente della Repubblica Andrzej Duda a farle i complimenti via Twitter e dedicarle una telefonata. Le foto di Sports Illustrated sono già dimenticate. Morte e sepolte.