LA STORIA – Tanti ricordano le polemiche-Davis con protagonisti Bolelli e Seppi. Ma nel 2005 ci fu la clamorosa esclusione di Volandri. Che oggi potrebbe rientrare da protagonista. 
Nel 2005, Volandri era considerato uno dei più forti al mondo sulla terra battuta

Di Riccardo Bisti – 9 gennaio 2014
 

Mancano tre settimane all’affascinante match di Coppa Davis tra Argentina e Italia, sulla terra battuta di Mar del Plata. Corrado Barazzutti dovrà diramare le convocazioni entro il 21. Dando per scontata la presenza di Fabio Fognini e Andreas Seppi, per i restanti due posti non c’è alcuna certezza. Simone Bolelli farà in tempo a recuperare? In caso negativo dovrebbe essere chiamato nuovamente il doppista Daniele Bracciali. Per il ruolo di jolly-terzo singolarista, dopo che negli ultimi incontri è stato scelto Paolo Lorenzi, stavolta il più accreditato sembra Filippo Volandri. E allora si accende la memoria. Il pensiero torna alla violenta polemica di otto anni fa, allo spareggio di Torre del Greco contro la Spagna di un giovanissimo Rafael Nadal. Abbiamo titolato “La Polemica Dimenticata” perchè oggi si ricorda soprattutto la scelta di ospitare gli spagnoli sulla terra battuta. Andammo avanti 2-1 grazie alla vittoria di Seppi su Ferrero e all’impresa di Bracciali-Galimberti su Lopez-Nadal, ma nell’ultima giornata Nadal e Ferrero non diedero scampo ai nostri. I fatti: a un paio di mesi dalla sfida, Corrado Barazzutti informò che si sarebbe giocato sulla terra battuta. Molti storsero il naso. “Ma come? Contro i vincitori di due degli ultimi tre Roland Garros???”. L’idea era costruire il team attorno al nostro numero 1 di allora, Filippo Volandri. Il livornese era considerato uno dei più forti sulla terra battuta, tanto che nelle interviste qualcuno gli domandava se potesse vincere il Roland Garros. Lui rispondeva: “Sulla terra penso di potermela giocare con tutti. Nadal al momento è più forte, è vero, ma anche con lui non parto affatto battuto. Vincere uno Slam è una storia lunga. Ma vorrei riuscirci. A Roland Garros ha vinto Gaudio, è arrivato in finale Puerta, tutta gente che ho battuto. Sono cose che ti fanno pensare. Diciamo che spero di riuscirci anch’io”. Non sarebbe andata proprio così, visto che la migliore prestazione-Slam di Filippo restano gli ottavi nel 2007, quando giocò una brutta partita contro Tommy Robredo. Tuttavia, la scelta della terra battuta aveva una sua logica, condivisibile o meno. Ma poi avvenne l’imponderabile.
 
A circa un mese dalla sfida, programmata nel weekend del 23-25 settembre 2005, negli uffici federali giunse una lettera firmata dalla Essedue Promotion, agenzia di eventi e comunicazione, gestita da Stefano Sammarini, allora manager di Filippo Volandri. Una lettera di tipo commerciale, in cui Sammarini avanzò delle richieste economiche per conto dello stesso Volandri, nonchè di Andreas Seppi, Potito Starace e Giorgio Galimberti. La FIT rese pubblica la lettera, esponendola al giudizio di appassionati e addetti ai lavori. Eccola.
 
“Formuliamo la presente in nome e per conto dei Sigg.ri Filippo Volandri, Potito Starace, Andreas Seppi e Giorgio Galimberti, i quali ci hanno conferito l’incarico di rappresentarli al fine di portare a Vostra conoscenza le condizioni economiche relative alla loro eventuale partecipazione al prossimo incontro di Coppa Davis nonché a quelli successivi per i futuri quattro anni. 
“Indichiamo pertanto qui di seguito i compensi proposti da versare a favore dei suddetti atleti: 

COMPENSI A FAVORE DEGLI ATLETI: 
– Per l’incontro ITALIA-SPAGNA (23-25/09/2005) euro 100.000 al netto di ritenute fiscali, da versarsi entro i 30 giorni successivi all’ultimo giorno di gara dell’incontro Italia-Spagna, previa presentazione fattura; 
– Per gli incontri che si disputeranno nell’arco dei successivi 4 anni 100% del prize money ITF nonche 100% del PILA ITF (payement in lieu of advertising) entro i trenta giorni successivi all’ultimo giorno di gare, previa presentazione fattura; 

SUDDIVISIONE DEI COMPENSI FRA GLI ATLETI 
– Per quanto all’incontro di COPPA DAVIS ITALIA-SPAGNA, sopra indicato, il compenso di € 100.000 verrà direttamente fatturato dalla società scrivente, che provvederà a suddividerlo tra i giocatori secondo loro precise indicazioni; 
– Per quanto ai successivi incontri che si disputeranno nell’arco dei successivi quattro anni: 
– Il prize money ITF sarà diviso in parti uguali tra i quattro convocati titolari; 
– Il PILA verrà suddiviso con le seguenti percentuali: 
– 35% a ciascuno dei singolaristi e 15% a ciascuno dei doppisti. 
A chiarimento e conferma di quanto sopra esposto, viene evidenziato che per quanto afferente ai futuri incontri che si disputeranno nei prossimi quattro anni, se un giocatore, pur convocato fra i quattro titolari, non prende effettivamente parte né all’incontro di singolo né a quello di doppio, non avrà diritto ad alcunchè per quanto al compenso PILA, ma esclusivamente alla quota, come sopra indicata, del compenso relativo al prize money ITF. 
A Vostra totale disposizione per ogni eventuale chiarimento, restiamo in attesa di Vostra cortese e accettazione che, compatibilmente con la tempistica istituzionale, sarebbe auspicabile, anche per permettere agli atleti di preparare con tranquillità i futuri impegni agonistici, pervenisse quanto prima e comunque entro e non oltre il giorno 10.09.2005. 
Distinti saluti”. 

 
Proviamo a tradurre: La Essedue Promotion chiese 100.000 euro come compenso FIT per l’incontro, da dividersi tra i quattro giocatori (la distribuzione sarebbe poi stata decisa tra gli stessi), mentre per il quadriennio successivo si chiedevano tutti gli introiti provenienti dall’ITF, non solo il prize money ma anche il “PILA”, ovvero i soldi pervenuti dagli sponsor generali della manifestazione e distibuiti alle varie nazioni. Alla FIT, almeno per l’incontro di Torre del Greco, sarebbero rimasti i proventi incassati dagli organizzatori locali (all’epoca si parlò di 200.000 euro), gli introiti della biglietteria e quelli degli sponsor locali e della nazionale. La Federazione non si piegò e ricomparvero alcuni dettami che hanno sempre contraddistinto la dirigenza guidata da Angelo Binaghi: in particolare, il totale rispetto per la maglia azzurra, qualcosa che "non si può sindacare". La decisione di pubblicare la lettera di Sammarini scatenò una viva reazione della stampa, che si schierò quasi in blocco a favore della FIT fatti salvi alcuni organi apertamente anti-federali. Detto che i giocatori sono professionisti e hanno il sacrosanto diritto ad essere retribuiti per le loro prestazioni (oltre che di rifiutare eventuali convocazioni), non è questa la sede per entrare nel merito della vicenda, non solo perchè è caduta in prescrizione. Tuttavia è interessante ripercorrerla perchè fu allora che partì il filo conduttore arrivato ad oggi. La FIT tenne un Consiglio Federale in data 9 settembre 2005, in cui si decise di chiedere a Corrado Barazzutti di non convocare Filippo Volandri, l’uomo attorno a cui avrebbe dovuto essere costruita la squadra. I virgolettati d’epoca di Angelo Binaghi, tratti dalle agenzie di stampa, erano piuttosto chiari. “Il Consiglio Federale ci ha messo trenta secondi a ribadire il principio che sulla maglia Azzurra non si tratta e non si tratterà mai. Ad ogni modo, la federazione è ancora più vicina a Volandri, e spera che da questa situazione il giocatore esca piu' rafforzato e meglio consigliato''. E ancora: "Le convinzioni di Volandri sono incompatibili con i valori degli sportivi. La scelta del Consiglio Federale evita al giocatore anche un possibile provvedimento disciplinare nel caso in cui, essendo convocato, non avesse risposto alla chiamata della Nazionale” (accenno al famoso articolo 18 del Regolamento di Giustizia, tanto temuto ma mai applicato). La chiosa finale di Binaghi comprendeva anche un accenno tecnico, il che fa capire quanto fosse considerato il Volandri del 2005: “E’ stata una decisione per noi molto dolorosa. In questi anni abbiamo investito molto su Volandri, sia in termini di risorse che di speranze sportive. Da lui abbiamo ricevuto molte soddisfazioni e continuiamo ad essere i suoi primi tifosi. Volandri ha grandi potenzialità e secondo me ha le doti per vincere tornei come Roma e Parigi. Ci auguriamo dunque che questa pausa che gli imponiamo lo faccia riflettere e lo aiuti a recuperare lo spirito che deve essere proprio di un vero campione, che è tale non solo se vince ma anche se è di esempio ai giovani. La porta della Federazione, e la mia personale, è sempre aperta. Filippo può venire a parlare con noi in ogni momento. Basta che non pretenda di farlo tramite società o persone che nel nostro mondo non hanno riconoscimento”.
 
Ma perchè solo Volandri? E gli altri tre? La missiva di Sammarini era anche a nome di Starace, Seppi e Galimberti. A quanto pare, fecero marcia indietro e infatti si presentarono regolarmente a Torre del Greco. La polemica si fece ancor più scivolosa quando Volandri disse di non aver mai rifiutato l'eventuale convocazione, e che anzi avrebbe giocato a Torre del Greco. In effetti, nella lettera non c’era scritto che i tennisti si sarebbero ammutinati in caso di rifiuto delle proposte. Il livornese rimase deluso dal comportamento della FIT perchè, a suo dire (e tale versione fu confermata dal suo coach Fabrizio Fanucci), mentre agli altri tre fu chiesto di mettere per iscritto la propria disponibilità a giocare contro la Spagna, lui ricevette soltanto una telefonata da Sergio Palmieri (“In nome e per conto della Federazione Italiana Tennis”, disse). In quella telefonata, Volandri confermò la sua disponibilità a giocare ma non ricevette alcun documento da firmare. Fanucci disse che Barazzutti aveva diramato le convocazioni subito dopo il Consiglio Federale, accettando in tutto e per tutto i dettami e le condizioni. “Se a lui sta bene così…eppure la sua indipendenza tecnica non dovrebbe essere in discussione”. Fanucci replicò anche sui contributi del passato: "Non erano somme straordinarie, e Filippo li ha restituiti tutti. Si trattava dei famosi prestiti d'onore, abbiamo firmato un accordo che ci chiedeva di restituire i soldi una volta arrivati a un certo livello, e questo è puntualmente accaduto". A quanto pare, Barazzutti non contattò Volandri per spiegargli le ragioni della mancata convocazione, ma lo fece soltanto dopo che il giocatore gli aveva lasciato un messaggio nella segreteria telefonica. E così giocammo sulla terra, contro Nadal, senza il nostro miglior giocatore. Non avremo mai la prova del nove, ma quel Volandri (che la settimana dopo avrebbe raggiunto la finale a Palermo) avrebbe forse potuto battere Ferrero nella prima giornata e darci il punto che Daniele Bracciali, comprensibilmente, non andò nemmeno vicino a conquistare sul 2-2. Filippo ci rimase malissimo, più che altro per la disparità di trattamento con gli altri. Parlò di gruppo disgregato, e in un’intervista con Stefano Semeraro, a precisa domanda: "Se avessi davanti il Presidente della FIT cosa gli diresti?" Rispose: “Spero proprio di non incontrarlo a breve, non so cosa gli direi. Meglio far sbollire questa rabbia. Da qui ad aprile, quando giocheremo il primo turno, c’è tempo. Ma dovremo incontrarci, questo si”.
 
La vicenda, tutto sommato, si concluse con un nulla di fatto. Volandri sarebbe tornato in Davis nel match successivo, sempre a Torre del Greco, contro il Lussemburgo, e l’anno dopo avrebbe fatto un figurone a Santander, battendo Robredo e strappando un set a Nadal. Quello contro Rafa resta l’ultimo match a risultato non acquisito giocato da Volandri in Coppa Davis. La sua ultima presenza risale al 2010, contro la Bielorussia. Da allora, le polemiche sull’ItalDavis non hanno più riguardato gli aspetti economici (almeno, non è emerso nulla…), ma si sono focalizzati su altre questioni. Tutti ricordano i casi di Bolelli e Seppi. Curiosamente, fu proprio il livornese il ‘rimpiazzo’ nei match incriminati: Italia-Lettonia (Montecatini, 2008) e Italia-Bielorussia (Castellaneta Marina, 2010). Tornando al 2005, Volandri mostrò di avere un carattere d’acciaio: si prese le sue responsabilità, ammise che la lettera poteva essere sbagliata nella forma e nei tempi, ma ribadì la legittimità delle richieste (che poi era un ripristino delle regole in vigore fino al 1999, per cui si era adoperato con energia Andrea Gaudenzi, mettendosi contro l’allora presidente Paolo Galgani) e tornò in campo più arrabbiato che mai. Per altri giocatori, le ferite furono più difficili da risanare. Oggi il clima è diverso. Volandri può tornare in Davis dalla porta principale (“Se fossi il capitano mi convocherei” disse dopo la vittoria alle ATP Challenger Finals). Per lui sarebbe una grande soddisfazione dopo alcune mancate convocazioni che lo avevano amareggiato. Se oggi il clima in seno alla squadra è migliorato, e tutto sommato la Davis è vista come un’opportunità e non più come una perdita di tempo, il merito è anche di vicende come quella appena raccontata. Tutti hanno sbagliato, chi più chi meno. Ma per Volandri, tornare in Davis da protagonista sarebbe una soddisfazione doppia. Il modo migliore per far si che la “polemica dimenticata” finisca definitivamente nell’oblio.