Con la semifinale allo Us Open, Sara Errani è già certa di aver giocato la migliore annata di sempre per una tennista italiana. Il suo 2012 è superiore al 2010 della Schiavone.
Sara Errani è sicura di tornare al numero 7 WTA
Di Riccardo Bisti – 6 settembre 2012
Due parole, dieci lettere, un nome che fa storia. Sara Errani. 82 anni dopo Maud Levi è in semifinale all'Open degli Stati Uniti. “Sarita” si è arrampicata lassù, tra le prime quattro, vincendo senza problemi il derby contro la super-amica Roberta Vinci. Ha avuto ragione chi aveva pronosticato una brutta partita, che le due si sarebbero annullate. Erano i quarti di uno Slam, ma lo scenario non era degno. Intanto si è giocato sul Louis Armstrong, secondo campo per importanza (sull’Arthur Ashe c’erano Bartoli e Sharapova poi – ovviamente – Roddick e Serena Williams), poi il ritardo di un paio d’ore per pioggia ha svuotato le tribune. Tanti spazi vuoti sono stati lo sfondo (ideale?) di un match strano, poco divertente e pieno di errori. Ha vinto la giocatrice che conosce meglio l’aria rarefatta delle vette più elevate. La Vinci è rimasta senza ossigeno. Anziché guardare la vetta dove piazzare la bandiera, si è voltata e le sono prese le vertigini. Il servizio non pungeva e il rovescio in slice era falloso, rigido e mai ficcante. La Errani non ha fatto granchè: si è limitata a giocare il suo tennis e ha approfittato degli errori dell’avversaria. Alla fine saranno 37, una montagna se commessi in appena 18 game. La cronaca non offre spunti, se non un clima surreale in cui le due avevano paura ad autoincitarsi (la Errani) e a lamentarsi dopo un errore (la Vinci). Non si è vista una partita, ma l’amicizia resta ben salda. Ancor più del risultato, era quello che le due temevano. “E se arriviamo 5-5 al terzo? E se c’è una palla contestata? E se faccio un gesto che può ferire la mia amica?”. Niente di tutto questo, stasera le due andranno di nuovo a cena insieme e si concentreranno per la semifinale del doppio. “Ma deve pagare lei!” ha scherzato la Vinci in conferenza stampa, delusa ma anche sollevata. “Ho il rammarico di non aver giocato più libera – ha continuato – forse ero un po’ stanca, ma niente da dire: la Errani ha un gioco che ti porta allo sfinimento”. Nemmeno la Errani – di solito più spigliata – ha detto granchè su questa partita, come se fosse imbarazzata a commentare gli errori altrui. In merito alla probabile semifinale contro Serena Williams, ha detto: “Cercherò di allungare gli scambi per metterla in difficoltà. Non ho mai giocato sull’Arthur Ashe, ma mi ci sono allenata qualche volta. Va bene, mi piacciono i campi con gli spazi larghi”.
Archiviato il derby dei derby, e prima di tuffarci in una storica semifinale, è tempo di una riflessione. Ci sbilanciamo: il 2012 di Sara Errani è la miglior stagione di sempre per una tennista italiana. Ancor più del 2010 di Francesca Schiavone, unico riferimento possibile in virtù della vittoria al Roland Garros e della qualificazione al Masters. Alla Errani manca una vittoria Slam (che è un handicap notevole) e non potrà aggiudicarsi la Fed Cup, ma gli altri indicatori sono tutti a suo favore. Nel 2010, la Schiavone ha giocato 64 partite con un bilancio di 41 vittorie e 23 sconfitte. Ci sono ancora 3-4 tornei da giocare, e la Errani ha già vinto di più. Dopo la vittoria sulla Vinci, il bilancio parla di 52 vittorie e 17 sconfitte. Stratosferico, da vera top player. Oltre al successo al Roland Garros, la Schiavone vinse il torneo di Barcellona, raggiunse le semifinali ad Auckland e Tokyo e i quarti a Us Open, Montreal e Pechino. Grandi risultati, ma è interessante paragonarli a quelli di Sarita “versione 2012”: Oltre alla finale al Roland Garros, l’azzurra ha vinto quattro tornei (Acapulco, Barcellona, Budapest e Palermo), ha giocato le semifinali a New Haven e Monterrey e ha raggiunto i quarti in Australia (due anni fa, la Schiavone fu sconfitta negli ottavi). Senza contare il terzo turno a Wimbledon (dove la Schiavone fu sconfitta al primo turno). Lasciando perdere la Fed Cup, il cui valore è appena superiore a un torneo International (e che la Schiavone portò a casa vincendo tre singolari su cinque, perdendo contro Alona Bondarenko e Melanie Oudin), il punto chiave risiede nel Roland Garros della Schiavone. La vittoria del 2010 quanto vale di più rispetto alla finale del 2012? Abbastanza, anche se in semifinale la Errani ha sconfitto la stessa giocatrice (Samantha Stosur) battuta in finale dalla Schiavone. Ma allora Francesca fu straordinaria fino in fondo, come non è successo a Sara. Tuttavia, il numero di successi e la continuità permettono a “Sarita” di colmare il gap.
Il sorpasso è sancito dai grandi risultati in doppio. La Schiavone giocò 26 partite, con la semifinale a Madrid e i quarti in Australia come migliori risultati. La Errani sta giocando una stagione imperiale, con sette tornei vinti (Roland Garros compreso) e il numero 1 WTA prenotato per lunedì prossimo. Un impegno costante che non ha mai precluso il rendimento in singolare. Una stagione storica, che può migliorare ancora e che potrebbe essere sublimata dalla qualificazione al Masters sia in doppio (già in cassaforte) che in singolare (dove è numero 7 e dopo lo Us Open avrà 1318 punti di vantaggio sulla numero 9, Samantha Stosur: 4890 contro 3572). Un risultato straordinario che regala alla Errani questo primato. Non è ancora tempo di discutere su chi sia la più forte italiana di sempre. Tre anni fa si ragionava all’infinito su Pennetta e Schiavone, poi la milanese ha messo tutti d’accordo. Ed ancora avanti, sia per le vette raggiunte che per la longevità ad alti livelli. Tra qualche anno ne riparleremo.
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