Nei quasi mille incontri giocati in oltre vent’anni di carriera, a Serena Williams non era mai capitato di raccogliere un solo game. È successo nella notte italiana a San Josè, contro Johanna Konta. La statunitense ha vinto il primo gioco, poi ne ha persi dodici di fila. “Ci ho provato, ma non ero al massimo. Posso giocare miliardi di volte meglio".Ho talmente tante cose in mente che non ho tempo per essere scossa da una sconfitta”. Serena Williams l’ha fatta breve, per ribadire che il tennis non è più il centro della sua vita e ha lasciato spazio ad altre priorità, ma la statistica resta: il suo k.o. contro Johanna Konta all’esordio nel nuovo WTA di San Josè è il peggiore mai subito in carriera. L’ex numero uno del mondo ha vinto il primo game della partita, poi ne ha persi dodici di fila, mostrando un evidente ritardo di condizione che l’ha obbligata ad abbandonare il Mubadala Silicon Valley Classic a testa bassa, in appena 51 minuti. Del suo tennis non ha funzionato praticamente nulla, fino a un 6-1 6-0 che diventa a tutti gli effetti il KO più severo mai rimediato nelle quasi mille partite ufficiali giocate dal 28 ottobre 1995, data del suo esordio a livello WTA, nelle qualificazioni del Canadian Open di Quebec City. Aveva appena 14 anni e perse 6-1 6-1 contro la connazionale Anne Miller, ma da allora non le era mai capitato di raccogliere meno di due game, come successo tre anni dopo nei quarti di finale a Oklahoma contro Johnette Kruger (6-1 6-1) e alle WTA Finals del 2014 contro Simona Halep, che la batté 6-0 6-2 nel girone, salvo poi subire la vendetta di Serena in finale. Va detto che nel 2007 a Zurigo la statunitense si ritirò dopo aver ceduto i primi 9 game della partita a Patty Schnyder, ma dato che quell’incontro terminò senza match-point ai fini statistici non ha valore. “Penso che la mia avversaria abbia giocato meglio di quanto ha fatto negli ultimi diciotto mesi – ha detto Serena – quindi penso sia un’ottima notizia per lei. Nel secondo set ha giocato molto bene, mentre io non ero in grandi condizioni già dall’inizio, e questo le ha dato fiducia. So di poter giocare migliaia di volte meglio rispetto a quanto fatto, e questo mi aiuta a pensare positivo”.
PRIORITÀ DIVERSE, STESSA VOGLIA DI VINCERE
La sconfitta di Serena sorprende – in termine di punteggio – perché arriva dopo l’ottimo torneo di Wimbledon, dove aveva dato a tutti l’impressione di poter vincere il titolo, prima che la miglior Kerber degli ultimi due anni le negasse un successo a suo modo storico. Tuttavia, già nella conferenza stampa successiva alla finale Serena era stata particolarmente chiara, spiegando che il gran torneo giocato a Londra era solo un punto di partenza, e che il percorso da compiere per un pieno recupero fosse ancora lungo. Evidentemente, il clima Slam, il suo servizio e la superficie che lo esalta meglio di ogni altra, le avevano permesso di mascherare i problemi dati dalla lunga assenza, ma c’è ancora tanto da lavorare per competere con continuità a livelli degni del suo cognome. “Chiaramente non ero al meglio meglio – ha continuato Serena –, e le cose sono iniziate ad andare storte dal secondo game, dopo che ho vinto il primo. Ho provato a lottare, a dare ciò che avevo, e nel secondo set ho iniziato a muovermi meglio. Cercherò di prendere anche da questa partita qualche aspetto positivo”. Ce ne sono pochi, davvero pochi, ma i suoi tifosi non devono allarmarsi. Un sacco di volte Serena ha dimostrato di saper trovare la forma molto in fretta, a ridosso degli appuntamenti più importanti, e non sarebbe una sorpresa vederla giocare ben altro tennis già nelle prossime settimane, prima a Montreal e poi a Toronto. La motivazione non sarà più quella di una volta, e a quasi 37 anni, con una famiglia e una figlia, è normale che sia così. Ma a Serena perdere non è mai andato giù. Basta quello per stare tranquilli: a New York sarà della partita. Eccome.