L’Italia ospita la Croazia e cerca un posto tra le prime otto dopo 15 anni. Ci sono le premesse per il successo, ma un’eventuale sconfitta non cambierebbe lo stato di salute del nostro tennis.
Il team croato: da sinistra Cilic, Krajan, Dodig e Pavic
(Foto Costantini – FIT / E’ di Costantini anche la foto in home page)

 
Di Riccardo Bisti – 31 gennaio 2013

 
Andreas Seppi e Zeljko Krajan la pensano allo stesso modo: Italia-Croazia è una partita da 50 e 50. “Può finire 5-0 per noi ma anche 5-0 per loro, ogni match è aperto” ha detto il numero 1 azzurro, reduce dall’ottimo Australian Open che gli ha spalancato le porte dei top 20. Anche il capitano croato, coach a tempo pieno di Laura Robson, è convinto che ci sarà grande equilibrio. “Anche se la spinta del pubblico potrebbe dare una mano all’Italia”. In un clima tranquillo, tipicamente piemontese, le due squadre stanno preparando un match che è più importante per noi che per loro. Sembra un paradosso, ma la Croazia non ha nulla da dimostrare. Pur essendo un paese giovane, vanta già grandi risultati e il trionfo del 2005, anche se allora c’erano Ivan Ljubicic e Mario Ancic. Oggi si affidano a Marin Cilic e Ivan Dodig. Sono entrambi nati a Medjugorie, il paese delle apparizioni mariane, e chissà che non abbiano chiesto aiuto molto in alto. L’Italia ha più bisogno di questa vittoria. Il presidente FIT Angelo Binaghi, intervenuto nei giorni scorsi a GR Parlamento, ha detto che potrebbe essere la partita della svolta. E’ vero in parte: nella sua gestione, l’Italia non ha mai giocato i quarti del World Group. Per questo una vittoria gioverebbe all’immagine in un paese molto legato alle competizioni a squadre. L’uomo della strada può non conoscere il significato del termine “Masters 1000”, ma la Davis la conoscono tutti. La svolta sarebbe soprattutto mediatica. Chi vive di tennis 365 giorni all’anno sa che il momento del nostro tennis non dipende da questa partita. I dati dicono che abbiamo cinque giocatori tra i top 100 (sei, se consideriamo Flavio Cipolla al numero 102), che abbiamo ritrovato un top 20 dopo 17 anni e che dai junior arrivano ottime indicazioni. Una sconfitta contro i croati non cambierebbe questa realtà.
 
Il tabellone della Davis 2013, tuttavia, ingolosisce. Con la Spagna a forte rischio in Canada, avremmo l’opportunità di un quarto di finale tutt’altro che proibitivo. In casa contro gli spagnoli o in trasferta contro i canadesi ci sarebbero problematiche diverse, ma in ogni caso non partiremmo battuti. Per questo la sfida di Torino assume una grande importanza. Le formazioni sembrano già scritte. Il sorteggio presso la Sala Rossa di Piazza Palazzo di Città (la stessa presa d’assedio dai tifosi del Torino nell’estate 2005, nel periodo tra il fallimento e l’acquisizione di Urbano Cairo) non dovrebbe riservare sorprese: Andreas Seppi e Fabio Fognini da una parte, Marin Cilic e Ivan Dodig dall’altra. Nessun dubbio sul doppio azzurro: la semifinale colta a Melbourne da Bolelli-Fognini è un lasciapassare automatico. Qualche incertezza per il doppio croato: la logica farebbe pensare a Cilic-Dodig, anche perchè Mate Pavic (giovane molto interessante) e Nikola Mektic non sembrano all’altezza. Molto dipenderà dalla fatica accumulata nella prima giornata, quando si affronteranno Seppi-Dodig (i precedenti dicono 3-0 per l’altoatesino, anche se un paio sono stati piuttosto combattuti) e Fognini-Cilic (2-1 per il croato, 1-1 sulla terra battuta). Difficile fare un pronostico. E’ più semplice vederla da parte dei croati: per espugnare il PalaVela, devono portare a casa i due singolari di Cilic e sperare di raccattare chissà dove il terzo punto. Difficilmente in doppio, perchè Bolelli-Fognini sembrano francamente inavvicinabili. L’ago della bilancia, dunque, è rappresentato da Ivan Dodig. Reduce da un buon Australian Open (ha perso al terzo turno contro Gasquet), è un po’ “cavallo pazzo”. Di lui si ricorda una vittoria su Rafa Nadal a Montreal, ma anche la distruzione di un trofeo dopo aver perso la finale di un challenger. Non potrebbe essere altrimenti per un ragazzo cresciuto nel mito di Goran Ivanisevic.

Le conferenze stampa pre-draw non hanno offerto grosi spunti. Corrado Barazzutti spera che sia l’occasione per passare il primo turno. “In Australia abbiamo avuto conferma dello spessore di questa squadra”. Fognini ha posto l’accento sul sostegno del pubblico, mentre Bolelli ha ricordato di aver sempre giocato bene in Piemonte. Nel 2010, quando non stava granchè bene, vinse il defunto challenger dello Sporting. C’è grande curiosità per il doppio Bolelli-Fognini, proposto un anno e mezzo fa a Santiago e poi accantonato nel 2012. “I prossimi tornei li giochiamo per vincere – ha detto Bolelli – abbiamo l’idea di salire in alto. Stiamo giocando bene, non è impossibile”. Se trovano continuità, possono tranquillamente ambire ad un posto al Masters di Londra. La Race 2013, per quanto giovanissima e figlia di pochissimi tornei, li vede in quarta posizione e mette i brividi. “Non abbiamo paura del doppio – ha detto Krajan, sempre molto sicuro di sè – anche noi abbiamo giocatori che possono fare la differenza. Il campo è buono”.